Il racconto. In hoc signo vinces
- Pino Gangemi
Alla presenza di Giorgio, Vescovo di Gerace, e di Pietro, vescovo di Taureanum, viene esposta per la prima volta la Croce miracolosa la cui scoperta, quello stesso anno, ha preceduto l’apparizione della Madonna. Una folla di chierici e di fedeli venuti dall’Aspromonte e dalle Planitiae è arrivata ad adorare la Santa Croce. C’è emozione e si è fatta molta discussione sul significato della Croce e dell’apparizione della Madonna. Ma adesso, dice Giorgio, si deve pensare a costruire al più presto una chiesa che diventerà un santuario in cui sarà esposta la Croce e l’immagine della Madonna. Un gruppo di giovani, appartenenti ai vari banda (unità di 300 uomini), discute ancora se si tratti di una Croce o di una spada, se altro sia il senso del miracolo e delle parole della Madonna che è, come tutti sanno, Mater Dei, ma anche Magistra Sapientiae. Di tutti i tipi di sapienza, anche di quella militare, osserva qualcuno di loro. Dai margini della folla, una lunga fila di giovani armati si fa largo tra i fedeli inginocchiati e si avvicina alla Croce. A voce alta, invocano: «Mater Dei et Magistra Militaris Sapientiae!» «Mater Dei et Magistra Militaris Sapientiae!». E quando i primi giovani arrivano sotto la Croce, uno di essi prende la Croce e la rovescia alzandola al cielo all’incontrario. Quindi, urla ai fedeli inginocchiati e ai giovani in armi: «È una spada!» «È una spada!» ripetono i giovani armati. «È una Croce!» gridano, scandalizzati, i chierici. E si fanno avanti per strappare la Croce dalle mani del blasfemo. Comincia un tafferuglio, con spintoni e calci, e la stessa Croce, o spada che sia, viene messa a rischio. Finché non si fa avanti un chierico, dalla possente corporatura, ecatontarca (comandante di 100 uomini) di una bandon, ma anche rispettato dai chierici per la sua cultura. Si fa largo nella calca Fra Giovanni, detto Giovannone, e strappa brusco la Croce dalle mani del giovane che la ostenta e la innalza come una Spada. Grida: «È una Croce!» Alza forte la voce nel tumulto del tafferuglio e delle urla. Alza più in alto la Croce e grida ancora: «È il simbolo più potente che possa esistere e dà più forza di qualsiasi spada». Ottiene silenzio. E grida ancora: «In hoc signo vinces!» Si scatena, tra giovani, chierici e fedeli, l’entusiasmo. Da più parti si grida: «In hoc signo vinces!». Il Vescovo Giorgio si avvicina alla Croce, la raccoglie con dolcezza dalle mani di Giovannone. Il vescovo Pietro prende in mano la Bibbia e, senza consultarla, inizia a dare rapide istruzioni ai chierici. Questi si spargono tra la folla dando rapide istruzioni: “Per i fedeli in coro! Salmo 83, 13”: «O Signor degli eserciti,/ beato l’uomo che spera in Te!». “Per i chierici, Salmo 26, 3”: «Anche se interi accampamenti mi stessero di fronte/ non temerebbe il mio cuore: se insorge contro di me la battaglia,/ cionondimeno confido». “Per i fedeli, Salmo 83, 13”: «O Signor degli eserciti,/ beato l’uomo che spera in Te!» “Per i chierici, Salmo 43, 5”: «Con Te sbaraglieremo i nostri nemici…». Mentre i chierici e i fedeli inginocchiati cominciano a pregare, ad un segnale del magister militum di tutte le banda, i giovani armati escono fuori dalla calca per mettersi a parlamento. Giunti al limitare della folla, chiede qualcuno al magister militum: «È una Croce o è una Spada?» «È una Croce ed è una Spada! È un miracolo che ci dice che è venuto il momento di buttare a mare i Saraceni e ci assicura che, sotto il segno della Croce, vinceremo». Ottiene la parola Giovannone e spiega: «Un esercito, inteso come somma di armi e armati, se segue una Croce, vale dieci volte di più dello stesso esercito che segue una spada». I giovani rimangono colpiti. Esultano ed estraggono le spade. Le innalzano al cielo tenendole per la punta: «È una Croce e una spada! Viva la santa Croce! Viva la santa spada!».