No alla centrale sull’Allaro
- Carmine Verduci
È questo l’accorato appello dei cittadini di Caulonia e dell’entroterra cauloniese, che stanno creando un movimento d’interesse pubblico, contro la presunta costruzione di una centrale idroelettrica sul fiume Allaro.
Pare che una società privata abbia chiesto alla Regione Calabria l’autorizzazione per realizzare una centrale idroelettrica tra i comuni di Caulonia e Nardodipace. L’opera consisterebbe nello scavo di una galleria sotterranea che servirebbe a captare il corso del torrente Allaro all’altezza di Ragonà (località Nardodipace), e nello sventramento della falda della montagna per collocare all’interno gli impianti della centrale, questo proprio in corrispondenza dell’attuale cascata (località Caulonia).
La previsione d’investimento è di 13 milioni di euro contro un ricavo annuo, derivante dalla vendita dell’energia prodotta a regime, di 3 milioni di euro. Tutto semplice e normale per gli ideatori del progetto. Le opere non saranno visibili dell’esterno per cui l’impatto ambientale sarà pari a zero (fanno sapere dalla società).
Dimenticano, però, che la deviazione del corso d‘acqua avverrebbe nel tratto più bello e affascinante del torrente. Insomma questi lavori prosciugherebbero la mitica “Gurna Nigra”, le forre, legole, e le pozze, che la natura ha creato in secoli e secoli di erosione.
La costruzione della centrale metterebbe in serio pericolo l’equilibrio della flora e della fauna di questi luoghi, e cancellerebbe uno scenario primigenio con danni irreversibili.
Intanto i comitati cittadini e le associazioni dei comuni interessati, stanno attivando delle proteste e delle campagne di sensibilizzazione contro questo, che sembra essere uno scenario apocalittico, che si sta attuando sotto l’indifferenza di alcuni organi istituzionali e comunali che sembrano prendere sottogamba la situazione.
La Calabria è un luogo fantastico, ricco di risorse naturalistiche invidiabili, non a caso negli ultimi la nostra terra, sembra essere in pericolo a causa di sciacalli che pur di fare business non considerano più il grande valore storico e naturalistico dei luoghi, a discapito di una natura ancora incontaminata che potrebbe produrre turismo bio-sostenibile, rispettoso dell’ambente, creando indotti che sarebbero potenzialmente capaci di produrre posti di lavoro nel rispetto dell’etica e dell’identità dei luoghi.
Ci si domanda se gli studi condotti su questi progetti a forte impatto ambientale vengano vagliati accuratamente e professionalmente, e soprattutto se si studiano seriamente gli impatti ambientali che ne deriverebbero. Di queste grandi opere si spendono tante ed innumerevoli parole, che promettono lavoro e benessere per tutti, ma rischiano oltremodo di rimanere le solite opere incomplete o in costruzione rimanendo così deleteri per i luoghi deturpando inutilmente i paesaggi.
Oggi i cittadini dei luoghi interessati da queste problematiche hanno un motivo in più per tutelare i paesaggi ed il territorio, si è capito forse, che la natura dei luoghi offre risorse che prescindono da ogni interesse di tipo economico, si è capito finalmente, il valore aggiuntivo che essi possono apportare alla società che vive, e che si muove verso nuovi modi di concepire l’imprenditoria eco-sostenibile (il futuro per la nostra Terra)!
Principi etici che renderebbero molto più dell’industrializzazione forzata, e che provocherebbe senz’altro gravi danni ambientali, mettendo in pericolo un ecosistema consolidato che la natura di questi luoghi ha creato nei secoli.
La centrale a carbone di Saline, il prosciugamento dei laghi nella Sila (progetto per fortuna bocciato), ed oggi questa presunta costruzione di una centrale idroelettrica sul torrente Allaro, sono la dimostrazione di come lo sciacallaggio naturalistico vorrebbe cancellare ciò che la Calabria ha da offrire in termini di interesse naturalistico dell’entroterra, ma anche le magnifiche coste, patrimoni inestimabili che andrebbero tutelati anziché rovinati irreparabilmente dall’ignoranza di imprenditori che spesso dal nord Europa ma anche dal nord Italia, inculcano ideologie false a noi popolo del Sud, con la promessa di creare imprese che darebbero i frutti economici relativi per risanare l’economia del territorio.
Ci si auspica che questo modo di concepire il territorio si concretizzarsi, in opere diverse e meno invasive, e che la gente dei luoghi interessati da questi fenomeni di sciacallaggio naturalistico, non perda mai la forza nel combattere queste guerre (giuste), per difendere le risorse ambientali e l’identità stessa dei popoli di queste terre meravigliose!
La difesa dell’identità vale più di ogni altra cosa, comprendere ciò che la natura ha creato ed offerto a noi, è cosa più importante del business, che spesso crea più danni che futuro.