La nostra storia. Il soggiorno di Edwar Lear a Staiti nell'agosto 1847
- Redazione
di Fortunato Stelitano - Nato a Highgate, in Inghilterra, nel 1812, tra il 25 luglio e il 5 settembre 1847 Edwar Lear svolse un lungo viaggio nella Prima Calabria Ulteriore visitando buona parte dei paesi della nostra provincia posti lungo i versanti Jonico e Tirrenico.
Lui e il suo amico John Proby hanno percorso l'interessante itinerario a piedi con un cavallo per il trasporto dei bagagli e una guida, di nome Ciccio, alla modica cifra di 6 carlini al giorno; le numerose lettere di raccomandazione a famiglie importanti dei luoghi da visitare firmate dal consigliere Antonio De Nava e dal cavaliere Musitano di Reggio avrebbero infine sostenuto i tre lungo le numerose tappe del viaggio in fatto di vitto e alloggio.
Dopo aver visitato Reggio, Motta San Giovanni, Bagaladi, Condofuri, San Lorenzo, Bova, Palizzi e Pietrapenna, giunse a Staiti la sera del 3 agosto, fortemente colpito dai meravigliosi boschi delle foreste Aizzana e San Mauro.
Poco è cambiato da allora; quella parte estrema della foresta Aizzana, e più specificatamente delle contrade Forestola e Gebbiola, al confine con la fiumara Melia e la parte opposta relativa all'antica foresta di San Mauro salendo verso la contrada Giarri sono ancora oggi dei posti straordinari dove si possono ammirare querce secolari, castagni e maestosi lecci.
La lettera di raccomandazione del consigliere De Nava era indirizzata a don Domenico Musitano (1804 - 1871), avvocato, supplente giudiziario, capo urbano e ricevitore, figlio del medico Giuseppe e di donna Fortunata Cordova, nonché fratello dell'arciprete Lorenzo.
Il soggiorno a Staiti fu per il Nostro contrassegnato da un fatto spiacevole: le camere di Don Musitani … erano così piene di baco da seta da esserne fuori ogni misura disgustati. Non poteva essere diversamente per l'abitazione di una famiglia che possedeva, fra l'altro, anche l'unica grande filanda e varie proprietà con piantagioni di gelsi di serico.
Edwar Lear forse non si rendeva conto di quanto l'attività legata al baco da seta costituisse per il paese; un'industria che, accanto all'allevamento del bestiame, all'agricoltura e all'artigianato, rappresentava in alcuni periodi dell'anno la principale economia di intere famiglie che, solo dedicandosi così intensamente, riuscivano ad arrotondare le entrate ordinarie e sperare in un futuro migliore.
La serata del 3 agosto proseguì per i nostri ospiti con l'usuale rinfresco di neve e vino e, aspettando la cena, il supplente giudiziario intrattenne i due con domande sulla produzione inglese.
Il giorno dopo, uno stormo di piccioni entrò dalla porta mal chiusa e svegliò Lear, Proby e Ciccio che decisero quindi di visitare il paese, dipingendo da varie angolazioni. Quest'ultima notizia, ovvero il fatto che i visitatori avessero dipinto in più punti ci rincuora, allettandoci molto con la sola speranza di poter visionare in futuro altre immagini della Staiti di centosettant'anni fa.
Il pranzo a casa Musitano fu per i nostri l'occasione per incontrare alcune fra le personalità più importanti del paese; oltre a donna Angela, moglie di don Domenico, vi erano anche il giudice Antonio Marano di Napoli e due religiosi, uno dei quali sicuramente l'arciprete Lorenzo Musitano.
Subito dopo il pranzo, i tre uscirono nuovamente per disegnare fra le rocce, pensando a come fare per ritornare a Pietrapennata il giorno dopo; l'incontro con gli Staitesi fu sempre cordiale. Proprio durante questa lunga giornata, fatto un salto fino alla contrada Giarri, lì vi sostarono per il tempo necessario a ritrarre Staiti da uno dei punti più panoramici, prima di rientrare nuovamente in paese. Durante quello stesso pomeriggio, poi, si avvicinò loro l'arciprete di Pietrapennata don Giovan Battista Martelli di Staiti (dotto latinista) che, avendo notato l'interesse di Lear per Pietrapennata e le sue foreste, li invitò a cena a casa sua.
Il giorno dopo, 5 agosto, un'ora prima dell'alba i tre lasciarono il palazzo dei bozzoli e si incamminarono per Pietrapennata. Disegnarono per tutta la mattinata tra i boschi della foresta Aizzana, proprietà dei De Blasio di Palizzi, lungo il versante che scendeva verso il torrente Melia, per poi salire fino alla cima della collina; scesi nel borgo di Pietrapennata fecero conoscenza con don Domenico Lucianò, al quale erano stati raccomandati dall'arciprete Martelli. L'arrivo dei tre fece confluire nella piccola piazza numerosi paesani e solo l'intervento del sacerdote consentì loro di divincolarsi e riposare in una stanza semibuia.
Nel tardo pomeriggio si incamminarono per fare ritorno a Staiti; questo secondo attraversamento della fiumara Melia, molto probabilmente, avvenne seguendo l'altro sentiero che portava all'altro mulino, quello della contrada Brasi, per poi proseguire sempre verso l'aria della contrada Giarri.
Le preoccupazioni di don Domenico Musitano per il colloquio tra l'inglese e quel prete di Pietrapennata andavano forse oltre un semplice risentimento personale verso il religioso. Anche se accompagnato dalle lettere di presentazione di personalità eminenti del Capoluogo reggino, dove i Musitano avevano per altro numerosi parenti, la visita dell'inglese proprio in un periodo particolarmente difficile dal punto di vista politico lasciava molti dubbi e lo stesso Lear non poteva poi immaginare che in quelle stesse camere dove stava alloggiando, dopo qualche settimana dalla sua partenza, si sarebbero cucite le coccarde e la bandiera tricolore per l'Insurrezione del 5 e 6 settembre.
Il 6 agosto, poco prima del levar del sole, i tre lasciarono Staiti e si incamminarono giù per la profonda collina fra piccoli vicoli verso la piana sottostante. Da queste ultime parole sembra proprio che i tre abbiamo percorso la strada mulattiera verso la contrada San Cesareo, anche se, considerata la loro meta successiva, sarebbe stato forse più opportuno attraversare invece la strada lungo il versante orientale in direzione della contrada Arsenti, passando dalla fontana della Rocca.
La cosa più interessante che la visita di Lear ha regalato a Staiti è proprio l'interessantissimo acquerello che costituisce finora l'immagine più antica del centro storico del paese, con le caratteristiche peculiari che l'hanno contraddistinto fino ai primi del Novecento: l'imponente Chiesa col suo campanile, il Palazzo della Corte a est e poi ancora su fino alla Chiesa di Santa Caterina di Siena della quale solo questo dipinto ricorda le essenziali linee architettoniche purtroppo andate perdute. Per non parlare poi del bel palazzotto in primo piano, abitazione dei Cordova giunti in paese da San Lorenzo dopo il matrimonio fra il civile Lorenzo e donna Deodata Cafari, figlia dell'avvocato Francesco e nipote del ricco medico Michele Francesco Cafari di Staiti.
L'immagine del paese, ripresa dalla contrada Giarre, al confine con la foresta di San Mauro, non ci consente di osservare purtroppo gli edifici che si ergevano lungo il versante est della rocca, come per esempio palazzo Musitano, l'altro palazzo Cordova (sede degli uffici della Regia Giustizia e del carcere circonadariale) e l'elegante abitazione con terrazza panoramica purtroppo demolita, così come per gli altri edifici che si affacciavano lungo la via principale del borgo e quelle verso il Palazzo della Corte. La lontananza dal centro, infine, non consentiva poi all'artista di ritrarre inoltre Il Romitorio e la Chiesa di Sant'Anna.
Nel suo complesso, comunque, l'acquerello del 1847 rappresenta una rilevante testimonianza storica che va a sopperire alla scarsità di disegni e fotografie del paese tra XIX e XX secolo.
A distanza di 170 anni dal soggiorno di Lear a Staiti, seguendo d'altronde l'esempio di molti altri paesi della provincia, l'Amministrazione comunale, la Pro Loco, il The anglo italian club di Reggio Calabria, la Voce del Sud e Calabria Sconosciuta, alla presenza degli eredi Musitano, hanno voluto ricordare l'evento apponendo una targa nei pressi dell'abitazione che ospitò il viaggiatore inglese fra la curiosità e la cordialità di quella gente laboriosa che gli offri le sue ottime pere e gli chiese ingenuamente di intercedere presso il re affinché il costo del sale potesse diminuire. E proprio l'abbassamento del costo del sale sarà uno dei punti cardine del manifesto programmatico della imminente Rivolta.
Fortunato Stelitano
*Nella foto in basso Palazzo Musitano, abitazione in cui soggiornò Lear.
https://www.inaspromonte.com/artestoria-ia/la-nostra-storia-il-soggiorno-di-edwar-lear-a-staiti-nell-agosto-1847#sigProGalleriaa9922129ae