Escursioni. L'alba dal Monte Fistocchío
- Giancarlo Parisi
L’Aspromonte è una montagna che, per sua stessa definizione, si mostra austera e riservata. I luoghi più suggestivi si trovano spesso a qualche ora di cammino ed a volte richiedono una particolare preparazione fisica e mentale per poter essere raggiunti e goduti. “Luoghi di tutti ma non per tutti” ho già avuto modo di scrivere. Eppure non è sempre così. Esistono dei luoghi, in Aspromonte, che possono essere raggiunti facilmente e che, ciononostante, offrono al visitatore un’esperienza davvero unica.
Uno di questi è la cima del monte Fistocchìo (che è una parola tronca e non piana, come spesso erroneamente si legge e si sente pronunciare). Posto alla quota di 1567 metri slm, il monte Fistocchìo – anche noto nella letteratura e nelle carte come Fistorchìo o Pistarchìo – è una delle cime più alte della dorsale che congiunge il Montalto alle Serre, dopo puntone L’Albara (1740 metri) e monte Cannavi (1670 metri). Si tratta di un sito di estremo interesse storico, antropologico e paesaggistico, che offre una tra le vedute più suggestive sul patrimonio boschivo dell’alto Aspromonte. Raggiungere la cima è piuttosto facile e non richiede particolare attrezzatura o competenze, solo un po’ di fiato nei polmoni.
Il modo più semplice per arrivarci prevede la salita in auto da Delianuova o Scido (quest’ultima tratta sconsigliata ad auto troppo delicate), per raggiungere dapprima i piani di Carmelìa e, poco dopo, località Portella Mastrangelo, ove si incrocia la strada San Luca-Montalto e si lascia l’auto. Da qui è possibile percorrere il declivio erboso che parte dalla base di alcuni grandi faggi, all’ombra dei quali sono stati collocati dei tavolini in legno e un barbecue in pietra per i picnic, e risale dolcemente verso la cima. Si tratta di una passeggiata poco impegnativa, che consente di apprezzare la meravigliosa dorsale aspromontana e che, nelle giornate più limpide, concede generose vedute sulla piana di Gioia Tauro.
Il percorso sale dritto per alcune centinaia di metri, lambendo una ricca foresta di pini, per poi piegare sulla destra poco al di sotto della vetta. In estate e all’inizio dell’autunno il sottobosco nei dintorni della cima è ricoperto da un soffice tappeto d’erba e la luce del mattino che filtra tra i rami crea suggestive atmosfere da fiaba. In alternativa è possibile effettuare la risalita partendo dall’incrocio con la strada per il casello Vocale, posta a circa un chilometro da portella Mastrangelo. Da quel punto la pendenza è molto più importante e richiede ottimi polmoni, ma raggiungere la sommità da quel lato ripaga di tutta la breve seppur intensa fatica. Fino all’ultimo, infatti, si risale nella faggeta senza avere alcuna vista della cima. Questa appare quasi magicamente quando, usciti dal bosco e superate le prime tracce delle antiche muraglie che anticamente vi erano costruite, ci si ritrova catapultati nella radura di monte Fistocchìo.
Secondo alcuni studi ed ipotesi storiche, delle quali si può avere più ampia contezza consultando Segni dell’uomo nelle terre alte d’Aspromonte, a cura del professore Alfonso Picone Chiodo, sulla cima del monte vi era un antico abitato, probabilmente una postazione militare, edificata in quel punto per sfruttare la posizione estremamente panoramica. Ed in effetti, tutto intorno alla cima di monte Fistocchìo è data riscontrare la presenza di numerosi blocchi di granito, tagliati in modo irregolare, che non si rinvengono in nessun altro punto della cima; ciò suggerisce, per l’appunto, che si tratti di resti di costruzioni e che quindi siano stati portati dall’uomo.
Uno dei tanti esempi di come l’Aspromonte sia stato abitato sin dalle epoche più remote e di come l’uomo abbia lasciato infinite tracce del suo passaggio, tracce di gran lunga più significative di quelle che stiamo lasciando oggi ai nostri posteri. Quella mattina, era il 3 ottobre, sono partito da Palmi alle 5.20, per fare in modo di essere in cima al Fistocchìo per il sorgere del sole. Era una mattina piuttosto tersa in alta quota, mentre sulla costa ionica delle dense nuvole oscuravano l’orizzonte e ritardavano di qualche minuto il sorgere del sole. L’atmosfera era quieta e una luce fredda e diffusa dominava l’alto Aspromonte. Soltanto quando il disco solare ha fatto capolino dalle nubi la sua calda luce dorata ha potuto inondare i boschi, a partire dalle quote più alte e scendendo, via via, verso valle. Anche le nubi subivano repentini mutamenti di colore, partendo da tinte fredde e tendenzialmente monocrome, per raggiungere, infine, stadi policromi che vanno dal giallo, all’arancio, al rosso. In pochi minuti il giorno era fatto e quei colori pastello cedevano velocemente il posto alla intensa luce del mattino. Fotografare il sorgere del sole è per me un modo per tentare di rallentare il tempo, fermandone la corsa forsennata in piccoli fotogrammi che conservino almeno un po’ della meraviglia della nostra terra.
La vetta di monte Fistocchìo è uno dei luoghi che consiglio a tutti di visitare almeno una volta nella vita. Dalla sua sommità, come abbiamo visto, si gode una delle più suggestive vedute d’insieme delle foreste dell’alto Aspromonte, con il Montalto che campeggia, granitico e solitario, sullo sfondo. La relativa facilità con cui la si raggiunge rende questa cima accessibile alla maggior parte delle persone, risultando, al contempo, un ottimo punto di partenza per avvicinarsi al mondo delle escursioni e per imparare a comprendere, un po’ di più, cosa sia l’Aspromonte.