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Brancaleone. Torrente Fiumarella, una fogna a mare aperto

  •   Bruno Salvatore Lucisano
Brancaleone. Torrente Fiumarella, una fogna a mare aperto

Sapete bene che non amo le sigle e le associazioni ambientaliste, creature nate nel sottobosco della politica politicante, tanto più quando fanno capolino di questi tempi, quando la gente sceglie di andare a mare a fare un bagno. Ecco che spuntano le golette verdi, che in realtà sono rosse, e quanti hanno interesse a parlare male di noi per interessi di altri.

Sta di fatto, però, che i problemi ci sono, sono sempre gli stessi, e sono eterni.

Goletta verde ha effettuato dei prelievi l’11 ed il 13 luglio 2016, in varie località della Calabria, tra queste Brancaleone, dove risulta “fortemente inquinata” la foce del torrente Fiumarella.

Ci sono riprese fotografiche, filmati, articoli del sottoscritto, fatti in tempi in cui si sarebbe potuto intervenire, ma come al solito nulla si è fatto. La colpa è certamente della Regione che non ha speso i soldi che pure aveva a disposizione, ma la colpa è di chi ha amministrato ed amministra questo paese

La foce del torrente Fiumarella per chi è del luogo sa bene che non è altro che la fiumara degli zingari stanziali, nomadi per i raffinati. Qui scendono fogne a cielo aperto, più volte segnalate. Nessun provvedimento e nessuna pezza ha mai tappato il buco.

Controllori della Regione, stavano lì, fino a qualche giorno fa, a fare colazione sotto il ponte, davanti ad un laghetto nero dove hanno paura a fermarsi anche le folaghe. Può darsi non l’abbiano notato, ma sentito la puzza sicuro. Ed anche loro, come i nostri governanti, si erano talmente abituati alla puzza che mangiavano il panino lì vicino. I gusti sono gusti.

Ora gli amministratori, tutti, cos’è che dovrebbero gestire? Le fogne, l’acqua, la spazzatura e quanto serve ad un paese per vivere civilmente. Quando queste cose non si riescono a garantire, bisogna passare la mano. La presunzione e l’ostinazione di continuare è un omicidio colposo, contro la natura, contro l’ambiente, contro il paese stesso in cui si vive.

Quando uno non ce la fa, in un mestiere, in un impegno pubblico, lascia. Non si deve stare in paradiso a dispetto dei santi. Perché anche i santi perdono la pazienza!

Basta una firma sotto una letterina: “Scusatemi, pensavo fosse più facile, mi spiace per i danni arrecati, vi lascio, vado a fare un bagnetto alla foce del torrente Fiumarella. Addio, giuro che non mi candido più, non si può fare politica nel tempo libero!”.

Che ci vuole, caspita! Non è un atto di coraggio è, semplicemente, un atto dovuto. Un atto di dolore.


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