Ambiente. Mongiana: le riserve sulla riserva
- Redazione
E’ passato più di mezzo secolo, ahimè, da quando la “Mediterranea”, il vecchio autobus che collegava la costa con i paesi dell’entroterra, mi portò fino a Mongiana, per trascorrere alcuni giorni d’estate ospite degli zii nella vecchia casa dei Morabito. Di quei giorni ricordo, con la nostalgia dei tempi sempre più lontani della giovinezza, le ore trascorse nei boschi, i girini nelle pozze del fiume Allaro, Villa Vittoria, una partita di calcio della squadra locale, per vincere la quale, secondo i cori dei tifosi, “ci voleva la Nazionale”. E poi, ma siamo già negli anni settanta, una romantica gita sulle note di “If You Leave Me Now”, la visita alla “zia Rafelina”, fino ai corsi alla Scuola Allievi del Corpo Forestale, incontri con le scuole, qualche escursione con amici e turisti stranieri, le manifestazioni del WWF, la visita al moderno Museo delle Ferriere. Ma soprattutto, quando penso a Mongiana, la mente si riempie di immagini di boschi e di animali, di acque, di natura, di pace. Sarà (anche) per questo che la notizia di un progetto, a quanto pare in fase di ultimazione, di un ostello realizzato sul Monte Pecoraro, del costo di ottocentomila euro, per ospitare degli “sportivi” un po’ particolari, mi ha fatto trasalire. Trattandosi infatti di zona di particolare pregio naturalistico, e pertanto inserita nel Parco Regionale delle Serre e già meta di escursionisti e amanti della natura, anche la semplice idea di creare una “riserva di caccia” (sic!) per “sportivi calibro 12”, a mio avviso stride fortemente con quella nuova realtà e visione del territorio calabrese che, faticosamente, stiamo cercando di creare ormai da decenni a questa parte, ma che sembra ancora lontana da una piena (e tempestiva) affermazione. Se infatti da un lato si moltiplicano le iniziative per pubblicizzare e valorizzare ai fini turistici le bellezze e le particolarità naturalistiche delle aree protette della regione (sperabilmente con un turismo ben diverso da quello di rapina che sfrutta e danneggia l’ambiente), persiste, al contrario, una concezione diffusa e radicata, che individua nelle stesse aree principalmente una sorta di “parchi di divertimento”. Uno strumento usato cioè più per attivare flussi economici, piuttosto che in quanto elemento di tutela della biodiversità che i territori ancora custodiscono, per come invece dovrebbe essere, quale frutto di una riconosciuta centralità dell’obiettivo della conservazione rispetto a quello, importante, ma subordinato, delle attività economiche. Comprese quelle legate al turismo. E’ indubbio allora che il problema principale di chi opera all’interno delle aree protette e ai suoi confini, è rappresentato dalla difficoltà di conciliare le attività di conservazione, che presuppongono vincoli e limiti, rispetto alle strutture e alle attività economiche che si intende promuovere. E una “riserva di caccia” sul Monte Pecoraro, la cui effettiva possibilità di realizzazione resta tutta da chiarire, appare in contrasto con le finalità che hanno ispirato l’istituzione del Parco Regionale, comprese quelle aree di interesse europeo (SIC) che gravitano nell’area delle Serre, dal Bosco di Santa Maria, a quello di Stilo e di Archiforo, alla riserva Cropani-Micone. Anche in questo caso, purtroppo non l’unico in Calabria, bisogna scegliere se puntare veramente sullo sviluppo di un turismo “ecocompatibile, come quello escursionistico e naturalistico, che deve essere ugualmente sottoposto a delle norme, che rispetta l’ambiente e non sottrae niente, oppure credere che sia meglio blandire qualche visitatore armato che si aggira per i boschi che furono cari a San Bruno, alla ricerca di una preda da fucilare. Perché delle due l’una: o si dice alla gente di fuori “venite a godere della bellezza e dei silenzi dei nostri boschi”, oppure ai cacciatori “venite a divertirvi a sparare gli animali persino nel parco” (essendo la caccia, fino a prova contraria, vietata all’interno di esso). Tertium non datur. A meno che non si stabiliscano dei giorni aperti alle escursioni sul sentiero del Pecoraro e altri in cui, lungo lo stesso percorso, si organizzano delle battute al cinghiale (e con la speranza che gli escursionisti non sbaglino giornata…).
Ben vengano tutte le iniziative che il Comune di Mongiana sta mettendo in cantiere per migliorare la vita dei cittadini e per valorizzare il grande patrimonio storico-culturale del centro montano, a cui auguriamo di cuore di rinverdire, per motivi diversi, i fasti dei tempi del “Re Bomba”; un sincero apprezzamento per i risultati già ottenuti nel settore della raccolta differenziata, con uno straordinario 77%; ma al “turismo venatorio” di chi, violentando a suon di fucilate il silenzio delle selve, si diverte ad uccidere esseri inermi , continuiamo a preferire chi, entrando in una faggeta o in un’abetina, pensa di essere in una cattedrale della natura.
Con un’attenzione particolare a non abbatterne le colonne.
Pino Paolillo