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In Aspromonte
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Reportage. Il volto sconosciuto dell'Aspromonte

  •   Giancarlo Parisi
Reportage. Il volto sconosciuto dell'Aspromonte

L’Aspromonte è sempre stata una montagna austera, spesso descritta come minacciosa ed impenetrabile, al punto che ancora oggi stenta ad essere abbandonata l’idea che essa sia il covo di latitanti e sequestratori, sebbene quegli anni siano ormai lontani. Per questo può suonare strano che qualcuno abbia voglia di avventurarsi tra i boschi al calar della sera, o addirittura pernottare in montagna. Un timore atavico, che il più delle volte si risolve nello strascico di tanto antiche quanto infondate credenze, impedisce di comprendere le ragioni di una simile scelta.

Gli escursionisti sono tra i pochi ad essere abituati all’idea (e alla pratica) di trascorrere la notte in montagna. Poi ci sono in fotografi e neanche tutti, piuttosto pochi in verità, sebbene al giorno d’oggi praticamente chiunque abbia una reflex in casa, ma questo attiene al modo in cui è vissuta e praticata oggi la fotografia ed è un discorso che rischia di portarci fuori strada. Cosa spinge il fotografo a recarsi in montagna di notte, quando le luci calano e scompare la “materia prima” per le fotografie? Tale quesito può apparire pertinente solo ad una prima e poco attenta lettura, oppure nel caso di scarsa dimestichezza con i principi alla base della pratica fotografica. Sebbene, infatti, la luce naturale che tutti noi siamo abituati a vedere provenga dal sole, non bisogna dimenticare che la nostra stella non è l’unica nell’Universo e che la volta celeste ne è popolata da altri miliardi di esemplari. Senza contare la luna, che come un’enorme riflettore, reindirizza la luce solare sul nostro pianeta, irradiandolo con quel bagliore alabastro che tanto ha ispirato poeti e cantanti. Più di un motivo, dunque, per tentare di catturare questa luce, anche se la sfida fotografica assume, in tali circostanze, connotati assai gravosi anche per il fotografo più esperto ed organizzato.

La fotografia notturna, specialmente quella realizzata senza luna e finalizzata alla ripresa della volta celeste, richiede particolari accorgimenti tecnici per poter ottenere risultati soddisfacenti. La scarsissima quantità di luce, infatti, richiede l’innalzamento della sensibilità della fotocamera e l’allungamento dei tempi di esposizione. Quest’ultimo parametro, poi, deve fare i conti con il moto terrestre e se è troppo lungo le stelle appariranno come scie piuttosto che come punti. Le moderne attrezzature hanno certamente reso meno critico il lavoro del fotografo, ma l’esperienza continua ad essere un dato indefettibile per centrare il risultato. Spesso sono stato in Aspromonte di notte a fotografare e ogni volta è stata un’esperienza indimenticabile. La montagna cambia volto al calar della sera ed una quiete irreale pervade i boschi e i crinali. L’aria diventa frizzante anche nell’estate più torrida e i suoni della fauna notturna si sostituiscono a quelli degli animali diurni.

Nelle notti d’estate, quando il cielo è completamente sgombro da nuvole e la luna è nuova, le costellazioni emergono vivide a fulgenti dal nero della notte, irradiando quella luce che giunge a noi dopo milioni di anni luce di viaggio. La Via Lattea si staglia distinta e luminosa nel cielo scuro, tracciando un disegno simile a quello delle nostre fiumare, lingue bianche tra monti scuri. Con l’ausilio di una torcia tento di strappare al buio frammenti di paesaggio terreno, un albero, un cespuglio, una cascata... i risultato è sorprendente.

Le notti d’Aspromonte celano alla vista combinazioni di colori e forme che solo la fotografia può rivelare. Stringo un patto con la montagna, vago tra i crinali in cerca di quelle sagome che durante il giorno mi sono familiari e che nella notte sono fagocitate dall’oscurità. Un faggio, aggrappato ad un lembo di terra in riva al lago, emerge dal nero della notte e riflette la sua chioma sulla superficie dell’acqua.

Le cascate Forgiarelle, già maestose alla luce del giorno, illuminate da una luce artificiale si mostrano, di notte, in una cornice di colori inattesa e sorprendente, sotto un cielo stellato. Il Cristo Redentore, dalla cima del Montalto, invia la sua benedizione con tutta la solennità che la volta celeste può conferire al gesto. Nelle notti di plenilunio il bagliore della luna si diffonde sulle chiome degli alberi e sui crinali rocciosi, come una colata d’argento vivo.

In casi del genere la fotografia compie una magia e ci mostra un paesaggio invisibile ad occhio nudo. La luce è un flusso continuo di elettroni, un’entità tangibile che viene raccolta e sommata dalla fotocamera, cosicché l’immagine risulta più luminosa di quello che l’occhio umano è in grado di percepire. L’Aspromonte, di notte, mostra un’anima diversa e forse più vera. É come se, conscio di non essere disturbato, si abbandoni a se stesso, mostrando il suo lato più intimo e delicato, quel lato che soltanto la fotografia riesce, parzialmente, a cogliere.


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