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L'analisi. "Mare Monstrum Quotidianum"

  •   Pino Paolillo
L'analisi. "Mare Monstrum Quotidianum"

Ci risiamo! Arriva l’estate e ci ricordiamo che esiste il mare, con i suoi problemi di grandezza proporzionale, legati soprattutto alla situazione di quei 5-10 metri in cui stiamo in ammollo. Settembre poi verrà, e tutto, c’è da scommetterci, ricadrà nel dimenticatoio. Fino al prossimo Luglio. Anche quest’anno, puntuale come il solleone, impazza la polemica sul mare, sull’origine delle strane colorazioni verdastre e sui possibili rimedi, con migliaia di fotoreporter “social” dal fronte di guerra balneare.
Ebbene, per vecchia esperienza posso assicuravi che, al di là dei proclami, delle proteste e dei buoni propositi, anche stavolta non cambierà nulla e che il prossimo anno saremo qui a discutere dello stesso problema. E’ triste, ma è così. Tutto il resto è aria fritta.
E vi spiego perché.
Quello che da anni (decenni) si verifica sulle coste calabresi si chiama inquinamento organico, che è quello provocato dalle acque di fogna che non sono depurate affatto o che non sono depurate bene. A ciò si aggiunge l’incognita rappresentata dalla destinazione finale dei fanghi residui dei depuratori (o dei liquami degli autospurgo): vengono smaltiti tutti secondo le norme di legge oppure in tutto o in parte vengono scaricati a mare in tempi non sospetti per risparmiare sui costi di smaltimento? Per non parlare dei fertilizzanti usati in agricoltura che arrivano a mare con le piogge invernali. Un capitolo a parte meriterebbe tutta la spazzatura, in prevalenza plastica, che sta trasformando il mare, e non solo il nostro, in una discarica galleggiante.
E a mare, si badi bene, non arrivano solo gli scarichi, depurati o meno, dei comuni della costa, ma di tutti i comuni, quindi anche di quelli della collina e della montagna. Comuni ai quali, delle proteste dei bagnanti e della crisi del turismo costiero probabilmente non gliene importa poi più di tanto; anzi, in fondo in fondo, un po’ contenti forse lo sono, se sperano che qualcuno, anziché di pinne ed occhiali, si doti di zaino e scarponi per una salutare vacanza ad altitudini più elevate (salvo poi scoprire pure i boschi calabresi invasi dalla monnezza e assediati dai caciaroni: e allora ditelo che per questa regione non c’è speranza).
Or dunque, nell’ipotesi, tutta da verificare, che un comune costiero sia dotato di un depuratore e stazioni di sollevamento che funzionano alla perfezione per 365 giorni all’anno, e i comuni dell’interno no, l’inquinamento si verifica lo stesso.
La realtà è quella di una regione, eternamente e retoricamente “votata” al turismo, che ha comuni senza depuratori e molti altri, a giudicare dai numerosi sequestri, che funzionano male o non sono ben gestiti; dove ci sono operai addetti alla manutenzione che non vengono pagati dalle ditte, che a loro volta non vengono pagate dai comuni, e via “calabrisando”.
Quindi ogni anno, da decenni, per tutto l’anno, in mare arrivano soprattutto composti derivati dal fosforo (fosfati) e dall’azoto (nitrati). Finché l’acqua è fredda e ci sono le mareggiate, come in inverno, non succede niente, ma quando la temperatura si alza (come in questi giorni e come da anni nei primi di luglio) e il mare è calmo, allora delle alghe miscroscopiche fatte di una sola cellula, cominciano a riprodursi in maniera eccezionale, proprio perché trovano quelle acque arricchite da questi sali nutritizi (i fosfati e i nitrati) che favoriscono il loro sviluppo, fino a raggiungere densità di milioni di cellule per dm cubico. E sono proprio queste alghe microscopiche, presenti in quantità così elevate, a dare la caratteristica colorazione verdastra o marrone al mare grazie ai particolari pigmenti presenti nelle loro cellule. Gli inglesi chiamano il fenomeno “ bloom algale”, da noi si usa “ fioritura”, “esplosione algale” ecc.. Il nostro mare dunque sta diventando “eutrofico”, cioè “ben nutrito” da tutti i nutrienti che scarichiamo continuamente. Per le catene alimentari marine questa abbondanza è persino benefica: tanto plancton vegetale ( le alghe microscopiche) vuol dire tanti animaletti, lo zooplancton, che se ne nutrono e, con essi, tanti pesci piccoli che vengono mangiati da quelli più grossi e così via. Dubito però che i turisti vengano da noi solo per gustare una frittura mista o una grigliata di pesce fresco…
Metteteci pure le sagre di “pipi e patati”, la ‘nduja di Spilinga, la cipolla di Tropea e, dulcis in fundo, il tartufo di Pizzo, ma senza il mare pulito, la Calabria chiude.
E allora sarà inutile piangere sui liquami versati.


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