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Alluvione 2015. Avanti a manijuni!

  •   Pino Macrì
Chiesa di Bovalino. Foto di Sergio Delfino Chiesa di Bovalino. Foto di Sergio Delfino

C’è una parola, nel nostro dialetto, che ben sintetizza e simboleggia come si è operato nei confronti dei disastri ambientali a Bovalino, (o, meglio, quanto NON è stato fatto nell’ultimo mezzo secolo in generale, e negli ultimi cinque anni in particolare): a manijuni. Traduzione: alla cieca, a casaccio.

Eppure, i trascorsi ci sono stati, numerosi ed importanti.

Fra quelli di cui si ha notizia certa: 1742, 1745, 1763, 1840, 1872, solo per citare i più disastrosi eventi alluvionali, saltando poi al 1951-53, ancora fresco nella memoria di molti.

Scartabellando, oggi, nel mio archivio, ritrovo un mio scritto del 14 dicembre 2009, allorquando cercai di dare il mio modesto contributo tecnico al programma di una formazione politica.

Al primo punto c’era:

1) – Le azioni contro le alluvioni.

Le alluvioni sono un fatto naturale, rispetto cui, come noto, è pressoché impossibile intervenire, almeno per quanto riguarda la causa (la pioggia),  specie a scala molto ridotta,  quale si presenta quella a livello comunale, o anche comprensoriale.

Non è altrettanto vero in riferimento agli effetti che essa ha sul territorio.

Finora, a Bovalino, i pochi interventi sono stati rivolti al semplice contenimento, conseguito al massimo rinforzando qua e là, senza un preciso criterio, le barriere (argini, canali naturali e/o artificiali ecc.) protettive, con risultati pressoché inesistenti, specie se si pensa che ad ogni acquazzone fa seguito un allagamento di qualche zona del centro urbano, magari mai la stessa.

Bisogna pertanto procedere attraverso un piano organico che si sviluppi secondo le seguenti direttive:

  1. – Studio idrologico
  2. – Individuazione delle aree a maggior rischio inondazione
  3. – progettazione di metodi e sistemi di drenaggio delle acque in eccesso
  4. – Smaltimento

Analizzandole singolarmente:

  1. – Studio Idrologico:

1 – individuazione del bacino idrografico;

2 – raccolta dei dati pluviometrici;

3 – Individuazione del modello statistico- matematico previsionale.

  1. – Individuazione delle aree a maggior rischio inondazione, attraverso:

1 – analisi cartografica del territorio comunale;

2 – preparazione di appositi modelli matematici di simulazione degli eventi.

  1. – Progettazione:

1 – rilevazione rete acque bianche esistente;

2 – calcolo del relativo potenziale di smaltimento.

  1. – Smaltimento:

1 – adeguamento rete acque bianche;

2 – progettazione canali di drenaggio a monte e a valle del Centro Abitato;

3 – manutenzione periodica dei canaloni di scolo naturali e artificiali esistenti;

4 – demolizione di eventuali manufatti che occludono o diminuiscono le capacità di smaltimento delle vie di deflusso esistenti.

Ad oggi nulla di tutto questo è stato fatto (nemmeno pensato o programmato), ma nel frattempo, questa è la terza alluvione da allora.

Avanti a manijuni!


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