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In Aspromonte
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Reportage. Dove l'Aspromonte si congiunge con il mare

  •   Giancarlo Parisi
Capo d’Armi Capo d’Armi

Non credo che esistano molti posti al mondo dove, nel raggio di poche decine di chilometri, il paesaggio cambia drasticamente, consentendoti di concentrare, in un’unica esperienza emozionale, stagioni, ambienti, biodiversità e clima.

Una montagna magica

Uno di questi posti è l’Aspromonte, ed io ho la fortuna di viverci. Un luogo magico, baciato anche da una latitudine geografica unica nel suo genere, dove al mattino puoi passeggiare tra imponenti faggi in alta quota e già prima di pranzo essere in spiaggia a godere dell’azione rigeneratrice dell’aria salmastra. Ho sempre immaginato l’Aspromonte come una sorta di grande piovra, che dall’alto dei suoi duemila metri distende i suoi tentacoli, dipanandoli lungo declivi e vallate, sino a raggiungere il mare, dove li posa come per attingere acqua e dissetarsi. Nei tratti di costa dove questo avviene si realizzano quelle che definisco magie paesaggistiche: una fusione perfetta della montagna con il mare, che si dissolvono e confondono l’una nell’altro. Questo mese di gennaio poi, a causa di un inverno piuttosto mite, si sono create delle condizioni particolarmente singolari. Verso la metà del mese le cime d’Aspromonte erano ricoperte dalla candida coltre della neve, ma già pochi giorni dopo l’aria si è riscaldata e la mattina del 31 sembrava primavera. Quel giorno avevo programmato una visita a Staiti, ma prima di recarmi nel suggestivo borgo ho deciso insieme ad un amico di riprendere l’alba dalla spiaggia di Capo Bruzzano.

 

L’alba

Appena siamo giunti in spiaggia, erano circa le 6.30, il mare sembrava una distesa di olio ed il flebile rumore dell’acqua sulla battigia era una terapia naturale contro lo stress del vivere quotidiano. Il sole si è levato docile dall’orizzonte, preannunciando il suo arrivo con una luce tenue e dai colori pastello che illuminava il cielo. Prima dell’alba un certo freschetto rendeva difficile rinunciare al giubbino, ma in breve il sole ha inondato tutto con la sua luce dorata, riscaldando l’aria e le rocce tutt’intorno. Dopo poco si sarebbe potuto scegliere se rimanere in spiaggia, in maglietta e pantaloncini, per godere del sole e del mare, oppure salire in auto ed in meno di un’ora raggiungere la vetta ancora innevata del Montalto. La spiaggia di Capo Bruzzano è uno di quei luoghi dove la montagna si unisce al mare. Da un lato, quello esposto verso Reggio Calabria, le conformazioni rocciose assomigliano molto ai cosiddetti flysch (forse lo sono davvero, qualche geologo saprà illuminarci), depositi orogenici portati alla luce dai movimenti tettonici, mentre dall’altro lato la conformazione rocciosa cambia ed i conglomerati di arenaria prendono il sopravvento. In quest’ultimo punto è strettissima l’analogia della roccia con quella di molti monoliti dell’Aspromonte, quali Pietra Cappa, Pietra Castello, Pietra Tonda ed in particolare con le “Caldaie del latte”, poco a monte di Roghudi. Tutta la scogliera, infatti, è caratterizzata da enormi blocchi di arenaria che, modellati dalle intemperie e dalla forte azione erosiva del mare, assumono le forme più disparate.

Le scogliere ioniche

Ancora, sul versante ionico, di particolare rilevanza le scogliere di Palizzi e Capo d’Armi, caratterizzati da particolarissime conformazioni rocciose, mentre sul versante tirrenico padroneggiano le imponenti ed abrupte cuspidi della granitica Costa Viola, che si estende da Palmi fino a Villa San Giovanni. Qui, per circa 20-25 chilometri, è un susseguirsi di enormi scogliere, composte da pareti verticali a picco sul mare, oppure da blocchi di granito che, da millenni, sfidano la forza del mare. Su di essi le onde si infrangono, in un moto perpetuo che risale alla notte dei tempi. Quando ti trovi su uno di questi speroni, ti rendi conto di essere a diretto contatto con le propaggini più estreme dell’Aspromonte e se non fosse per l’odore e il rumore del mare, potresti confonderti, e pensare di trovarti su Puntone l’Albara o Pietra Tagliata, a 1.800 metri sul livello del mare.

La mia condivisione

Non sono molti gli scritti e le pubblicazioni che danno rilievo a questa straordinaria continuità orografica dell’Aspromonte. Nel mio piccolo, pur mancando delle nozioni strettamente scientifiche, sto cercando di indagare fotograficamente queste analogie, studiando il territorio e documentandolo attraverso l’obiettivo, al fine di reperire del materiale che possa servire anche per studi più pertinenti e specifici. In attesa che ciò accada, mi accontento di godere delle meraviglie della mia terra, tentando di condividere il più possibile ciò di cui sono testimone. Questa straordinaria promiscuità del nostro territorio mi ha sempre affascinato moltissimo e non c’è assuefazione possibile. Ogni volta è una scoperta vivere questa straordinaria ricchezza ed avere la consapevolezza di esserne parte integrante.


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