Un mostro di cemento
- Gioacchino Criaco
L’Aspromonte è di una bellezza inusitata. Quasi del tutto intatta. Quel quasi rappresenta una serie ristretta di eccezioni. Schiaffi in faccia alla montagna. Poche sberle, ma ci sono.
Si veda la diga sul Menta, le pale eoliche della Lopa, lo sbrego della Jonio-Tirreno al quale si vuole aggiungere quello della Bovalino-Bagnara. Tutte opere che qualcuno ritiene utili. Sarà forse così, quello che noi possiamo affermare è che esse non siano belle. E non è né utile né bella la seminata di cemento che ha fatto sorgere Cardeto Nord. Un nutrito gruppo di casermoni. Case popolari abitate solo in una minuscola loro parte. Se ne stanno là da decenni, accoccolate alle falde dell’Aspromonte. Sali un po’ più su e ti godi l’immensità dell’Etna e il velluto del mare. Guardi lontano, perché la cicatrice edilizia ti impedisce di tenere gli occhi bassi. Non puoi non chiederti il perché, e chi ha fatto quello. Le case sono vuote, cadenti. La gente che avrebbe dovuto abitarle non c’è. Ci chiediamo se ci sia mai stata. Ci domandiamo se tutto quel cemento, quel ferro e chissà cos’altro sia stato giusto rigurgitarlo in quell’angolo meraviglioso. Un’ammannite falloide che sbuca da una sterpaglia giallognola, arrugginita. In contrasto con la bomboniera del vecchio borgo di Cardeto. La prova certa dell’insensibilità nostra, di chi lo ha fatto e di chi non si è opposto. Sul giusto o ingiusto, sull’utile o inutile, vedremo. Andremo in fondo. Per ora ci limitiamo a un vostro giudizio sul bello o brutto. Parere che non vi chiediamo sulla nostra parola ma sulle immagini che a noi appaiono brutali. Le foto di Cardeto Nord, uno schiaffo vecchio. Legato a vecchie logiche, che speriamo non si rivedano più.