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«Referenzium». La megalomania, la viltà democratica e il vulnus alla Costituzione

  •   Mimmo Musolino
«Referenzium». La megalomania, la viltà democratica e il vulnus alla Costituzione

Cosa potrebbe succedere se alle prossime elezioni amministrative del 5 giugno, fra poco più di un mese, quasi 16 milioni di cittadini-elettori italiani, pari al 31,19 % dell’intero corpo elettorale, non andassero a votare?

Forse poco o niente. Ma se a questo 31,19% si aggiungesse l’altro quasi 40% (che ormai solitamente, nelle ultime consultazioni elettorali, non è andato a votare autonomamente e quindi senza l’invito autorevole-autoritario di nessun capo di governo), allora la situazione diventerebbe grave per la nostra democrazia.

O forse no! Perché, probabilmente, questa voleva essere una prova generale di quando dovrebbe entrate in vigore la nuova legge elettorale detta “Italicum” (come una pillola o meglio una supposta), referendum di autunno permettendo, che vuole una democrazia elitaria ad uso e consumo delle lobby, più di quanto lo sia oggi, ed in forma legalizzata da una legge del parlamento italiano e per di più consacrata dal popolo sovrano, tramite referendum (quello del prossimo autunno).

Che significato politico può avere il ricorso all’astensionismo del Presidente del Consiglio in carica, Matteo Renzi? (Non si può scrivere onorevole non per diminuire o offendere la sua persona ma soltanto perché non gli compete in quanto mai eletto deputato o senatore). Si potrebbe obiettare, ma allora come è maturata la tanto prestigiosa carica di capo del Governo italiano? La risposta è semplice: da elettori “privati” del suo stesso partito in un complesso e complicato contesto di elezioni “private” cosiddette primarie del PD.          

E gli altri cittadini italiani non PD? Semplice: devono subire; zitti e pancia a terra! Quello che più deve far riflettere i cittadini elettori italiani è il significato politico della conferenza stampa (con bandiera italiana ed europea in bella evidenza alle sue spalle) non appena sono stati diramati i risultati del Referendum con una schiacciante vittoria del SI che ha conseguito ben 13.334.764, pari all’85,84% di consensi, contro i 2.198.805, pari al 14,16% di consensi avuti dal NO.

Il volersi accaparrare, inopinatamente, un’impropria vittoria (può essere mai una vittoria un invito alla astensione dal voto per una personalità ai vertici delle Istituzioni repubblicane?). Ma, se voleva veramente difendere i lavoratori e le maestranze del settore petrolifero delle trivellazioni, è assurdo che egli, anche dall’alto del suo “potente” potere, abbia scelto la via (non nobile) della fuga nell’astensionismo e non si sia battuto lealmente sul terreno della democrazia reale ed effettiva esponendosi e lottando per il NO. Risposta semplice: era sicuro di andare incontro ad una sonora ed umiliante sconfitta e così, coraggiosamente, ha cavalcato il cavallo vincente, anche se azzoppato, dell’astensionismo!

E la dice lunga la dichiarazione pubblica del Presidente (solitamente molto riservato) della Corte costituzionale (presidio delle Istituzioni) che ha sentito il dovere di dire agli italiani come il diritto al voto sia una delle conquiste ed uno dei diritti basilari di libertà e di una democrazia compiuta.

E poi il volersi elevare a paladino dei lavoratori (pensando di diminuire il ruolo del sindacato, e non è la prima volta). E che dire dei messaggi in politichese, quasi minacciosi, inviati a qualche governatore di Regione, forse, del suo stesso partito, il PD, nella cui Regione (la Puglia) hanno votato il 42% ed in alcune province (Lecce ecc. ) addirittura quasi il 50%. Senza tenere conto che nel quasi profondo Sud, nella regione Basilicata, da sempre governata dal Centro sinistra ed ora dal PD (non quello di Renzi?) si è superato il 50% dei votanti, ed addirittura superando la percentuale dei votanti delle ultime elezioni europee (il trionfo del PD di Renzi) che si era fermata al 49,55%.

Forse la Basilicata è considerata extracomunitaria (ma non del sud-est dell’Europa) in quanto è definita una Regione che ben potrebbe stare accanto alle Regioni del Nord Europa per sviluppo reale e sostenibile, molto probabilmente perché è la Regione italiana che riesce ad utilizzare quassi tutti i contributi europei.

Prima di Matteo Renzi solo due capi di governo avevano disprezzato il diritto di voto ed il voto dei cittadini: Bettino Craxi, referendum del 9 giugno 1991 su quesiti elettorali (brutto segno per Renzi) e Silvio Berlusconi il quale aveva definito “coglioni” gli elettori che avrebbero votato per il suo avversario.

Altro che “rottamatore” di vecchi personaggi della politica e della vecchia politica come si è auto-referenziato lo stesso Renzi. Ho la brutta, ma fondata, impressione che si voglia rottamare la libertà e la democrazia, conquistata a prezzo del sacrificio e del sangue dei nostri antenati.


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