L’attualità di Aldo Moro, nel triste anniversario del suo sequestro
- Mimmo Musolino
«Questa Italia non si salverà se non nascerà un nuovo senso del dovere!»
Questa frase fu pronunciata da Aldo Moro, l’illustre Statista (forse l’unico a calcare il palcoscenico della politica italiana dopo Alcide De Gasperi) di cui proprio oggi ricorre il 38° anniversario del sequestro da parte delle famigerate Brigate rosse.
Oggi più che mai questa frase risulta di estrema attualità; ed è la sola valida idea, la sola strada, per salvare il nostro amato Paese e frenare la sua folle corsa verso il precipizio più profondo ed oscuro.
Ormai, a questa deriva sociale, la stessa società assiste inerme, nel suo insieme di istituzioni e cittadini, e tornano di grandissima attualità alcuni pensieri di due indimenticabili europei, italiani, calabresi ed aspromontani, Corrado Alvaro e Francesco Perri.
Essi sostenevano: “Quello strano animale che, veduto con occhio freddo e con i sensi dell’insonnia, è l’uomo” e “La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile” (Corrado Alvaro).
E questo scrive Francesco Perri nel suo capolavoro “I Conquistatori”: “Che cosa sarebbe la vita sociale se ognuna di queste creature avesse una personalità come noi la concepiamo, avesse una ambizione, un sogno, una coscienza della sua eguaglianza e l’aspirazione alla sua libertà? E se così fosse la civiltà attuale non sarebbe condannata inesorabilmente”.
Si arriva al punto che istituzioni elettive tacciono, o forse cercano addirittura di depistare fatti e circostanze realmente accaduti, al cospetto di atti da autentica guerra civile (e non si parla di Afganistan, Iraq, Libano ecc.) perpetrati in pieno giorno vicino a scuole pubbliche e a luoghi di culto con il rischio (come avviene in quelle nazioni suddette) di uccidere il primo innocente passante, sia esso bambino, mamma, padre, o tutti insieme e quindi distruggere intere famiglie.
In questi tempi in la vita umana non ha più alcun valore e si stronca crudelmente la vita di un giovane soltanto “per vedere l’effetto che fa”, come allo zoo del compianto Enzo Jannacci, e non si ha alcun rispetto e considerazione per la comunità in cui si vive.
Solo una nuova presa di coscienza da parte di tutti con un “fattivo progetto di vita” probabilmente si riuscirà ancora a sopravvivere in maniera civile.