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AIAB Calabria: accanto a Noemi, Paolo e Domenico per ribadire il No al Carbone

  •   Pasquale Faenza
AIAB Calabria: accanto a Noemi, Paolo e Domenico per ribadire il No al Carbone

Anche l’AIAB Calabria, l’Associazione Italiana per l’Agricoltura biologica per la Calabria, è accanto ai membri del Coordinamento No Carbone di Saline Joniche e del Movimento Difesa Ambientale citati a giudizio dalla società SEI S.p.a., Martedì 23 giugno, alle ore 9:00 presso il Tribunale presso il palazzo Cedir di Reggio Calabria.Quella di domani sarà la terza udienza del processo che la società SEI S.p.a. sta portando avanti contro Noemi Evoli e Paolo Catanoso del Coordinamento Associazioni Area Grecanica e Domenico Larosa del Movimento Difesa Ambientale, per aver dimostrato il loro dissenso verso un progetto di sviluppo industriale chiaramente incompatibile con la vocazione rurale che caratterizza l’area meridionale del reggino. Un grande ringraziamento e riconoscimento va quindi anche agli avvocati Angiolino Palermo, Angela De Tommasi, Antonino De Pace e Mario Zema che stanno difendendo non solo Noemi, Paolo e Domenico, ma un intero territorio. Si, perché anche l’AIAB Calabria, insieme a numerose realtà associative, i comuni dell’area Grecanica ed a una moltitudine di cittadini, residenti e non, hanno più volte ribadito la necessità di tutelare l’area grecanica, il suo patrimonio culturale e le sue ricchezze agroalimentari di fronte a questo genere di progetto, non condiviso dallo stesso Ministero dei Beni e le Attività Culturali. Dando un sostegno a Noemi, Paolo e Domenico, AIAB Calabria ribadisce l’importanza di programmare per l’area Grecanica uno sviluppo basato sulla sostenibilità e il rispetto del patrimonio culturale e agroalimentare locale, vera e unica risorsa per il futuro del territorio. Quella di realizzare una Centrale a Carbone a Saline Joniche è sempre stata intesa da AIAB Calabria come una operazione dannosa e irreversibile per le realtà agricole locali, soprattutto per le rare eccellenze della biodiversità agroalimentare che lo caratterizzano, fra tutti il bergamotto. Una operazione nociva anche dal punto di vista dell’immagine turistico-culturale di un territorio che negli ultimi anni ha conosciuto il recupero e la riqualificazione di borghi medievali, come Pentedattilo o Bova, e che si presta a generare sviluppo attraverso i canali del turismo responsabile e sostenibile. Senza entrare nel merito dei danni alla salute che produce l’energia ricavata da fonti fossili, di cui si dispone di una ampia letteratura, AIAB Calabria riafferma la contrarietà nei confronti di una centrale a carbone a Saline Joniche sostenendo chi come Noemi Evoli e Paolo Catanoso e Domenico Larosa hanno informato la popolazione residente dei rischi e dell’incompatibilità del progetto promosso dalla società SEI S.p.a. Per comprendere meglio questa assurda vicenda torna utile ricordare come a Febbraio di quest’anno, il Tar del Lazio aveva decretato l’annullamento della Valutazione d’Impatto Ambientale positiva al progetto della centrale a Carbone di Saline Joniche. Un passo reso possibile dall’impegno del Coordinamento delle associazioni dell’area Grecanica che ha presentato un ricorso autonomo al Tar del Lazio, stimolando le istituzioni ad impegnarsi, dando seguito ai tanti proclami affinché anche la regione Calabria e il comune di Montebello si costituissero in giudizio contro la VIA. Il ricorso seguiva altri, di cui AIAB Calabria, insieme a numerose associazioni, aveva preso parte per ostacolare la VIA che era stata del firmata dall’allora Ministro all’Ambiente Corrado Clini, dopo pochi mesi arrestato per peculato. Detto questo AIAB Calabria invita tutti domani al CEDIR di Reggio Calabria per dire No al carbone, stando vicini a chi, per anni, ha portato avanti una campagna di informazione leale, contrassegnata da sincero amore verso una terra che per troppo tempo è stata violentata e tradita. Ne è testimone la stessa Saline Joniche, cresciuta all’ombra di una orrenda struttura industriale, mai entrata in funzione, forse perché catapultata dall’alto, senza tener conto della salute dei cittadini, dell’ambiente e della sua vocazione rurale. 


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