Menu
In Aspromonte
Cinema: Il docufilm “Terra mia” da San Luca ad Altamura

Cinema: Il docufilm “Terra mia…

di Cosimo Sframeli - ...

Recovery: UeCoop, per 80% imprese Calabria aiuti solo fra un anno

Recovery: UeCoop, per 80% impr…

C’è un clima di sfiduc...

Bovalino: La Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, dott.ssa Racco, scrive alle autorità competenti in merito alla situazione scuola, al fine di evitare un sacrificio ingiusto ai bambini calabresi

Bovalino: La Garante per l’Inf…

La Garante per l’infan...

Coldiretti, nubifragio nel crotonese: «dopo la grande paura il bilancio dei danni sarà pesante»

Coldiretti, nubifragio nel cro…

I violento nubifragio ...

Coldiretti, in vigore l’etichetta Made in Italy per i salumi. La trasparenza che tonifica l’economia calabrese ed è valore aggiunto per i suinicoltori

Coldiretti, in vigore l’etiche…

Adesso non conviene ba...

Bovalino, conclusi i lavori di ampliamento della Scuola dell’Infanzia di Borgo e di riqualificazione con messa in sicurezza del plesso scolastico

Bovalino, conclusi i lavori di…

L’Amministrazione Comu...

Federaccia e AA.VV. Calabria sulla VINCA al Calendario Venatorio 2020-2021

Federaccia e AA.VV. Calabria s…

Reggio Calabria 2 nove...

Coldiretti Calabria, i cinghiali sono troppi: la Regione intervenga con piani di abbattimento selettivi

Coldiretti Calabria, i cinghia…

Ci sono troppi cinghia...

Artigiani e produttori insieme al Parco dell’Aspromonte ad Artigiano in Fiera

Artigiani e produttori insieme…

Oltre un milione di vi...

Nel Parco dell’Aspromonte vive una delle querce più vecchie del mondo

Nel Parco dell’Aspromonte vive…

Una Quercia di oltre 5...

Prev Next

Cinema. "S.O.S Africo", la sfida di Elio Ruffo

  •   Antonella Italiano
Cinema. "S.O.S Africo", la sfida di Elio Ruffo

La miseria degli aspromontani viene filmata e portata nel mondo: paesi senza strade, fognature, assistenza sanitaria. Nessuna casa da potersi definire tale.

«Entrai per l’ingresso di via XX settembre, con la “pizza” sottobraccio, un pomeriggio del mese di aprile del 1951. Venni introdotto dal Capo della Casa Civile del Presidente, attraversai enormi saloni e visitai il giardino sempre accompagnato dal mio ospite. Poi fu l’ora della proiezione. Nella sala Luigi Einaudi sedeva accanto a Donna Ida, entrambi attorniati dai rappresentanti della Casa, civile e militare, con le rispettive consorti. Fui colpito dall’aria sana, di buona famiglia senza pretese e senza ostentazioni che vi regnava. E di qui una distinzione più che signorile, una comunicativa che non poteva negare, agli illustri ospiti, l’adesione totale del visitatore e la sua franchezza nel parlare. Africo era un paese sperduto, sulle falde dell’Aspromonte.

In quel luogo, l’unico autentico moto di interessamento per una condizione di vita primitiva e disumana, certamente non “cristiana”, era giunto dal Presidente della Repubblica. Senza strade, senza fognature, senza assistenza sanitaria, senza case minimamente possibili, Africo emanava un lezzo acuto, lungo i suoi vicoli oscuri. E la secolare miseria del meridione doveva passare, ora, davanti agli occhi del liberale Einaudi, su d’uno schermo assai più vasto del piccolo quadro bianco installato nella sala del Quirinale. Alla fine della proiezione, Donna Ida appariva commossa fino alle lacrime.

Il Presidente mi chiese: “È proprio tutto così?” “Eccellenza, è peggio, molto peggio - risposi - ma non mi è stato possibile mostrare di più. Questi documentari, per recuperare almeno le spese, devono passare per una commissione di censura e per un comitato tecnico. Se sono sgraditi, la censura li ferma o il comitato tecnico o tutti e due insieme”. Il Presidente rimase pensoso. Poi batté per tre volte il bastone sul tappeto». È la parte finale dell’articolo che il regista calabrese Elio Ruffo scrisse per il Paese Sera, raccontando le vicissitudini (censure ministeriali e “paesane”) che accompagnarono la realizzazione del documentario intitolato S.O.S. Africo; pubblicato nel libro curato dalla Cineteca della Calabria e presentato qualche mese fa a Roma.

“Raccontare di Elio Ruffo è per noi come riassumere la nostra storia di cercatori di tracce cinematografiche sul territorio iniziata nel 1999” scrivono i curatori del libro Eugenio Attanasio, Maria R. Donato, Domenico Levato ed io, Giovanni Scarfò; una ricerca che, in tutti questi anni, ha consentito di ri/comporre un’identità cinematografica che, seppur debole, ha permesso di “far vedere” la storia della rappresentazione che il cinema ha dato della Calabria. Elio Ruffo nasce a Reggio Calabria il 24 dicembre 1920. Figlio di Enrichetta Giuseppina Cordova, nobile di Palizzi, e di Gaetano Ruffo, avvocato (difensore tra gli altri di Giuseppe Musolino, dirigente della massoneria di Palazzo Giustiniani, fermo oppositore del fascismo e discendente da Gaetano Ruffo, uno de cinque martiri di Gerace).

Laureato in Giurisprudenza, negli anni ‘40 risiede a Roma e sposa una nobile romana, con la quale avrà due figlie, Beatrice ed Enrica. Inizialmente si dedica all’attività giornalistica - L’Umanità, Fotogrammi - poi al cinema come aiuto di Mario Sequi (Monastero di S. Chiara, ‘49). Nello stesso anno debutta come regista con il documentario S.O.S. Africo, con il quale si fa notare dalla critica meritandosi un attestato di “impegno cinematografico”.

Passano cinque anni prima che Ruffo possa realizzare il suo primo film a soggetto Tempo d’amarsi, girato tra San Luca e Bovalino e proiettato fuori concorso al Festival del Cinema di Locarno, anno 1955. È, invece, del 1966, preceduto da altri documentari e scritti sul cinema, il suo secondo lungometraggio Una rete piena di sabbia, film-inchiesta sui problemi del Meridione, girato tra San Luca e la riviera ionica fino a Soverato, presentato fuori concorso al Festival del Cinema di Venezia e vincitore di un ambito riconoscimento alla rassegna cinematografica romana Giove Capitolino. Sono tanti purtroppo i film progettati da Ruffo che non hanno trovato una strada produttiva. Tra i principali: L’attentato Zaniboni, Una famiglia del Sud (ispirato alle vicende familiari del regista), Il poggio e la speranza (un cortometraggio sull’esilio di Pavese a Brancaleone Calabro), Aspromonte: vendetta ed omertà (sui contrasti tra un barone calabrese ed un italo-americano rientrato in Calabria per sfuggire alla giustizia americana). Nel 1972 riesce a realizzare le prime immagini del film Borboni ‘70 sulla scoperta del summit mafioso in Aspromonte; purtroppo la morte lo ha colpito la notte del 16 giugno ‘72, mentre riposava nella sua abitazione di Bovalino.

Giovanni Scarfò


  • fb iconLog in with Facebook