Escursioni: «Alla ricerca degli antichi sentieri di Africo Vecchio, Palafortà»
- Redazione
di Francesco Maviglia - É proseguito il viaggio del gruppo di esploratori che vanno alla ricerca degli antichi sentieri di Africo Vecchio. La meta era avvicinarsi il piu' possibile al vallone Forgia, dove si trovano le meravigliose cascate Forgiarelle, un dislivello in due balzi per un totale di 70 metri a 1200 metri di quota, partendo però da sud.
Le cascate Forgiarelle si possono raggiungere da diversi punti dell'Aspromonte. L'itinerario piu' conosciuto e' quello che parte da nord, passando attraverso Materazzelli, Ferraina e dal rifugio Canovai per poi scendere in direzione Aposcipo.
L' altro tracciato meno praticato arriva alle cascate da est. Superato il paese di Samo, andando in macchina oltre le fontane di Calamaci dove viene lasciata l'auto, bisogna scendere verso la fiumara La Verde e si risale lungo Previteria.
Il gruppo ha voluto, invece, riscoprire una delle vie principali della transumanza dei pastori africoti, attraversando Palaforta' che arriva a 958 metri sopra il livello del mare. L'itinerario si inerpica in mezzo alle valli, un tempo anche terreni fertili dove gli africoti coltivavano cicerchia nera, orzo e lenticchie che una volta mischiati assieme, chiamavano il prodotto "miscitatino". Da questo producevano la farina per sfornare il famoso pane nero che tanto inquieto' Umberto Zanotti Bianco. Oggi lo stesso pane lavorato con procedimenti che seguono le norme di salubrita' nella panificazione, lo definiremmo multicereale.
La comitiva ha lasciato l'auto davanti al casello adiacente Carrà per risalire fino all'altro casello, quello di Spano', usando l'area antistante come campo base, dove una parte della comitiva si e' fermata come supporto strategico.
Aveva piovuto molto nei giorni precedenti la meta' di luglio 2020, il clima era fresco e regalava un'andatura piacevole ai tre del gruppo, decisi ad inoltrarsi verso la meta. Il percorso e' stato in parte modificato, in questi ultimi decenni, dalle ruspe mandate dalla forestale, ma per accorciare, i tre preferivano, a tratti, seguire l'antico sentiero anche se spesso per procedere, dovevano camminare chinati a causa degli arbusti che lo invadono. Peccato! Si rischia di perdere la via che numerosi devoti africoti percorrevano ogni anno, anche per recarsi al Santuario della Madonna della montagna.
Riferito a Polsi, Costantino Romeo ha scritto nel suo libro: "Quando nel 37 ci andai pure io, per un voto fatto da mia moglie per un figlio, camminai insieme ad uno che trovandosi in combattimento nella guerra etiopica, si rivolse alla Madonna, promettendo in cambio della vita di camminare scalzo da Africo al Santuario per essere presente il giorno della festa."
Un percorso ricco di flora e fauna selvatica, ci si imbatte in alberi secolari con tronchi enormi come il castagno che due dei camminatori non riescono ad abbracciare, molto interessante è la radura rocciosa del Puntune della Chiesa 1.298 mt. s. l. m.
L'aria si era ormai fatta molto umida, si erano formati banchi di fitta nebbia. Impavidi si ma non temerari, come forgiati escursionisti hanno ritenuto di non scendere verso l'ultima tratta, quella Quarantina 1.033 mt. e prendere la via del ritorno, percorrendo alla fine in tre ore 30.000 passi circa 12 chilometri e avendo raggiunto la quota massima di 1.255 metri.
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