L’analisi. Anche noi fummo emigranti
- Vincenzo De Angelis
Molti pensano che l’emigrazione sia un male, una vera e propria sofferenza per le persone, essendo queste obbligate a lasciare la terra natia con tutto ciò che ne consegue. La nostalgia, i bei ricordi della fanciullezza, fanno pensare che il bello sia sempre ciò che è stato, senza considerare il futuro. In realtà, negli anni, le ondate di emigrazione sono avvenute perché in luoghi molto poveri spesso era difficile soddisfare le esigenze primarie. Ma, come si suol dire “non tutto il male viene per nuocere”, si emigra anche per crescere, per migliorare, per cercare il terreno adatto ad esprimere le proprie capacità. Infatti molte famiglie, emigrate un tempo, hanno avuto la soddisfazione di gioire per alcuni familiari che hanno raggiunto vette importanti sia in politica che nella società come ottimi professionisti. I vari sindaci eletti nelle importanti città del mondo, gli scienziati o i grandi artisti che si sono espressi nella cinematografia o nella canzone, se fossero rimasti nei loro piccoli centri calabresi, probabilmente sarebbero diventati contadini, artigiani o semplici impiegati nei vari comuni di un Sud che ha un’ancora storica al decollo.
Partenze a ondate
Anche Brancaleone, come tutti i paesi del Sud, ha subito l’emigrazione. La vita difficile, con tanta miseria, costringeva molte famiglie a emigrare. Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, le famiglie erano sottoposte a sacrifici enormi, soprattutto nei piccoli centri la vita era molto povera, si basava su un’economia rurale e si viveva con il baratto. L’emigrazione non era solo per i poveri bisognosi, ma emigravano anche persone appartenenti a famiglie agiate, che partivano in cerca di una vita più ricca anche nella sostanza. Uomini e donne abbandonavano la terra natia, chi per povertà e chi per rincorrere un sogno. Le famiglie partivano, convinte che in America fosse tutto più semplice, ma appena arrivate trovavano difficoltà enormi, l’adattamento era difficile, soprattutto per chi aveva più problemi a imparare la lingua. La maggior parte degli emigrati era ignorante, analfabeta, catapultata in una realtà molti anni più avanzata di quella lasciata nei piccoli paesi, come il vecchio borgo di Brancaleone, privi di energia elettrica, privi dei servizi igienici, privi di tutte le necessità primarie che ogni casa in America possedeva. Tanta gente ritornava dopo qualche anno e raccontava dell’America come se fosse il vero paradiso economico dove, con grande facilità, si diventava ricchi. Purtroppo non era così, anche l’America era dura, chi arrivava doveva sgobbare dalla mattina alla sera, sfamarsi e vivere una vita difficile. Vivere da emigrato. I lavori più umili li aspettavano, e non c’era pietà per nessuno. La percentuale che arrivava a farsi una posizione dignitosa era molto bassa, chi riusciva a concretizzare qualcosa di importante era perché in Italia aveva studiato, integrandosi più facilmente e imparando presto la lingua, quindi riusciva a imparare bene le leggi e i diritti, anche se iniziava una nuova vita facendo mille sacrifici e i lavori più umili. Dopo qualche anno dalla seconda guerra mondiale, molti cittadini di Brancaleone iniziarono nuovamente ad emigrare, ma la destinazione non era l’America, si partiva per l’Australia e l’Argentina, i più fortunati furono quelli che partirono per l’Australia perché era un paese in crescita e c’era lavoro per tutti e anche i semplici operai o minatori con il loro guadagno riuscivano a soddisfare le proprie esigenze familiari. L’Argentina era un paese in crisi, era un paese governato dalla dittatura, con poche prospettive, quindi non dava le stesse possibilità di un paese democratico. Tanti concittadini che lasciarono la dittatura in Italia, dopo pochi anni, subirono quella argentina. Tra la fine del 1950 e l’inizio del 1960 Brancaleone, come molti altri paesi del Sud, subì un’altra ondata di emigrazione. Molti giovani furono assunti nella Fiat, la grande industria torinese, altri nelle industrie milanesi, altri ancora andarono oltre frontiera: in Svizzera, in Germania, in Francia o nelle miniere del Belgio. Gli emigrati partivano da soli, senza la famiglia, e ritornavano durante le feste comandate come il Natale, la Santa Pasqua e in agosto quando le fabbriche chiudevano e si godevano un mese pieno. A Brancaleone con quest’ultima forma di emigrazione si incrementò l’edilizia poiché il sogno degli emigrati, soprattutto per quelli che lavoravano all’estero, era di costruirsi una casa propria. Nell’arco di un ventennio, grazie all’emigrazione, la frazione Razzà si riempì di costruzioni e molte altre case furono costruite in varie zone.
Da Brancaleone all’America
Giuseppe De Angelis emigrato nel 1902, Basile Surace 1909, Basilio Surace 1904, Francesca Surace 1905, Giuseppe Surace 1907, Pietro Surace 1903, Angelo Roccamo 1907, Lorenzo Roccamo 1904, Antonio Minniti 1904, Caterina Minniti 1909, Giuseppe Zappia 1916, Giovanni Palermiti 1904, Giuseppe Palermiti 1903, Domenico Ferraro 1907, Antonio Ficara 1911, Letterio Freno 1913, Fortunato Galtieri 1902, Annunziato Guida 1913, Pietro Guida 1904 e 1913, Giuseppe Libertà 1904, Giuseppe Libertà 1905, Giuseppe Ligato 1912, Giuseppa Ligato 1913, Giuseppe Ligato 1905, Ferdinando Lucianò 1907, Fortunato Lucianò 1903, Giuseppe Condemi 1913, Vincenzo Condemi 1924, Vincenzo Condemi 1903, Antonino Condemi 1903, Antonino Condemi 1913, Antonino Condemi 1913, Domenico Condemi 1909, Domenico Condemi 1904, Domenico Condemi 1913, Francesco Condemi 1902, Francesco Condemi 1913, Francesco Condemi 1913, Francesco Condemi 1923, Cesare Medici 1919, Pietro Cafari 1906, Bruno Camobreco 1905, Bruno Ciccione 1907, Francesco Ciccione 1904, Francesco Ciccione 1905, Francesco Ciccione 1907, Giuseppe Ciccione 1913, Giuseppe Ciccione 1907, Francesco Barbaro 1904, Francesco Barbaro 1905, Francesco Barbaro 1905, Antonino Battaglia 1911, Francesco Battaglia 1913, Santo Battaglia 1903, Antonio Borrello 1913, Antonia Brancatisano 1913, Domenico Caridi 1903, Domenico Caridi 1907, Santoro Caridi 1904, Vincenzo Caridi 1903, Antonino Carteri 1913, Giovanni Carteri 1907, Vincenzo Carteri 1904, Antonio Cosmano 1902, Antonino Cosmano 1907, Bruno Cosmano 1913, Domenica Cosmano 1907, Domenico Cosmano 1904, Francesco Cosmano 1912, Francesco Cosmano 1907, Giovanni Cosmano 1923, Giuseppe Cosmano 1907, Pietro Cufari 1904, Pietro Cufari 1911, Francesco Favasuli 1923.