Nojian, la tartarughina dello Jonio
- Gioacchino Criaco
Il vento soffiò fortissimo, all’improvviso. Lo Zefiro discese fra i promontori, il Capo e il Cocinto, si infilò fra la sulla arrugginita scosse mirti e capperi, alzò la sabbia. Sollevò di peso le onde, spingendole di corsa verso il largo. Il mare sparì lontano, lasciando nude le rocce del fondo. E poi lo Zefiro tacque, lo Jonio tornò a casa, le onde si appiattirono, l’acqua diventò velluto e il frutto sorse dal grembo della Locride. Nojian, nuova vita, levò i suoi strepiti in quello strano e antico mondo, incastonato fra le selve dell’Aspromonte e lo smeraldo dello Jonio. E ora provate a dirle che questo non è il suo mondo. Che siamo talmente disperati da non poterla accogliere la sua minuscola vita. Cercate di spiegarle che qui abbiamo regole per cui quello che hanno visto i suoi occhi appena aperti non le appartiene. Che dovrà fare in fretta a crescere, che il suo viaggio è solo all’inizio e le faremo fare una serie infinita di giri, prima che trovi un mondo disposto ad accoglierla. Ditele che lei è solo una di quelle tartarughine che nascono a giugno sulle nostre spiagge, che appena uscite dal guscio impiegheranno dai due ai sette giorni per scavare lo strato di sabbia che sormonta il loro nido e una volta raggiunta la superficie dovranno col calare della sera, dirigersi verso il mare, e solo una piccola parte dei neonati riuscirà nell’impresa. E quelle che raggiungeranno il mare nuoteranno ininterrottamente per oltre 24 ore per allontanarsi dalla costa e raggiungere la piattaforma continentale. E dove, esattamente, trascorreranno una parte della loro vita sarà un mistero, il cosiddetto “periodo buio”. Se questo coraggio non lo avete, anzi, se avrete il coraggio di scavare nel fondo del cuore della Locride, allora mettete da parte i vostri problemi, gli egoismi, il ragionamento delle viscere e ritornate uomini. Ditele che questo non è un mondo privato, che è un luogo aperto come lo è stato millenni orsono. Che è il suo mondo, e nonostante la disperazione di questa terra, sarà un mondo per i disperati. Non fatelo per pietà degli altri, ma abbiate pietà di voi stessi, dimostrate che la grandezza di un tempo non è svanita insieme al vostro illustre passato. E chissà che la “nuova vita” che lo Jonio vi ha donato, non sia che l’inizio di un nuovo modo di interpretarla, la vita, e indichi a tutti una nuova via di civiltà, che torni a partire dal sud dell’Occidente. E, in fondo, per riparlare delle tartarughe che nascono sulle nostre spiagge, la sola tra mille che sopravvivrà, tornerà prima o poi nel nido in cui è nata per deporvi le uova e perpetuare la stirpe. Perché nonostante le regole dell’uomo, i sentimenti della natura sono più forti, e la propria casa è quella in cui si nasce.