Africo. Il miracolo delle orchidee: i fiori della fiumara San Leo
- Redazione
L’Aspromonte, grazie alla sua particolare conformazione topografica e morfologica, ha conservato nel tempo un patrimonio naturalistico di inestimabile valore, un patrimonio ambientale caratterizzato da numerosi habitat che ospitano migliaia di specie animali (circa 6000) e vegetali (circa 1800). Alcune sono rare, altre rarissime, altre ancora sono esclusive dell’Aspromonte (endemiche aspromontane) e della Calabria (endemiche calabresi).
Sono creature tipiche delle sponde della fiumara San Leo, in fioritura proprio in questi giorni.
Le orchidee spontanee sono fiori dalla forma insolita e dai colori vivaci, diffuse su tutto il territorio nazionale. Delle 190 specie e sottospecie presenti nei vari ambienti della nostra penisola, fino ad ora, circa 30 sono state rinvenute sul nostro massiccio montano. Tra queste otto sono rare (elleborine meridionale, elleborine minore, fior di legna, fior di ragno scuro, ballerina, orchidea gialla, ofride di Bertoloni e ofride fior di api), due sono rarissime (orchidea fantasma, ofride dai fiori belli), due endemiche calabresi (fior di legna calabrese, elleborine dell’Aspromonte), le altre sono sporadiche e comuni.
Le orchidee spontanee vivono negli ambienti più disparati, dal livello del mare alle cime più alte. Crescono nella macchia, nei cespuglieti, nei prati aridi, nei pascoli montani, nelle zone umide e nelle radure ai margini e dentro i boschi; sono piante erbacee perenni, provviste di apparato radicale formato generalmente da radici secondarie e da 2 rizotuberi. Uno di questi accumula le sostanze di riserva per l’anno successivo, l’altro fornisce le sostanze nutritive per la crescita della pianta. Alla base del fusto, di solito, si trovano le foglie disposte a rosetta, l’infiorescenza, il più delle volte, assomiglia a una spiga. I fiori sono ermafroditi (hanno contemporaneamente gli organi maschili e femminili) e sono formati da 3 sepali e da 3 tepali, uno dei quali (quello centrale), il più grande, detto labello, in alcune specie assume la forma di un insetto.
Nelle orchidee, solitamente, l’impollinazione del fiore è demandata agli insetti, in quanto il polline si presenta viscoso e quindi attaccaticcio sugli organi fiorali, perciò il vento non riesce a staccarlo e trasportarlo su un altro fiore (come avviene per tante specie di piante), pertanto gli insetti impollinatori (bombi, api ecc.) attratti dai colori, dalle forme, dagli odori e dal nettare dei fiori, veicolano il polline da una pianta all’altra. I fiori una volta impollinati (fecondati) appassiscono e formano migliaia di piccolissimi semi (ogni pianta può produrre più di un milione di semi) simili alla polvere, con dimensioni inferiori a un millimetro. I minuscoli semi, trasportati dal vento, quando arrivano a terra non sono in grado di germinare in quanto privi di sostanze di riserva, solo quelli che cadono in terreni provvisti di un fungo microscopico (invisibile ad occhio nudo), appartenente al genere Rhizoctonia, che vive in simbiosi con le orchidee, riescono lentamente a portare a termine lo sviluppo della pianta. Questo processo è molto lungo e, a volte, può durare molti anni, e solo pochissimi semi riescono a generare una pianta. Data la complessità del ciclo riproduttivo varie istituzioni internazionali hanno emanato direttive e normative specifiche sulla flora che includono le orchidee tra le specie protette, perciò la loro raccolta è assolutamente vietata su tutto il territorio nazionale.
Progetto di recupero del borgo antico di Africo Vecchio
Foto e info: dott. Leo Criaco