L’origano, un conforto per il mal d’amore
- Rocco Mollace
Il nome dell’origano deriva dal greco Orìganos, composto da òros, montagna, e dagànos, splendore, e significa dunque “Splendore di Montagna” perché allo stato spontaneo è una pianta che alligna soprattutto nelle zone alte. E’ una piantina dalle foglie ovali e opposte e dai fiori rosa-porporini a pannocchia terminale, che vengono usati in profumeria per la produzione di essenze.
Fu molto apprezzato fin dall’ antichità, come testimoniano Dioscoride, Columella e Plinio, per le qualità terapeutiche delle sommità fiorite e delle foglie. Lo si consiglia per curare o preservare l’apparato respiratorio e quello digerente, per la sua azione stimolante sul sistema nervoso. Lo si aggiunge infine alle vivande per stimolare la secrezione dei succhi gastrici e ottenere un buon funzionamento del fegato. Compone anche quello della medicina nell’emblema così descritto da Cesare Ripa nella sua “Iconologia” “Donna che stia in atto di scendere un grado di scala, sarà vestita di verde a foggia di Sibilla, porterà nelle mani alcuni semplici medicinali, haverà appresso un Sole e una Cicogna, la quale tenga in mano un ramo di origano”. Come la maggiorana, il suo aspetto delicato e dolce lo ha strettamente collegato al mondo femminile tant’è vero che una volta le donne lo coltivavano non soltanto per usarlo in cucina ma anche perché lo consideravano sia un talismano sia un lenitivo morale: lo si donava infatti alle ragazze che avevano patito una grave delusione d’amore perché si riprendessero, e lo si consigliava agli uomini che avevano subito qualche dispiacere o erano depressi. E se una piantina di origano coltivata su un davanzale o un balcone disgraziatamente seccava, ci si potevano aspettare difficoltà o pene d’amore.