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Le mamme del Gagini. Un “Palermitano” da portare nelle scuole

  •   Carmine Verduci
Madonna della Neve. Foto di Pino Macrì Madonna della Neve. Foto di Pino Macrì

In Calabria non è difficile trovarsi di fronte ad un’opera gaginiana, ciò equivale a fare un tuffo nella storia dell’arte e nella storia del meridione d’Italia.Antonello Gagini è figlio d’arte, allievo del padre Domenico, scultore ticinese che operò specialmente in Sicilia. Molte sono le opere incompiute che vennero completate da Antonello dopo la sua morte. La scultura di Antonello, il tocco del suo scalpello, la ricerca dei particolari e dei volumi delle figure rappresentate, sono una firma inconfondibile, ed è difficile non rendersi conto di avere di fronte “un Gagini”. La voluminosità delle stoffe che ricoprono il corpo delle Madonne è l’espressione tangibile delle tecniche rinascimentali nel Meridione d’Italia. Sembra che l’artista, con il suo tocco, voglia far vivere il marmo bianco, in cui ama plasmare i corpi delle figure. Le opere gli vennero commissionate da alti prelati o da nobili famiglie di tutta Italia. Sculture che oggi si trovano in numerosi santuari e chiese del Sud, nell’area della bassa Calabria. Antonello Gaggini lascia un patrimonio di inestimabile valore storico e di immane bellezza, spesso al centro di numerose diatribe sull’attribuzione della Scuola gaginesca. Nel gruppo marmoreo dell’Annunciazione, venerata nella Chiesa di S. Teodoro a Bagaladi “le figure sembrano dialogare fra di loro con una naturalezza tale che le loro espressioni rievocano il momento, con un gioco di sguardi ed espressioni che disarmano lo spettatore”.

Come non stupirsi delle fattezze materne della Madonna della Neve, venerata nella Chiesa Matrice a Bovalino Superiore, o della Madonna col Bambino a Roccaforte del Greco. A Staiti, piccolo borgo medievale alle propaggini sud orientali dell’Aspromonte, vi è all’interno della chiesa dedicata a S. Maria delle Vittori, e una Statua della Vergine col Bambino che viene attribuita allo scultore, ma la statua se ben diversa e di fattura più arcaica è datata 1622 opera di Martino Regi (fonte: Hanno Walter Kruft – Francesco Caglioti, e Mimmo Pisani). Non possiamo dimenticare il mezzobusto di S. Maria della Lica, o dell’Alìca (attualmente custodito nella chiesa parrocchiale dello Spirito Santo a Pietrapennata, suggestiva frazione di Palizzi), anticamente venerata in un monastero dedicato alla stessa, che oggi, ridotto in rudere, è diventato meta di studiosi ed escursionisti. Ma l’esempio degli esempi, che rende l’opera di Antonello Gaggini eccelsa, è sicuramente la Madonna dell Grotta di Bombile “dalle fattezze sovraumane, è forse una delle opere più belle dell’artista e che più rappresenta la Bottega gaginiana in Calabria”. C’è da dire che in tutta l’Area grecanica vi sono numerose opere del Palermitano e, tra queste, alune non ancora riconosciute, o recentemente attribuite ad altri scultori del tempo: è il caso delle Vergine col Bambino a Bova (RC) custodita nella concattedrale dell’Isodia (o della Presentazione), collocata sull’altare principale. Il mezzobusto in marmo bianco, che fino a qualche tempo fa si pesava fosse opera di Antonello Gagini, secondo recenti studi, si è rilevato essere opera dello scultore siciliano Rinaldo Bonanno. La bottega gaginiana, per la sua maestranza, lascia a noi, popolo calabrese, una ricchezza di inestimabile valore, da custodire, ammirare e far conoscere nelle scuole, che spesso rilanciano altri straordinari esempi dell’arte italiana dimenticando il grande patrimonio artistico che la Calabria e la Sicilia possiedono. È impensabile omettere tali esempi del Sud Italia, che portarono la scultura ad alti livelli, spesso vicini alla perfezione, al pari dei grandi maestri.

IL CASO OPERE VERE, OPERE PRESUNTE

La scuola gaginiana doveva essere molto famosa in Calabria, tanto da vedersi attribuire la quasi totalità delle sculture sacre, che poi si sono rivelate essere di altri. La Madonna col Bambino di Staiti (Chiesa S. Maria delle Vittorie) si è scoperto essere opera di Martino Regi 1622. La Madonna di Monte Stella, che si pensò gaginiana, è opera di Bottega siciliana, ovvero realizzata da “Gagini e Bonanno”. Altro esempio è la Madonna dell’Isodìa venerata nella Concattedrale a Bova che recenti studi attribuiscono a Rinaldo Bonanno, scultore messinese. Lo stesso clamoroso errore si è avuto per la statua del Ss.Salvatore nella chiesa di Gallicianò (attribuita poi ad un artista locale) che presenta, soprattutto nel basamento, richiami analoghi alla scultura del Gagini. Vale anche per la Madonna col Bambino nella chiesa parrocchiale di Roccaforte del Greco, caratterizzata da lacune stilistiche che si discostano molto dall’opera della bottega Gagini. Molte altre opere disseminate nei santuari della Locride e dell’area Grecanica, nascoste, spesso sconosciute, attendono di essere studiate. Quel che certo è che Gagini lascia in Calabria una traccia indelebile.

GLI ANGELI DI BOMBILE

Secondo la leggenda la statua fu scolpita da mani angeliche, che trasformarono il modello in gesso non ancora terminato dallo scultore, nel marmo d’alabastro che è oggi. Un prodigio che portò alla sua collocazione in un Santuario scavato nella roccia tufacea. Il 28 maggio 2004 alle ore 12,30, a seguito di una frana, il Santuario venne sepolto da tonnellate di roccia, cancellando così secoli di storia. Il questa triste occasione la statua rimase illesa.Oggi si trova nella chiesa dello Spirito Santo di Bombile.


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