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Cartolina aspromontana. Virgolito, dove le querce raccontano l'amore

  •   Antonio Strangio
Cartolina aspromontana. Virgolito, dove le querce raccontano l'amore

I piani di Virgolito sono noti all’esercito di ambientalisti che ad ogni nuova stagione prende d’assalto il magico e mitico mondo aspromontano, perché tra le altre varietà è possibile ammirare alcune specie di alberi di rara bellezza. In particolare le monumentali querce, piantate in tempi molto lontani dai monaci che abitavano queste contrade e che qui diedero vita a sette monasteri bizantini.

Su una di queste querce un uomo solitario, che forse è stato anche un operaio forestale, nei periodi di stanca e quando le stagioni allungano i giorni e i paesaggi, o quando la nebbia cala fitta e avvolge ogni cosa, adoperando un’arma che non è impropria, un piccolo coltellino, utilizzato di solito per tagliare il pane che costituiva il pranzo della lunga giornata in montagna, ha inciso sulla parte bassa del tronco un volto di donna di rara bellezza. Una scultura della bellezza femminile nella quale forse aveva voluto ritagliare e immortalare la ragazza tanto amata. 

Quell’uomo quando ha scolpito quella creatura era un ragazzo, e forse sul tronco dell’albero ha voluto incidere il volto della sua amata o della donna chissà quante volte sognata. Ora quell’uomo non è più un ragazzo e non è più nemmeno di questo mondo, perché è stato portato via e strappato all’affetto dei suoi cari dalla brutta bestia che sta devastando il mondo: una rara forma di tumore scoperto in età avanzata, perché la bestia, come ci hanno spiegato gli studiosi della materia, spesso non si fa sentire e arriva all’improvviso.

E oggi che sono passati tanti anni, di lui e della sua bella e triste storia, rimane questa volto di donna scolpito con il cuore, sul quale una mano ignota, che ha forse ereditato quell’arte contadina, puntuale ci ritorna a ogni cambio di stagione per eliminare la corteccia in esubero, che altrimenti rischierebbe di annullare quell’opera d’arte che sa di amore e per amore deve continuare a vivere, nel tentativo di tenere in vita gli ultimi segni di un emozione forse non corrisposta ma non per questo meno cara.


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