L’analisi. Il mare e un vecchio problema
- Domenico Stranieri
Abbiamo in comune le stesse montagne e lo stesso mare, noi calabresi. Eppure non siamo rispettosi del nostro paesaggio come gli abitanti delle altre regioni. Cesare Pavese, a Brancaleone, ripensava al suo fiume, al suo luogo interiore, e l’11 settembre 1935 scriveva ad Augusto Monti: «Lei sa come io odi il mare; mi piace nuotare, però mi serviva molto meglio il Po’».
Certamente anche noi, quando andiamo via, ci portiamo dentro gli scenari della nostra infanzia e dimoriamo con la mente in un mondo immaginario fatto di fiumare, paesi e mille storie. Allo stesso tempo, però, distruggiamo il paesaggio reale. Tanto che non riusciamo più a mascherare i nostri mali nemmeno con rimedi provvisori, ed il fatto di essere una penisola nella penisola invece di diventare una specificità, un’opportunità per il turismo, rimane uno svantaggio storico, una maledizione.
Ma noi cittadini amiamo davvero la nostra terra o disconosciamo il concetto di “cura” finanche in quei posti dove vivranno i nostri figli? Riusciamo, ad esempio, a indignarci sul serio, a insorgere veramente se la spiaggia è sporca, i depuratori non funzionano e qualcuno (come titola Il Garantista di mercoledì 5 agosto) effettua un “enorme scarico di liquami in mare” sulla costa di contrada La Verde? O a parlarne si fa la figura dei disfattisti, di quelli che non sono mai contenti e si lamentano di tutto? Sicuramente fa rabbia, ancora oggi, scrivere un articolo sul mare “avvelenato”.
É quasi paradossale, ridicolo, rischiosamente retorico. Ma come si fa, nel 2015, ad avere un depuratore inefficiente da anni (con interventi di manutenzione che esistono solo sulla carta)? O come è possibile non averlo proprio, dopo tutti i milioni spesi dalla Regione, e far confluire gli scarichi fognari nei torrenti e nelle fiumare? Per Legambiente si tratta di una vera e propria emergenza. Intanto, la Giunta regionale ha approvato (giugno 2015) un “Piano di riefficientamento e rifunzionalizzazione degli impianti di depurazione nei comuni costieri della regione Calabria”.
A cento comuni, quindi, saranno erogati 7.984.514,44 di euro prelevati dal fondo Fesr 2007-2013. Per la Locride i paesi beneficiari dei contribuiti sono: Africo, Ardore, Bianco, Bova Marina, Bovalino, Brancaleone, Bruzzano, Ferruzzano, Locri, Marina di Gioiosa Jonica, Palizzi, Portigliola e Siderno. Ecco, se proprio si devono sciogliere i comuni, invece di andare a trovare presunte contiguità, mandiamo subito a casa quelle amministrazioni che non risolvono il problema dei depuratori e dell’inquinamento.
Altro che Magna Grecia e mare di Ulisse! É vergognoso, soprattutto d’estate (ma anche d’inverno, magari quando passiamo sulla Ss 106 vicino alla foce del fiume Careri laddove persiste da anni un fetore nauseabondo) che una popolazione subisca questo degrado in un silenzio quasi arrendevole. Non nego che pure noi abbiamo dei momenti di disappunto, ma sono i più veloci della storia: solo qualche istante in cui riusciamo a concentrare contemporaneamente lo sguardo, l’intelletto ed il naso, e poi tutto passa. Così rimaniamo isolati ed immobili come antiche torri di guardia, abitate dal vecchio vizio di difendersi e compatirsi.
La colpa è sempre di qualche conquistatore (leggi politico) che non arriva. E se mancano i conquistatori, i reggenti, le strade o le infrastrutture, noi, almeno, siamo capaci di preservare la natura? La risposta è no! Ecco perché non c’è speranza: se è vero che la politica non si autodenuncerà mai, la gente, allo stesso modo, non affronterà mai i problemi con gli occhi aperti, e nella difesa del suo mondo ha già perso.
Eppure ne Il Vecchio e il mare, Ernest Hemingway rimarcava che “l’uomo non è fatto per la sconfitta. Un uomo può essere distrutto ma non sconfitto”. Ma era il 1952 e questa, forse, non è una legge assoluta, universale.
Oggi, nel 2015, nella Locride, un uomo può anche essere sconfitto senza che abbia mai provato a combattere.