Il culto di Sant'Anna a Staiti: «1670 - 2020, 350 anni di devozione popolare»
- Redazione
di Fortunato Stelitano - La costruzione dell'edificio e del romitorio annesso risale alla seconda metà del XVII secolo, durante il quinquennio della tremenda Carestia degli anni 1667-1672. La datazione è confermata dalle notizie estrapolate dai verbali delle visite personali allegati agli atti della visita pastorale effettuata dal Vescovo di Bova Marcantonio Contestabile nell'aprile del 1670. Il simulacro al quale venne attribuita la prima venerazione fu una tela, un grande dipinto “fatto fare d'elemosina” che giunse in paese tra la fine di luglio e i primi di agosto di quello stesso anno. Le numerose morti per denutrizione avevano segnato profondamente il paese e la commissione dell'opera a un pittore messinese costituiva formalmente l'inizio della secolare filiazione del popolo di Staiti a Sant'Anna.
La testimonianza viene confermata attraverso l’analisi del profilo architettonico dell’altare del piccolo santuario che originariamente era stato concepito per custodire un dipinto che doveva ricoprire una superficie di 1,95 x 2,75 metri, circondato da una cornice barocca.
Al 1685 risale invece la fusione di una delle due campane per volontà del procuratore Domenico Leocani e nei decenni successivi venne commissionata anche una prima statua lignea, così come attestato dai verbali della Visita del 1730.
Un ulteriore documento sul nostro edificio è stato rinvenuto durante gli ultimi lavori di restauro; si tratta di un’iscrizione latina risalente al XVIII secolo attraverso la quale Sant'Anna, in una sorta d'immaginario dialogo fra cielo e terra, si rivolge al popolo devoto e lo esorta a gioire con Lei, a rallegrarsi … poiché il Germe della Promessa partorì dal ventre sterile: CONGAUDETE MECUM QUAE PROMISSIONIS GERMEN EX STERILI VENTRE PEPERI - PROCURATIO ANTONINO CAMPANELLA.
Il Terremoto del 1783 causò vari danni al piccolo santuario e nei decenni successivi tutto l'arredo sacro venne temporaneamente traslato nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria della Vittoria; infatti, l'inventario incluso nella Visita del 1801 elenca anche la tela che versava però in pessime condizioni. Lo stesso vescovo Corcione in una relazione del 1825 si interessava al nostro luogo di culto chiedendo all'Intendende di autorizzare il Comune di Staiti a effettuare una spesa di 150 ducati per il recupero del manufatto. Ultima notizia della prima statua lignea risulta contenuta nell'inventario del 1836.
La sua sostituzione con la scultura tutt’oggi venerata potrebbe essere datata intorno al secondo ventennio dell'Ottocento, in concomitanza con la caduta dell'interdetto sulla Chiesa di Tridetti, il furto di una delle sue due campane da parte dei cittadini di Brancaleone e l'atto vendicativo degli Staittesi attraverso il trafugamento dell'attuale statua di Sant'Anna dall'omonima chiesa di Brancaleone. Durante lo stesso periodo la seconda campana di Tridetti venne trasferita definitivamente nel campanile della nostra chiesa.
Attaccato alle mura occidentali dell'edificio di culto vi era anche un Romitorio e tutto il complesso religioso si ergeva su terreni compresi all'interno del vasto corpo ecclesiastico dell'Abbazia di Santa Maria de' Tridetti. Sembra proprio che la nostra Chiesa fosse stata costruita dagli abitanti di Staiti al fine di mantenere il secolare legame religioso con la Badia di Tridetti, considerata l'affinità fra i titoli della Natività di Maria che a Tridetti si festeggiava ogni anno proprio l'8 settembre e quello di Sant'Anna che secondo il calendario liturgico greco – bizantino si festeggia proprio il giorno dopo, il 9 settembre; quest'ultima data, venne utilizzata a Staiti fino ai primi del Novecento per i solenni festeggiamenti patronali prima della conversione con la data proposta al 26 luglio dal calendario latino.
Sull'esistenza di un Romitorio annesso all'edificio ci parla anche il Catasto onciario di Staiti, il libro dei morti della parrocchia e lo stato civile del Comune dove vennero trascritti i nomi di alcuni “eremiti di Sant'Anna”.
Solo una parte degli interventi auspicati dal Vescovo Corcione vennero eseguiti e nel 1847 il secondo eletto del Decurionato di Staiti dichiarava che la Chiesa di Sant'Anna era di proprietà del Comune e che andava restaurata. Alcuni anni prima l'ingegnere Giuseppe Durante di Reggio aveva intanto depositato il progetto per la costruzione del primo cimitero di Staiti e la scelta del luogo ricadde proprio sul terreno adiacente al nostro edificio di culto.
Nonostante gli interventi di manutenzione straordinaria, bisogna però precisare che le donazioni dei devoti proseguirono ininterrotte nel corso dei secoli: Fortunato Patti donò come ex voto le due corone argentee datate tra il 1818 e il 1834, mentre Antonio Varvaro di Giovanni, l’8 settembre 1925, donò l’attuale vara a baldacchino che andò a sostituire quella più antica risalente alla seconda metà dell’Ottocento.
Il piccolo santuario mantenne inalterato il suo straordinario legame con il popolo di Staiti e nel 1950 fu ancora una volta sottoposto a lavori di restauro su interesse dei membri della “Procura” del tempo. Per l'occasione fu innalzato l'altare con l'elegante nicchia per custordire l'attuale scultura tardo settecentesca ove un tempo era collocata la tela e venne rifatta la facciata in stile neoclassico, con il personale intervento di don Amedeo Gavioli, al quale si deve anche il testo e la musica dell'Inno a Sant'Anna. Tra il 1998 e il 1999, gli interni dell'edificio di culto vennero nuovamente sottoposti a restauro integrale svolto da maestranze locali e da personale specializzato che hanno riconsegnato alla genuina religiosità popolare un importante pezzo di storia staitese. Anche la statua in gesso e carta pesta, dopo gli interventi eseguiti nel 1951 e nel 1972, è stata nuovamente sottoposta a restauro insieme alle due corone nel corso del 2017, andando così a completare tutta una serie di importanti interventi svolti grazie alle offerte elargite dai devoti durante la ricorrenza delle festività religiose.