Saline: Le ruspe del destino
- Gioacchino Criaco
E non c’è niente da fare, mi ripropongo ogni settimana di cambiare argomento, di parlare d’altro. Invece ci ricasco e mi ritrovo a comporre l’ennesimo epitaffio per il lutto nuovo che ha colpito o colpirà la mia terra. E ripenso ad Alvaro e alle sue predizioni malefiche; siamo ancora là ai pastori attoniti che attendono la sorte, stretti dentro capanne di paglia, convinti che la rettitudine sia una presa per i fondelli. Sempre là, immersi nell’ignavia di un immobilismo cosmico ad aspettare dal cielo la scintilla di una mutazione genetica che ci trasformi da testimoni ad artefici del nostro destino. Aspettando che il futuro cambi, contabilizzo le macerie del passato e annoto gli scassi del presente e anche se ve l’ho detto così tante volte da annoiare me stesso, vi ripeto l’avviso: per la costruenda centrale a carbone di Saline Joniche, la SEI (orfana di Repower, il consorzio che vorrebbe realizzare ai piedi dell’Aspromonte, a un passo dallo Jonio e davanti all’Etna, un impianto di produzione elettrica ricavata dai fossili) ha presentato al comune di Melito P.S. la documentazione preliminare all’individuazione dei terreni da espropriare per consentire la posa di un elettrodotto di decine di chilometri che collegherà la centrale alla rete elettrica nazionale. Il progetto va avanti, questo il significato della produzione documentale. Tassello dopo tassello si cerca di comporre un mosaico che se arrivasse al suo compimento significherebbe la sostituzione di un paesaggio unico con un manufatto di cemento sormontato da una torre gigantesca e, stando a parecchi studi scientifici qualificati, l’immissione nell’atmosfera reggina di quantità rilevanti di CO2 e polveri sottili. Uso i condizionali per principio ma anche, confesso, per cautela, visto che a opporsi al progetto può capitare di essere citati in giudizio come è accaduto ad alcuni attivisti del coordinamento no al carbone. E naturalmente scherzo, mi rendo conto di non avere la statura letteraria per essere l’Erri De Luca della Jonica, ma per quanto valga mi oppongo e mi opporrò in ogni modo alla costruzione della centrale e anche alla realizzazione del rigassificatore di Gioia Tauro, alla centrale idroelettrica dell’Allaro, alle trivellazioni petrolifere dello Jonio, alla semina dei mulini a vento e alla proliferazione delle centrali a biomasse. La Calabria produce energia elettrica in eccesso e ne esporta il 70% del surplus. Non abbiamo bisogno di un’industrializzazione che devasti il territorio in cambio di due o trecento posti di lavoro. Ci serve, e dobbiamo costruirlo da noi, un progetto di sviluppo che faccia leva sulle peculiarità nostrane. Per piccolo che sia il mio appoggio alle lotte ambientaliste è totale, così la mia vicinanza ai citati in giudizio; e quel che è più importante, questo giornale nasce per difendere il territorio e farsi portavoce dei bisogni reali dei calabresi. Il suo apporto ci sarà fin tanto che si riuscirà a stamparlo. Sarebbe avvilente che un paradiso millenario venisse spazzato via da dei progetti inutili. Chi si opporrà alle ruspe di Saline contrasterà il disegno di un destino, costruito altrove, che sembra segnato.