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La Villa romana di Casignana: intervista all'ingegnere Antonio Crinò

  •   Redazione
La Villa romana di Casignana: intervista all'ingegnere Antonio Crinò

di Domenica Cufari, Giovanna Lucà, Mariantonietta Scuruchi - La Locride ospita, all’interno del proprio territorio, una moltitudine di siti archeologici e naturalistici: templi, teatri, cinte murarie che ancora oggi continuiamo a trascurare, a non valorizzare come meriterebbero. Tra queste spicca, a Casignana, il Parco archeologico della Villa romana di contrada Palazzi lungo la Statale jonica 106.

La storia: fu scoperta nel 1963

La villa fu abitata dal I al IV secolo d.C., epoca, quest’ultima, a cui risale un’importante ristrutturazione. Successivamente abbandonata nel V secolo, presenta però tracce di frequentazione fino al VII secolo. Circa la proprietà della villa si ritiene possa essere appartenuta ad un console romano o a un ricco proprietario terriero. La villa fu riportata alla luce quasi casualmente nel 1963, durante i lavori per la messa in posa di un acquedotto, quando parte delle strutture e dei pavimenti a mosaico furono danneggiate. I primi interventi furono effettuati a partire dagli anni ‘70 quando fu scavata una porzione della parte termale. Soltanto dal 1998 si è intervenuto con continui lavori di valorizzazione che, dei dodici ettari complessivi, hanno fatto emergere solo il 10 %. Grazie agli ulteriori finanziamenti regionali, il Comune ha promosso una serie di campagne di scavo (che hanno portato alla luce la parte residenziale), insieme ad altri lavori di restauro, la copertura del sito, le passerelle per la visita e un edificio adibito a biglietteria e bookshop.

Le geometrie: mosaici mozzafiato

Alcuni ambienti hanno piante complesse, come il frigidarium ottagono pavimentato a mosaico con motivo geometrico a cubi prospettici. Anche altri vani sono notevoli per qualità e varietà dei mosaici: policromi, geometrici o figurati. Fiore all’occhiello dell’area musiva è la cosiddetta “Sala delle nereidi” in cui si conserva un ampio mosaico pavimentale, a grandi tessere verdi e bianche, raffigurante un “thiasos” marino con quattro nereidi rispettivamente sedute sulla groppa di un leone, un toro, un cavallo, una tigre, tutti muniti di pinne secondo un’iconografia tipica dei mostri marini. Di grande rilievo anche la “Sala di Bacco” dotata di un mosaico che raffigura il dio in stato di ebbrezza sorretto da un satiro. È interessante rilevare la presenza del tema iconografico del vino, quanto mai significativa in una terra in cui si produce un’eccellenza enologica come il celebre vino Greco di Bianco, di antichissima origine.

Sale e fontane: un inno alle stagioni

A ovest delle Terme occidentali è posizionata una fontana monumentale con cisterna. I vari ambienti dell’ala abitativa si affacciano su un unico grande spazio, un tempo giardino, abbellito da un porticato, aperto sull’ingresso principale. Sul versante marino della villa si estendono altre pavimentazioni di notevole pregio. In una sala utilizzata per i banchetti detta delle “Quattro stagioni”, sono raffigurati i volti personificati di autunno, inverno, primavera ed estate in forma allegorica. Mosaici a disegni geometrici caratterizzano aree abitative e di passaggio. Anche il più grande ambiente finora ritrovato, “sala absidata”, presenta scene di grande interesse archeologico e artistico.

Oggi alcune trasmissioni televisive a scala nazionale quali Presa Diretta e Tg2 Dossier hanno elogiato il sito divenuto a pieno titolo un progetto che attrae visitatori in maniera consistente (circa 25.000 annui) ed è protesa ad entrare nel contesto dell’Area metropolitana. La bellezza e l’importanza del sito meriterebbe una affluenza maggiore da parte dei residenti.

Bellezza e turismo: nuove economie

Con le ultime sovvenzioni si è pensato di migliorare la villa mettendola a passo con i tempi con integrazioni dello scavo archeologico, il completamento del restauro dei mosaici, la realizzazione di un teatro all’aperto, edifici di servizio, un parcheggio attrezzato ma soprattutto la parziale virtualizzazione degli ambienti. La valorizzazione dei beni culturali in un discorso che comprenda l’intera provincia dovrebbe essere in grado di creare dal basso una nuova economia, fatta di turismo, cultura e prodotti tipici che si inserirebbero facilmente in un panorama internazionale.

Nelle foto: gli ambienti della villa, con i mosaici e le terme, l’ing. Antonio Crinò, intervistato a scuola dagli studenti dell’Istituto La Cava di Bovalino


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