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La Madonna col Bambino dentro la Chiesa Madre di Staiti

  •   Fortunato Stelitano
La Madonna col Bambino dentro la Chiesa Madre di Staiti

di Fortunato Stelitano - La Madonna col Bambino, o meglio conosciuta come Santa Maria della Vittoria o Madonna del Rosario, fu lungamente attribuita alla bottega dei Gagini di Messina, riproponendo di volta in volta datazioni fuorvianti che hanno creato non poche difficoltà persino alla stessa datazione dell'omonima chiesa.

Ad un'attenta supervisione effettuata sul retro del basamento della scultura abbiamo rinvenuto, sotto numerosi strati di pittura e calcinacci, un'iscrizione che la farebbe risalire al 1622 a opera dello scultore Martino Regi (MARTINO REGI • F • 1622).

Non possediamo ancora sufficienti notizie per collocare questo sconosciuto scultore all'interno del mondo culturale e artistico della Messina del XVII secolo, né validi argomenti, vista l'ottima fattura dell'opera, per considerarlo solo e semplicemente uno dei tanti allievi che si formavano a quel tempo presso la rinomata bottega dei figli e dei nipoti di Antonello Gagini.

Siamo quasi certi che si trattasse dello scultore Martino Rezi che nel 1633 operò a Genova insieme al pittore Domenco Fiasella e all'architetto Rocco Pellone durante la costruzione dell'arco trionfale eretto in occasione della visita del Cardinale infante Fernando di Spagna. Il nostro scultore era originario di Lugano da dove si trasferì nella città ligure sposandosi e avendo come figlio un certo Simone anch'esso bravo artista.

È più che verosimile considerare la nostra Madonna col Bambino un'opera risalente a un primo periodo di studio e formazione che il Nostro trascorse nella città siciliana, prima di accettare la commissione di ben più importanti e remunerativi lavori in altre città italiane che, come Genova, mantenevano continui contatti con l'ambiente artistico e culturale della Messina del XVII secolo.

La scultura doveva andare a impreziosire l'omonima Cappella del Rosario che i fratelli Fabiano e Sebastiano Cristiano avevano eretto nel 1602, dopo aver chiesto l'autorizzazione al Vescovo Camerota; gli stessi elargiranno poi nel 1638 cospicue donazioni alla stessa Cappella, esercitando lo juspatronato fino alla seconda metà del XIX secolo così come ricorda l'epigrafe sottostante risalente al 1852.

L'opera è in marmo bianco di Carrara ed è alta 1,30 metri; è scolpita a tutto tondo e a figura intera. Viene rappresentata una Madonna coperta da un ricco e sontuoso mantello che la avvolge quasi completamente, lasciando intravedere comunque le vaporose vesti sottostanti ben definite, con le loro copiose pieghe che scendono elegantemente fin giù alla base, mantenendo scoperti i piedi della Vergine e conferendo alla scultura un portamento e una maestosità degne del soggetto.

Il viso della Madonna, leggermente ruotante verso sinistra, è ovale con lo sguardo rivolto al cielo; la fronte è quasi interamente coperta dal pesante drappo e un sorriso quasi impercettibile, ormai nascosto dal tempo, sembra illuminare il suo volto.

Il Bambinello, un po' paffuto, non viene stretto con amorevole amplesso al seno della Madre, ma è scolpito in posizione trionfale, quasi dimostrativa, come se la Vergine volesse indicare in Lui il centro dell'attenzione, la vera meta verso la quale i fedeli devono incamminarsi con animo penitente e fiducioso. È completamente nudo e si trova in alto a destra rispetto al corpo centrale della scultura, sorretto dalla mano del braccio sinistro della Vergine che gira sul suo stesso corpo all'altezza del seno (posizione inversa e totalmente differente rispetto alla maggior parte delle analoghe sculture dei Gagini). L'altra mano della Madonna, dalle lunghe e affusolate dita, sorregge la gamba destra del Bambino il quale, a sua volta, si sostiene con la mano sinistra all'avambraccio sinistro della madre, mentre con la mano destra, sospesa in alto con tre dita aperte e due chiuse, sta a simboleggiare la Santissima Trinità di Dio.

Molti particolari, come la parziale completezza della parte posteriore e della base della scultura, lasciano ipotizzare che l'artista, pur non lesinando accorgimenti e rifiniture varie, ebbe una certa fretta nel consegnare quest'opera che al di là della presunta o reale importanza artistica, rimane, all'interno del vasto panorama scultoreo della nostra provincia, un esempio a sé, reso ulteriormente tale dalla quasi inconoscibilità del suo artefice.

La presenza di quest'opera a Staiti conferma ancora una volta che Messina fu, almeno fino alla Rivolta del 1672 - '78, un polo artistico - culturale di prim'ordine nel contesto europeo del tempo, a stretto contatto con le principali città marinare che come Genova (dove Martino Regi o Rezi operò) mantennero rapporti non solo commerciali con la città peloritana. Possiamo quindi considerare questa scultura forse più interessante di molte opere dei Gagini; anzi, quest'opera potrebbe addirittura rappresentare un unicum all'interno del contesto artistico calabrese del XVII secolo.

Custodita all'interno di una nicchia posta in fondo alla navata sinistra della Chiesa Arcipretale di Santa Maria della Vittoria in Staiti, la Madonna col Bambino abbisognerebbe di un'attenta ripulitura che riporti maggiormente in evidenza i suoi bei tratti stilistici in attesa che la ricerca sull'attività scultorea del Seicento calabrese dia qualche notizia in più sul nostro discusso artista.

                                                                                                           Fortunato Stelitano


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