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Gente in Aspromonte. Escursione sulle Timpe del monte Mutolo

  •   Giuseppe Mammoliti
Gente in Aspromonte. Escursione sulle Timpe del monte Mutolo

Domenica 22 gennaio

Il Sentiero: Timpe  Mutolo (itinerario naturalistico panoramico storico mezzo anello)

Un’opera d’arte della natura! Ancora oggi, lo scenario da Monte Mutolo, è uno dei più suggestivi offerti dall’Aspromonte, proprio per la conformazione e la composizione dei suoi affioramenti rocciosi delle sue alte guglie conosciute anche come “Dolomiti del Sud”. Le “Torri di Canolo” sono tre: la Torre Latina verso mare, la Torre di Canolo al centro e la Torre Longobarda verso monte. Qui si uniscono due elementi della natura aria e terra. La roccia calcarea del Monte Mutolo, grazie alla sua robustezza, la sua bellezza naturale e la sua particolare cromatura, è nota anche come “pietra di Canolo”. Da un'ampia radura carsica, posta alle falde delle maggiori cime della dorsale del Monte Mutolo si gode la migliore vista "dolomitica" delle sue pareti rocciose.

Ore: 9.45 Raduno Canolo

Ore: 10.15 partenza escursione

Come arrivare da Siderno 14 km

Timpe Mutolo

 

Canolo, dal latino Canalis (canale/fontana), è un piccolo paese della provincia di Reggio Calabria situato al centro di due canyon scavati nella roccia dalle fiumare Novito e Pachina. Il monte Mutolo domina l'abitato con le sue caratteristiche vette, per loro forme dette “Dolomiti del sud”. Al di sotto di queste maestose conformazioni si trovano le cave di pietra dove sulla destra scorre il torrente Pachina. Nel territorio di Canolo è diffusa la presenza di grotte dal grande potere suggestivo.

 

DESCRIZIONE SENTIERO

 

Lasciate le auto in via Cofano, si prosegue per un breve tratto (circa 300m) di strada asfaltata dal paese fino a raggiungere la curva della villa in contrada Pachina per proseguire poi verso la sommità del monte Mutolo. In prossimità della curva, alzando gli occhi, sulla destra, verso la cosiddetta Timpa del Petto, si può notare, incastonata tra le rocce, una conformazione di colore grigiastro simile ad una bacchetta che per somiglianza e antiche credenze, è stata associata a quella di San Nicola, patrono di Canolo, e si pensa anche che essa protegga il paese.

 

Superate le cave, il cammino prosegue sulla strada comunale Canolo-Scorciapelle che si congiunge con la statale 111. Lungo il percorso si ammira, nella sua maestosità, la “Timpa del Petto”; alle spalle Contrada Zovaianni dove si trovano le grotte di Zagaria. Ogni tornante un affaccio; il più suggestivo è quello da cui si intravede uno sperone, incorniciato da una formazione calcarea frastagliata, che dà l’impressione che sia sul punto di cadere. E l’immaginazione ci porta in luoghi fantastici e d’altri tempi facendoci evadere dal nostro vivere quotidiano. Percorsi circa 3 km dall’inizio del cammino, si abbandona la strada asfaltata e prendiamo sulla destra una piccola scaletta che, salendo, ci inoltra in un castagneto. Incontriamo una grande pietra che erosa dal tempo assume diverse forme a seconda dal punto di vista e può fare da contorno alle nostre foto.

 

Dopo qualche km si arriva all’incrocio che porta alle Timpe di Mutolo. Prendiamo a sinistra, verso m. Mutolo, ora a breve distanza da noi. Dall’incrocio, percorsi circa 500 m, si giunge al piazzale delle vecchie cave abbandonate di Monte Mutolo, in cui, ancora, si possono vedere i resti degli edifici. Come si può notare, il luogo è stato oggetto in passato di estrazione di molti metri cubi di materiale. Il risultato di quei lavori è una vasta area delimitata, lungo circa metà perimetro, da rocce la cui conformazione, accendono la fantasia del visitatore il quale ha la senzazione di trovarsi all’interno di un antico teatro all’aperto, come di quelli lasciatoci dai greci in tante località della nostra regione. La conformazione rocciosa è tale da produrre persino echi e riverberi di un certo pregio.

 

Durante il tragitto è facile incontrare la pernice; un uccello che nidifica a terra tra le rocce. Si percorre un tratto di strada sterrata in discesa (1 km circa), fino a raggiungere i Piani di Mutolo. Da notare, lungo il percorso, i grandi appezzamenti di terreno coltivati, il colore della terra arata contrasta con quello delle montagne confinanti, con quello degli alberi di cipresso presenti su questo Monte e con l’azzurro intenso del cielo e del mare. Al termine della strada, si apre una finestra da cui è possibile ammirare il paese di Canolo incastonato tra le montagne. Il paesaggio è tutto così armonico da sembrare un dipinto. Il percorso, a questo punto, prevede una inversione di direzione avendo come meta la sommità del monte che si erge imponente agli sguardi degli escursionisti. Lasciata quindi, la strada sterrata percorsa all’andata e dopo aver dato uno sguardo al panorama offerto dalla antica Canolo incastonata nel suo pregevole scenario roccioso, si inizia a salire. Il percorso da qui in poi diventa un po’ impegnativo. Ci si arrampica percorrendo un sentiero, in ripida salita, fino a raggiungere il punto più alto del Monte Mutolo: Praca Piana.

La fatica è ricompensata da un suggestivo paesaggio che lascia l’escursionista senza fiato e parole… c’è solo da osservare… “Uno scorcio verso l’immensità dell’Universo.”

 

La visuale abbraccia un panorama a 360°: Gerace, Locri, Roccella, Agnana Calabra, Canolo, Montalto, Tre Pizzi e il Mar Ionio da Bruzzano a Roccella. I nostri occhi spaziano da un orizzonte all’altro perdendosi nell’infinito.

 

Dopo aver goduto delle viste panoramiche mozzafiato, si inizia la discesa, anch’essa impegnativa, poiché il sentiero è sempre roccioso. Ritornati alla vecchia cava si imbocca, sulla destra, un sentiero, in una pineta, che ci porta in un campo di calcio, nei cui pressi c’è una fontana da cui ci si può rifornire d’acqua e nei cui pressi è prevista la sosta per il pranzo.

 

Dove è stato girato il film L’Uomo che sognava con le aquile. Terence Hill

 

A questo punto si riprende la strada fatta all’andata per ritornare al punto di partenza che, in discesa, percorreremo in poco meno di un’ora.

 

(…) All’ora del pranzo, il bravo vecchio Don Giovanni Rosa ci ha divertiti e intrattenuti con la sua amabile semplicità e buona educazione. E’ stato una sola volta in vita sua (ed aveva 82 anni) a Gerace, e mai più in là. «Perché dovrei andare? – ha detto – se, quando morirò, come dovrò ben presto, troverò il Paradiso come Canolo, sarò molto felice. Per me “Canolo mio” è sempre stato come un Paradiso; mi sembra sempre un Paradiso, non mi manca nulla».

 

Edward Lear – Diario di un viaggio a piedi 1847

 


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