La riflessione. Pensando Cesare Pavese…
- Mimmo Musolino
Quando rientravo dal lavoro ed avevo un poco di tempo libero mi piaceva soffermarmi ad ammirare le bellezze del nostro territorio: dall’Aspromonte, con gli stupendi panorami che si sposavano, alla vista, con lo Jonio e allo stesso mare con i meravigliosi tramonti e il navigare lento delle barche. Inoltre ero, e sono, attratto dalle ricorrenze che sollecitavano la mia fantasia ed il mio interesse. Quel giorno di agosto ero a Brancaleone, dopo essermi soffermato, come di solito, al Bar Roma, per sorseggiare un buon caffè e soprattutto perché vi era una riservata cabina telefonica (l’era dei cellulari non era neanche all’orizzonte) ed io avevo urgente ed irrinunciabile bisogno di telefonare ad una persona di Staiti (solo tanto tempo dopo seppi che quel Bar era anche il ritrovo di Pavese). Ma ironia della sorte quel giorno, era il 27 agosto, ho avuto modo di leggere che ricorreva l’anniversario della tragica morte di un grande scrittore, saggista, poeta e traduttore, di origine torinese, che si chiamava Cesare Pavese che era stato confinato proprio a Brancaleone, dal regime fascista ed egli era uno dei tanti intellettuali, molti anche calabresi come Francesco Perri, Corrado Alvaro e tanti altri uomini di cultura, vittime del fascismo. In questa cittadina Cesare Pavese visse solo sei mesi, dall’agosto 1935 a marzo 1936, ma quei mesi sembrarono anni tanto è stata l’intensità del ricordo lasciato dall’uomo e dal letterato. La bella cittadina jonica nella quale l’aria, a quel tempo, profumava, a secondo delle stagioni, di fiori di gelsomini e zagara di bergamotto era un mio luogo preferito e la mia presenza era bisettimanale; prima nella qualità di Capo Gruppo delle Casse Mutue Coltivatori Diretti, anche se giovanissimo , e mi aspettava sempre puntuale e preciso il segretario della Cassa Mutua locale, il compianto Cav. Domenico Condemi; successivamente, per motivi, d’ufficio presso l’U.A.Z. (Ufficio Agricolo di Zona) dove operavano i colleghi Valastro, Scaramuzzino, Ligato e Pasquale Gagliostro originario di Palmi, con il quale, negli anni sessanta , eravamo compagni di classe presso l’istituto agrario della città pianigiana ( è proprio piccolo il mondo….!) e poi per impegni politici , in quanto ero coordinatore per il comprensorio jonico prima della diccì e poi del PPI ,ed avevo come riferimento imprescindibile il carissimo e sincero amico Tonino Scammacca con il quale abbiamo intrapreso tante battaglie politiche e con il quale l’amicizia prosegue inossidabile ed abbiamo riscoperto la passione comune per l’agricoltura. Arrivai sul lungomare ed il brontolio stanco del risucchio delle onde del mare avevano preso il posto del vociare festoso dei bagnanti. Andai in cerca della piazzetta intitolata a Cesare Pavese e del suo busto bronzeo. Dopo affannosa ricerca mi ritrovai davanti ad un spiazzo in abbandono e un piedistallo con una scritta illeggibile sul quale vi era posta, forse casualmente da un burlone, una pietra levigata, dalla naturale potenza del mare, a forma di un grande uovo di struzzo che mi ricordava quelli visti, poco prima, nell’azienda di Patea e Condemi. A pochi metri da me un folto gruppo di persone era intento a proteggere, in religioso silenzio, la deposizione delle uova di una tartaruga marina la Caretta – caretta e cercai di informarmi sull’accaduto ma venni zittito prontamente e nessuno ebbe pietà e considerazione per la mia pena. Tempo dopo venni a conoscenza che anni indietro dei vandali e mani vigliacche che hanno precorso i tempi e sono stati antesignani delle azioni devastanti dell’ Isis nello scempio dell’arte e della cultura e nella distruzione di templi di antiche civiltà. Difatti il busto in bronzo di Pavese era stato divelto e cadendo si era un poco sfregiato e rotti gli occhiali. Dopo tanti anni quel basamento è ancora in abbandono ed il busto bronzeo di Pavese, raccolto da mani pietose, giace nei locali del Municipio di Brancaleone. Ed anche il Parco Letterario a Lui intestato non avuto fortuna in quanto non è stato approvato e finanziato dalla Regione Calabria. Disgraziato in vita e vilipeso anche dopo la tragica morte. Ma i tanti intellettuali di Brancaleone, la Pro Loco, l’Associazione Brancaleone Cultura, l’Amministrazione Comunale non sembrano essere rassegnati e le iniziative per ricordare Cesare Pavese sono sempre attuali come ad esempio il convegno dell’altro giorno “la figura del Pavese a Brancaleone”, con visita guidata alla casa dove egli era stato ospite e un dibattitto con uomini di cultura e semplici cittadini sui quali aleggiava invisibile la figura del compianto Gianni Carteri, morto da pochi giorni, come rammaricato…suo malgrado…per non poter essere presente fisicamente. Ma come mi ha esplicitato il giovane e dinamico presidente della Pro Loco, Carmine Verduci, che è intenzionato a diffondere i Caffè letterari, pare che a breve la piazzetta sul lungomare sarà rispristinata e abbellita, riqualificata come si usa dire in gergo tecnico, ed il busto bronzeo di Pavese, restaurato, ritornerà al suo naturale posto; così come la Biblioteca Comunale, intestata sempre a Cesare Pavese, sarà resa più agibile e funzionale e si uniranno tutti gli sforzi, al di sopra di ogni colore e fazione politica, per far si che il Parco letterario Cesare Pavese sia approvato e finanziato dalla Regione Calabria. Questa mio ricordo e aneddoto e solo di natura personale in quanto a Brancaleone molti sono le persone di cultura che meglio e più di me possono ricordare Pavese come uomo e come letterato. Qualche volta mi si arrovellava la mente, perché non capivo il mio grande interesse per Cesare Pavese. Niente ci accumunava né come cultura e modus vivendi. Io cattolico e lui ateo. Ma ogni volta, ragionando, sono arrivato sempre alla stessa conclusione: che l’amore per la Libertà e la Giustizia è un bene incommensurabile e può abbattere qualunque barriera ideologica e culturale.