Nota stampa della Senatrice Granato e degli attivisti del Movimento 5 Stelle
- Redazione
«La straordinarietà degli eventi – atti nulli – Il caso Calabria»
A tutti è noto che la gestione dell’azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria è stata affidata alla commissione straordinaria composta dal Prefetto G. Meloni, dal Vice M.C. Ippolito e dal dott. D. Giordano. Visto il grave stato di dissesto in cui versava tale ente, in data 11 luglio 2019 - registro generale n ° 369 - (neanche trascorsi tre mesi dall’insediamento) chiedeva all’allora Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di Rientro (Generale Cotticelli) della Regione Calabria che venisse dichiarato lo stato di dissesto finanziario avendo costatato la sussistenza dei presupposti di legge cioè degli art. 5 e 10 comma 4 del D.L. n ° 35/2019 convertito in legge il 25 giugno 2019 n ° 60. I Commissari dell’ASP di Reggio Calabria avevano infatti individuato tutti i presupposti perché si potesse addivenire a tale necessaria soluzione. E infatti essi rilevavano a) gravi e reiterate irregolarità nella gestione dei bilanci; b) manifesta e reiterata incapacità di gestione. A tale proposito, il Consiglio di Stato, in fattispecie analoghe, ha stabilito che la decisione di dichiarare lo stato di dissesto finanziario rappresenta una determinazione vincolata (ed ineludibile) in presenza dei presupposti di fatto fissati dalla legge. Tale principio di diritto risulta ampiamente condiviso dalla Corte dei Conti in quanto la dichiarazione di dissesto mira a garantire il principio di continuità dell’amministrazione che si fonda soprattutto sul dovere della Repubblica di garantire i Livelli Essenziali delle Prestazioni ai sensi dell’art. 117, comma 2, lett. m) della Costituzione.
Tale dovere assume particolare valenza in capo agli enti di servizio sanitario in cui a partire dal D. Lgs n ° 502/1992 sono stati previsti i LEA. Sull’argomento anche la Corte Costituzionale ha avuto modo di rilevare che di fronte all’impossibilità di risanare strutturalmente l’ente in disavanzo, si deve necessariamente porre una cesura con il passato così da consentire agli amministratori di svolgere il loro mandato senza gravose “eredità” (Corte Costituzionale sent. n °18/2019) e ripristinare - con la separazione del bilancio in bonis (c.d. gestione ordinaria) da quello dissestato – le condizioni per erogare le prestazioni essenziali, rassicurando i fornitori e gli utenti sulla solvibilità e continuità funzionale dell’Ente. Contrariamente a quanto disposto per legge e così come interpretato dalla costante e uniforme giurisprudenza delle Alte Corti, il Commissario ad acta Generale Cotticelli, nel mese di maggio del 2020, respingeva la richiesta dei commissari della ASP di Reggio Calabria adducendo considerazioni non pertinenti (dettaglio del contenzioso, effettiva congruità degli accantonamenti, tipologia del contenzioso, la sorte capitale per ogni tipologia del contenzioso, la previsione di un programma operativo del contenzioso da parte della regione, la giustificazione secondo cui comunque l’ente ASP può erogare i servizi), tutte giustificazioni che non corrispondono al dato voluto dalla legge secondo cui, appunto, sono sufficienti gravi e reiterate irregolarità nella gestione dei bilanci – basti pensare che i bilanci non sono stati depositati per cinque anni di seguito- e, ancora, manifesta e reiterata incapacità di gestione (gli estremi vi sono tutti, la gestione era addirittura “sistematica” finalizzata a non erogare servizi e nel contempo distribuire le risorse attraverso procedure addomesticate) ovvero, addirittura, adducendo giustificazioni extra legem e cioè che se si fosse dichiarato il dissesto si sarebbero fermate le forniture e non si sarebbe potuto garantire il servizio, requisito non richiesto e comunque effetto ipotetico postumo. L’argomento, molto sporco in diritto, speso da Cotticelli (o da chi per lui) appare platealmente contrario alla legge e si pone come un elemento talmente dissonante che potrebbe porsi all’attenzione di svariate competenze giurisdizionali. Non è a nostra conoscenza se i Commissari dell’ASP di Reggio Calabria abbiano o meno interposto ricorso avverso tale inusitato strappo al diritto, fatto si è però che o il Governo o l’imminente subentro del nuovo Commissario dovrà porre rimedio mettendoci mani e faccia in questa incredibile vicenda che priva i calabresi della minima tutela sanitaria prevista per legge e li condanna a subire infernali angherie non più tollerabili agli occhi di tutti oltre che premiare i più furbi. Ad esempio lo stesso Ministro alla sanità potrebbe intervenire dichiarando nullo e/o inesistente l’atto in questione, cosa che potrebbe tranquillamente fare il nuovo Commissario procedendo in autotutela. Insomma qualcuno deve pur intervenire per togliere di mezzo un mostro giuridico che, in buona sostanza, impedisce alla legge di fare il suo corso per rendere gestibile il corpo morto dell’ASP di Reggio Calabria e per fare chiarezza sulla inusitata gestione dei soldi pubblici! Si condanna in quel modo alla perpetuità dei debiti che saranno pagati al 100% oltre interessi commerciali all’8% anziché al 40% del capitale e blocco delle procedure esecutive in caso di dissesto dichiarato, all’impossibilità di chiudere i bilanci (stante la tenuta con “contabilità orale” e conseguente plurimi pagamenti per fatture ripetute nel tempo o appalti senza gara per servizi su chiamata diretta e, proprio per questo, pagati il doppio, il triplo o il quadruplo e senza il DURC e/o il certificato antimafia), e a costringere la stessa ASP a convivere con una pesante eredità rischiando di compromettere l’erogazione dei servizi essenziali. Perché? Perché il Generale non ha saputo (o voluto) rispondere al tavolo Ministeriale quando questo chiedeva la chiusura dei bilanci 2013 – 2017? I componenti di quel tavolo erano o no al corrente che, in fatto, il Generale aveva impedito la ricostruzione della strampalata contabilità “orale”? Grida vendetta (senza giustizialismi) l’intervento a gamba tesa di un Generale che ha disposto, con un colpo di penna, un atto così disconnesso quanto irragionevole. Se si tiene in considerazione il fatto che le poste al passivo della sola ASP di Reggio ammontano a circa un miliardo e cinquecento milioni di euro (tremila miliardi delle vecchie lire) e alla conseguente “delusione” dei creditori ove si fosse dichiarato il dissesto forse è il caso che sia il Governo che la Magistratura, ognuno nelle sue competenze, intervengano per fare chiarezza e che in caso di inazione il Ministro Bonafede invii degli ispettori per le valutazioni del caso per dare anche una spiegazione del perché la Procura di Reggio Calabria è rimasta silente a seguito della trasmissione di una relazione dello stesso Procuratore di Locri per fatti relativi all’Ospedale di quella città e se vi sono delle connessioni tra l’atto del Generale (21 maggio 2020) e le sue successive dimissioni (10 ottobre 2020). Chiediamo infine che venga resa pubblica la prima relazione svolta dagli stessi Commissari della ASP di Reggio Calabria, inspiegabilmente/immotivatamente ancora oggi coperta da segreto ma almeno i giudici e il Governo possono e devono acquisire.
La senatrice Bianca Laura Granato
Gli attivisti di:
Meetup Magna Grecia
Meetup Area Grecanica
Meetup Palmi
Attivisti del Meetup Reggio 5 Stelle (Riccardo Barbucci, Teresa Praticò, Gilberto Quattrone, Giancarlo Rinaldi, Amilcare Mollica, Antonella Italiano, Mario Luvarà)