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All’ombra dello Tsunami

  •   Carmine Verduci
All’ombra dello Tsunami

Calabria terra ballerina, così la definì giustamente qualcuno, una terra che frana, che viene spazzata via dalle fiumare e dalle alluvioni, una terra antica e dimenticata. Di molti maremoti, avvenuti dopo il periodo Magno Greco, non si ha notizia perché le coste furono abbandonate e i danni non registrati. Si sa che 8.000 anni fa, una colossale frana di 35 chilometri cubici di materiale lavico (circa un decimo del cono sommitale dell’Etna), si staccò dal fianco orientale del vulcano e si inabissò nel Mare Ionio, causando uno tsunami.

UNO DEGLI TSUNAMI più forti che si siano mai registrati in Italia è quello che, nel 1783, colpì la Calabria tirrenica, innescato da un sisma dell’undicesimo grado (scala Mercalli). Le coste mediterranee, da Messina a Torre del Faro e da Cenidio a Scilla, furono devastate. Il mare si spinse fino a 2 chilometri nell’entroterra. Poi ci fu il terremoto del 1908, che in 37 secondi danneggiò gravemente le città di Reggio e Messina. Sono le faglie sottomarine difronte alla costa jonica reggina, che fanno parte di un sistema di “vulcanelli” (non pericolosi), che potrebbero dar vita in qualsiasi momento a delle eruzioni, data la loro vicinanza alle faglie attive del mare Mediterraneo. Queste faglie potrebbero, in qualsiasi momento, provocare un terremoto, e questo, a sua volta, provocare uno tsunami che metta a repentaglio la vita delle popolazione della costa. Gli studi degli esperti evidenziano delle nostre gravissime lacune: 1- un sistema inefficiente di monitoraggio delle acque, capace di prevenire simili disastri causati da tsunami. 2- piani inesistenti di sensibilizzazione dei residenti delle zone potenzialmente a rischio. Il “Gruppo di Ricerca Maremoti Dipartimento di Fisica” – Università di Bologna e Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Roma), nel 2011 ha pubblicato delle simulazioni, secondo cui sarebbero in serio rischio tsunami le coste calabresi orientali.

LE RICERCHE illustrano che una possibile minaccia potrebbe essere (oltre che allo scivolamento della parete dell’Etna, lato est) un tsunami provocato dal vulcano sottomarino dell’isola di Santorini a largo dell’isola di Creta. Pare che l’attività eruttiva di Santorini iniziò almeno 2-3 milioni di anni fa. Il vulcano attuale fa parte di un complesso più ampio cui appartiene anche un altro edificio vulcanico, sottomarino, chiamato Monte Columbo, situato 6-7 km a nord-est di Thera, la più grande delle cinque isole componenti l’arcipelago. Sin dalla sua nascita il vulcano ha avuto fasi parossistiche con formazione di depositi piroclastici che consentirono l’accrescimento geografico dell’isola di Thera. D’altra parte, trovandosi nell’area di subduzione tra la placca africana e quella europea, l’intero Mar Egeo (in particolare il cosiddetto “arco ellenico” che va dallo Ionio alla Turchia) è soggetto da sempre a fenomeni distruttivi, siano essi terremoti o eruzioni. Santorini si trova praticamente al centro di questo arco, situato nel Mar Egeo, a circa 120 km a nord di Creta. Se il vulcano dovesse eruttare, l’area jonica sarebbe raggiunta in 40-45 minuti da onde alte 6-10 metri.

LE RECENTI SCOSSE avvenute in Grecia a partire dallo scorso 26 Gennaio (e arrivate a 6.5° della scala Richter), ci inducono a pensare che il versante greco sia in piena attività, a causa degli attriti tra la placca africana e quella europea. L’area in questione non è molto distante dall’isola di Santorini, si può anzi considerare “connessa al sistema faglie”. Le ipotesi su un possibile tsunami sono sconcertanti: un maremoto nel Mediterraneo con origine Santorini provocherebbe onde che in meno di un’ora potrebbero raggiungere le coste della Puglia e della Sicilia orientale.

RICORDIAMO CHE nel 2002 il crollo della parete del vulcano Stromboli provocò onde alte più o meno 6-7 metri, che si propagarono sulle coste settentrionali della Sicilia e sulla Calabria tirrenica. Ma dobbiamo far si che gli eventi prima ci uccidano per far prevenzione? La natura non da preavviso, ma non possiamo permetterci che, nell’era della tecnologia, della prevenzione e della scienza, arrivata ormai a grandi ed importanti traguardi, eventi di questo genere possano cancellare oltremodo la storia e la dignità del nostro popolo.


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