Discariche. Scempio alla bellezza
- Gioacchino Criaco
A essere nati bruttarelli il tempo non fa paura, può addirittura migliorare. Per la bellezza è diverso, il tempo segna. La Calabria sta alla bellezza allo stesso modo del tempo, anzi, i calabresi sono il peggior nemico della bellezza.
Fossi un predicatore potrei parlare di perle ai porci, o, se me lo consentisse Voltarelli, non certo un habituè dell’incenso, potrei utilizzare il suo “paese dei ciucci”. Ma per descrivere i calabresi e la Calabria non basterebbero le parabole bibliche né il sarcasmo cinico degli artisti. Le prediche sono inutili. Bisogna fare i contabili e dare le cifre, giusto perché ci sia un bilancio da guardare, ognuno poi ci faccia quello che vuole. E mentre Kaulon sta per finire in pasto a Poseidone e a Sibari si lecca i baffi il fango, e mentre l’orgoglio calabro strepita per le armi chimiche di Assad. Vi ricordo che nella piana ci sta un inceneritore che non produce essenza di gelsomino, e che a Gioia si sta per costruire un rigassificatore. Lo dico, anche se in migliaia lo vedono tutti i giorni, che i rubinetti serviti dall’Alaco non versano caicino o biblino, nettare di greci e romani, ma un liquido che per colore ci si avvicina. Vi avviso che in certe zone, per rinfrescarsi, fra un po’ si avrà un ventilatore a testa, di quelli con pale da ventisei metri, lo stesso dicasi per i pannelli da sole. Tengo il conto delle concessioni alle multinazionali del petrolio, per le trivellazioni nello Jonio. E anche se in futuro non parlerà svizzero, il progetto per il no al carbone sta andando avanti a Saline Joniche. Sull’Allaro invece della Gurna Nigra ci vorrebbero piazzare una centrale idroelettrica. Della Marlane se ne parla da così tanto tempo che non ce ne perdo altro io. Così diventano bazzecole ambientali le dighe varie dal Menta al Metramo, il proliferare degli impianti a biomasse. Ecco, continuate voi con gli altri cespiti, metteteci i veleni a voi più vicino. Io il conto lo chiudo qua, fare il contabile della Calabria è un lavoro immane, perché a ogni alba ci sono nuove uscite da registrare, che il bilancio è solo in perdita. E chi l’ha realizzato questo capolavoro non lo doveva lasciare in mano al figliol prodigo. La bellezza è un bene prezioso in mano agli intenditori, nelle grinfie dei buzzurri diventa un nettare da consumare. Ne resterà un vuoto a perdere con nemmeno il rimborso del reso.