Cinema. Peppe Musolino, "La leggenda della montagna"
- Redazione
di Giovanni Scarfo' - La Calabria, fino agli anni ‘80, non era richiesta come set cinematografico alla stregua della Sicilia. Dopo lo è stata un po’ di più, ma Gerace è, fino a prova contraria, il paese che può vantare i primi set cinematografici per film di finzione risalenti al periodo del muto, con l’ambientazione di due film: La vita del brigante Musolino e Carmela la sartina di Montesanto, prodotti dalla “Dora Film”, fondata nel 1905 da Elvira Notari, pioniera del cinema napoletano. A dire il vero, la prima rappresentazione della Calabria sul grande schermo è avvenuta con i sette documentari sui terremoti del 1905 e del 1908, realizzati dall’operatore Roberto Omega - che in quel periodo si trovava in Calabria - e da altre case di produzione, e proiettati nelle principali città europee e americane.
NATURALMENTE i diretti estimatori di questo genere cinematografico sono principalmente gli spettatori più che i critici, i quali non risparmiano al cinema della “Dora Film” accanite ed ironiche stroncature, perché non è da considerarsi conveniente «il riprodurre in cinematografia la parte più volgare e più abietta dei costumi e dei sentimenti di una città». Gli spettatori che decretano il successo commerciale della casa produttrice napoletana sono gli stessi che aspettano con ansia di poter leggere la puntata del romanzo d'appendice pubblicato sul giornale, piuttosto che le ultime novità del governo. Ed è proprio da uno di questi romanzi che viene tratto, nel 1916, il film che costituisce uno dei più grossi successi commerciali della casa cinematografica napoletana: Carmela, la sartina di Montesanto, un dramma ambientato fra Napoli e la Calabria.
DA QUESTO FILM la Calabria «esce» bene, per merito dei due personaggi «buoni» del film, che sono, appunto, due calabresi: il tipografo Carlo Rondoni e suo zio Don Procopio, un tipo allegro ed autentico, che vive da trent’anni a Napoli senza aver scalfito la propria identità; svolgendo un lavoro, secondo violino alla «Fenice», che lo rende originale, tenuto conto dei “mestieri” cinematografici prevalenti assegnati ai calabresi: banditi o briganti, con relative variazioni sul tema. Mentre la “Dora Film” si avvia a realizzare altri film di successo, grazie al sostegno del pubblico popolare, altre case di produzione sono invece costrette a chiudere i battenti a causa della Prima guerra mondiale. Il settore comunque tira, grazie a film come Carmela e ai film di propaganda, diretta e indiretta, a favore dell'intervento italiano. Le case cinematografiche ritengono opportuno aprire delle filiali estere, anche per soddisfare la fame nostalgica degli emigrati che chiedono di rivedere «scorci» e «storie» del paese d'origine.
E SARA’ PROPRIO la filiale americana della “Dora Film”, con sede a New York, a chiedere la collaborazione della casa madre per la coproduzione del film La vita del brigante Musolino, le cui gesta sono oramai un mito in tutto il mondo. «La detta film - specificano i coproduttori americani - dovrà avere una lunghezza di non meno 2500m senza titoli: scene di vendetta ed arresto da prendersi sui luoghi propri in Calabria dove successe il fatto, vestiti alla calabrese di quei tempi […] Dietro Vs. risposta ci regoleremo se dovete farla Voi oppure altri […] Il film avrà inizio con la fuga del brigante dal carcere di Gerace». Negli “appunti di regia” la Notari scrive: «Il film, per ottenere il visto dell’ufficio di censura del Ministero dell’Interno, fu presentato con il titolo La leggenda della montagna. Il quotidiano Il Progresso Italo-Americano pubblicizzò l’anteprima del film tra la comunità italiana (“Film di grande interesse, dove rifulge l’amore e l’onore”), che fu presentato con grande successo a Washington il 20 agosto 1931 abbinato al documentario Primo Carnera».
È UNA PROIEZIONE poco gradita al Ministero dell’Interno Italiano, messo sull’avviso dall’Ambasciata d’Italia a Washington con la seguente informativa: «La vita del brigante Musolino è una filma italiana a carattere sensazionale e tendenzioso. Data l’origine italiana della filma in parola che è assai vecchia, non dovrebbe essere difficile individuare la fonte della inopportuna riesumazione che danneggia il prestigio italiano forse anche tra le masse incolte, sulla quale non è da escludersi che il titolo possa ingenerare dei grossolani equivoci, quello del Regime». È una preoccupazione ovviamente condivisa dal Ministero «anche perché - scrive in risposta – se un americano avesse visto questo spettacolo: osterie infime, catapecchie, la morra, gli immancabili spaghetti, sarebbe tornato a casa con un ben misera impressione dell’Italia».
Carmela, la sartina di Montesanto
Matilde ama Carlo che però ama la bellissima sorella Carmela che a sua volta, però, gli preferisce il giovane conte Luigi Partanna, con castello a Gerace, in Calabria, al quale darà anche un figlio. Ma Luigi, a sua volta, mentre la tradisce con una ballerina, chiede la mano della calabrese Elena, figlia del marchese De Molina, conosciuta durante un suo soggiorno a Gerace. Ma, mentre fervono i preparativi delle nozze, il conte viene arrestato per l'assassinio dello zio e di Carmela, uccisa perché in possesso di una lettera compromettente riguardante il primo omicidio. Conclusosi il processo contro Luigi, Matilde sposerà Carlo, e «don Procopio vivrà anch'egli felice acconto agli sposi...».