La nostra storia. San Luca, Saverio Callipari, il prete sgozzato dai francesi
- Antonio Strangio
Il terribile destino riservato al povero sacerdote francese, il parroco Jacques Hamuel di anni 86, sgozzato da due uomini armati di coltello, durante la messa del mattino, nella chiesa di Saint Etienne – du Rouvray, vicino a Rouenin Normandia, il 26 luglio scorso, oltre a porre interrogativi agghiaccianti sulla barbarie umana che non conosce soste e limiti, a parte il fatto che è diventato una delle notizie mediatiche più lette su scala planetaria, perché secondo gli addetti ai lavori è un fatto unico e straordinario nel suo genere, viene smentito dall’ultimo lavoro di ricerca portato a termine e pubblicato dalla Fondazione Nazionale Corrado Alvaro. Il libro, al quale facciamo riferimento è: “L’eccidio del 16 dicembre 1806 a San Luca, nel contesto del decennio francese”. Un quaderno affidato ad un gruppo di esperti di storia locale, che ha cercato di fare luce su uno dei periodi più bui e confusi della nostra regione, allorquando la nostra terra fu invasa e ferita dall’esercito francese. “Un episodio – come scrive nell’introduzione il prof. Giuseppe Caridi, Presidente della Deputazione di storia Patria per la Calabria - che, come accaduto purtroppo anche in altre aree calabresi e meridionali, ha tragicamente segnato la realtà di San Luca, agli inizi dell’Ottocento”. Anche perché, scrive ancora il prof. Caridi – “gli anni compresi tra il 1806 e il 1815, comunemente definiti appunto «decennio francese» furono certamente tra i più sconvolgenti e drammatici della storia del Mezzogiorno d’Italia”. E poco importa o interessa, come scrive ancora Caridi – “il duplice volto del decennio: da un lato la violenza conquistatrice delle forze di occupazione e dall’altro, la costruzione di nuovi e più efficienti apparati civili e statali”.
Dell’episodio incriminato che anticipa di circa due secoli quello del prete francese gli storici si sono interessati poco e male, relegandolo nel limbo dei fatti – almeno così sembra – di nessuna rilevanza, tanto è vero che diverse sono le ricostruzioni dell’episodio, e incerto il luogo dell’efferato omicidio.
Sulla morte violenta del prete Saverio Callipari, come scopre don Pino Strangio, e non Calipari, come scrivono gli storici, ci vengono proposte due versioni. La prima versione – come scrive p. Stefano De Fiores, nella relazione: Don Saverio Callipari, prete sanluchese ucciso dai francesi nel 11806 – è offerta dallo storico reggino Carlo Guarna – Logoteta ( 1815 1882) per il quale l’uccisione del prete avviene nella sua casa mentre egli è in preghiera dinanzi al Crocifisso. «E fu miserevole caso quello, che entrati nella casa del Sacerdote Saverio Calipari, vegliardo sommamente venerato per la sua pietà, e trovandolo inginocchiato innanzi ad un crocifisso in atto d’implorar dal cielo un riparo alle patrie sciagure, un brutale fantaccino, presolo per i capelli lo trafisse a morte, quasi paventando di quella preghiera».
La seconda versione tramandata da Vittorio Vissalli ( 1858 – 1931) che pur dipendendo da Guarna – Logoteta, corregge il cognome di don Saverio, colloca l’uccisione del prete sanluchese «ai piè dell’altare… nella chiesa» e aggiunge particolari attinti da altra fonte, come il linciaggio del soldato francese che ha osato togliere barbaramente la vita ad un prete esemplare, molto amato dai suoi compaesani. «Occupando il borgo di San Luca altra schiera francese, accadde che un soldato per empia brutalità scannasse ai piè dell’altare il sacerdote Saverio Calipari, venerato uomo giusto e benefico. L’omicida cadde sul corpo della vittima, ed allora s’impegnò nella chiesa atroce lotta sui due cadaveri. Prevalsero gli imperiali, ma troppo cara pagarono la vittoria».
Questa è la versione sposata dai sanluchesi, come confermato qualche anno più tardi da don Massimo Alvaro, sacerdote e fratello del grande scrittore Corrado Alvaro, secondo cui l’uccisione del povero sacerdote avvenne nella chiesa di San Sebastiano, di cui il prete era economo, provocando la reazione violenta del popolo e quindi della truppa francese. Versione confermata anche dal sacerdote Piteri, come si può evincere leggendo la nota apposta sul Libro dei defunti.
Ma chi era don Saverio Callipari? Come scrive don Pino Strangio, nella relazione: I fatti del 1806 a San Luca nei registri e documenti parrocchiali, «egli nasce il 29 maggio del 1752 da Giuseppe Callipari e da Angela Spanò di Bianco. Aveva un fratello di nome Francesco, e una sorella di nome Vittoria. Abitava nella casa dello zio Francesco, Arciprete di San Luca e aveva un altro zio sacerdote di nome Giovambattista. Il suo primo vero nome era Ferdinando. Il nome di Saverio gli fu imposto a devozione del grande santo missionario, Francesco Saverio». Quando è stato barbaramente trafitto dallo spadaccino francese, non era un vegliardo sacerdote, perché aveva soltanto 54 anni.
Un martire rimasto ingiustamente nel limbo degli anonimi per più due secoli che, però, come scrive padre Stefano, «non implica i Francesi del nostro tempo, ai quali ci legano sentimenti d’amicizia, di solidarietà e di fraternità nell’ambito dell’appartenenza alla stessa Europa». Quell’Europa che oggi, sta prestando il fianco alle barbarie di un esercito, il quale, in nome di un Dio e una religione che soltanto loro riconoscono, stanno devastando e sconvolgendo diversi paesi del vecchio Continente.