Le mucche selvatiche: pascoli e transumanza
- Bruno Criaco
Le pochissime mandrie di mucche selvatiche, che ancora oggi esistono nella parte orientale della nostra montagna, in tarda primavera salgono in cerca di erba fresca, quasi fino alla cima di Montalto. I conoscitori di queste zone le possono incontrare, o meglio intravvedere, solo da lontano; gli escursionisti meno esperti ne sentono solo il rumore degli zoccoli.
Questi animali infatti sono molto diffidenti nei confronti dell’uomo, anche se in verità i montanari hanno accettato da sempre la loro presenza, ed anzi le hanno sempre protette dai possibili pericoli, senza mai “invaderne” i pascoli antichi. L’unico nemico, dal quale nessuno le può proteggere, è il fuoco che ogni anno purtroppo ne distrugge i pascoli. Un altro loro potenziale nemico è il lupo, che di tanto in tanto riesce a sfuggire al controllo degli esemplari anziani, che vigilano ininterrottamente sulla mandria, e riesce ad attaccare qualche piccolo vitello. Quando ciò succede è possibile sentire a chilometri di distanza i lamenti di questi animali. Si possono sentire da molto lontano pure i muggiti degli esemplari maschi che si sfidano in interminabili combattimenti, al fine di imporre la supremazia sugli altri bovini.
I boschi di pino laricio di Gagliunà, le faggete dei Campi i lia, dell’Acqua fridda, di Pugljia, del monte Antenna, del monte Nardello, sono i luoghi di pascolo prediletti da questa razza molto vecchia di bovini.
La loro dieta consiste in germogli di arbusti e di alberi e di varie specie di erbe montane. Sono animali di taglia medio-piccola, il più delle volte di colore marrone scuro o nere, pochi gli esemplari che incrociandosi con altre mandrie di razze pregiate (bruna alpina, pezzata rossa, ecc.)hanno un colore diverso. Da metà ottobre nelle alture aspromontane (oltre i mille metri) le prime piogge fanno nascere tante specie di funghi e allo stesso tempo fanno abbassare le temperature sensibilmente dopo il tramonto. Le erbe ormai secche, che costituiscono il foraggio principale per ovini e bovini che vivono allo stato brado, con l’umidità notturna non sono più appetibili e quindi queste mandrie si spostano nelle vallate più basse in cerca di pascoli migliori. In questo periodo infatti le mucche selvatiche le troviamo a Potossano, Marifigghjoli, Palafortà, San Gianni, ed in altre pochissime e inaccessibili falde aspromontane, dove possono trovare cibo (soprattutto ghiande e castagne) e vivere in un clima più mite.
Non esiste un censimento ufficiale di questi animali, forse perchè vivono in posti davvero difficili da raggiungere, e soprattutto perchè non si fanno avvicinare dall’uomo, i pochi pastori rimasti che sono coloro che meglio le conoscono, assicurano che gli esemplari sopravvissuti saranno al massimo una cinquatina, e sono suddivisi in due o tre mandrie.