Calabria Verde. Il primo provvedimento del Generale è deludente
- Giuseppe Mammoliti
É il classico atto elaborato sulla carta senza ragionare sulle competenze e preparazione dei vari addetti. É successo che il generale ha nominato dei direttori dei lavori basandosi sul fatto che i designati abbiano il livello “D” o equipollente.
Ci si aspettava un cambiamento radicale del modo di gestire l’azienda. L’adozione di un nuovo modello gestionale diverso da quello utilizzato fino ad ora e invece ci si è limitato a sostituire delle persone, peraltro in modo insensato, qualcuno asserisce, al limite della legalità, lasciando inalterata la struttura, uguale a se stessa. La stessa struttura che ha determinato lo stato fallimentare attuale (ma tutto ciò, forse non rientra nel campo delle competenze di un commissario, ma allora perché non nominare un altro direttore generale?).
Non si è, infatti, tenuto conto, nella giusta misura, che in questo calderone esistono ben 4 diversi tipi di contratti di lavoro derivanti da altrettante esperienze, tutte fallimentari, e che sono: personale ex Afor, comunità montane, personale why not (proprio quelli!) e personale socialmente utile. e così si assiste a gente che inizia a lavorare alle 7,30, altre alle 8,00; uscita ad orari ovviamente diversi. Mansioni e problematiche delle quali nessuno ha mai affrontato il tema con rigore.
Il primo passo, fondamentale, da fare, avrebbe dovuto essere proprio la fusione di questi contratti in unico contratto.
Questo era il primo problema da risolvere, altro che sostituire persone con altre, in genere, meno adatte.
E così è successo che dei geometri che non hanno mai visto un albero e che hanno sempre svolto lavoro squisitamente d’ufficio siano stati catapultati a dirigere cantieri forestali in Aspromonte. Il generale, se è stato lui ad elaborare questo provvedimento, con questo atto, ha dimostrato di disconoscere la realtà dell’azienda ed anche una macroscopica superficialità nell’agire. Segno, questo, che i suoi collaboratori non sono dei migliori.
E così, ancora una volta, il problema “Calabria Verde” è stato affrontato dalla parte sbagliata. Oltre alla questione contratti su accennata, egli ignora, anche perché nessuno del suo contorno avrebbe avuto interesse a farglielo notare, che nell’azienda ci sono figure professionali come ingegneri, architetti, laureati in discipline forestali e altre figure di rilievo, sotto-occupati e sotto-pagati, che hanno maturato, oltre che in azienda, esperienza pluridecennale nel campo delle opere pubbliche e che da anni aspettano un dirigente capace di valorizzare queste risorse umane, ma l’attesa, ancora una volta e se questo sarà il modo di agire in futuro, è stata delusa.
Il provvedimento si presta ad essere oggetto di critiche sotto ogni aspetto. Credo che sia un caso unico in Italia sostituire un laureato dalla pluriennale esperienza con un diplomato di nessuna esperienza nel settore retrocedendo il primo al ruolo di cavalier servente del secondo. Oltre che da “matti” credo che siamo in presenza di un atto illegale.
Altro errore, piuttosto grave, è quello di pensare che un direttore dei lavori possa seguire con cognizione di causa i lavori in 7- 8 o più comuni contemporaneamente. Mentalità questa, che credevo appartenesse ormai ad un passato lontano e improponibile.
Ma, cosa ancora più grave, gravissima direi, è non aver capito che questa azienda è fallita per l’assoluta mancanza di un efficiente ufficio tecnico degno di tale nome, in grado di progettare e programmare opere e lavori a breve, medio e lungo termine. Capace di interfacciarsi con altre istituzioni regionali, nazionali ed europee. E così, a tutt’oggi si naviga a vista o meglio si è ancora fermi nel porto, agli ormeggi.
Ci si è preoccupato di nominare dei direttori dei lavori in sostituzione di altri, ma che cosa hanno da dirigere questi malcapitati se non hanno progetti da eseguire? Credo che questa domanda meriterebbe una risposta adeguata ma non vedo nessuno, in quel di Catanzaro, in grado di rispondere seriamente dal momento che siamo a metà anno e ancora alle direzione dei lavori non sono pervenuti i progetti per l’anno in corso. Progetti sulla cui qualità meglio non approfondire. Non è possibile andare avanti così!
“Calabria Verde” potrebbe essere un’azienda modello con una grande gamma di prodotti sul mercato, basterebbe che fosse gestita da un contadino. Allora si che vedremmo spesso questo marchio in particolare sulla frutta e ortaggi locali, prodotti caseari, legnami e semilavorati e relativi sottoprodotti come briquettes e pellets, prodotti del bosco e financo energia elettrica prodotta con le biomasse e legnami che invece di essere svenduto (mediamente di un pino dal peso di circa 10 quintali l’azienda ricava 1 €, praticamente niente!) potrebbe essere trasformato, mediante impianti di cogenerazione, in energia elettrica da vendere all’enel o da impiegare, anche sperimentalmente per elettrificare piccoli centri abitati montani. Solo così potremmo guadagnarci la fiducia e il rispetto da parte dei soliti denigratori e garantire la sostanziale stabilita dei posti di lavoro e lo svolgimento del turnover. Ma bisognerebbe ragionare e dirigere il tutto come un moderno contadino.
Fantascienza a parte, secondo il mio modestissimo parere, i primi problemi da affrontare, oltre a quello dei vari contratti presenti in azienda di cui sopra, dovrebbero essere:
- la ricognizione e valorizzazione delle risorse umane presenti in azienda;
- istituzione degli uffici tecnici distrettuali funzionanti e degni di tale nome;
- l’esecuzione di un rigoroso inventario finalizzato alla definizione della consistenza aziendale;
- redazione dei piani di gestione aziendale;
- mettere in condizioni di autosufficienza operativa ogni singolo distretto, curando anche la logistica di base (in alcune sedi esistono carenze funzionali a livello di servizi igienici!).
Da notare che mi riferisco all’azienda come unità produttiva unica senza fare distinzione fra settore foreste e forestazione ormai anacronistica dal momento che si opera solo sul territorio aziendale.
Il resto, poi, dovrebbe venire da se con l’esecuzione delle direttive contenute nel piano attuativo e nei piani di gestione aziendale da redigere con la massima tempestività in quanto fondamentale strumento di programmazione senza il quale è di fatto impossibile operare.
Che dire… aspettiamo!
Noi siamo quelli che aspettano.
Di andare in pensione!