Maria e la Sibilla
- Ulderico Nisticó
Credo che i lettori conoscano in qualche modo la leggenda della Sibilla di Polsi e dell’Aspromonte; e se no, la narriamo; e ne diamo un’interpretazione. La Sibilla (a Scibilia) è una donna bella e sapiente, che fa da maestra (maìstra) di ragazze, cui insegna cucito e altre arti femminili; sua allieva (discìpula) è la giovanissima Maria. Da profetessa, la Sibilla viene a sapere che Maria sarà Madre di Dio; mossa da invidia le muove ogni genere di ostilità: e qui s’innestano diversi miti eziologici di cose e usi. Sconfitta, la Sibilla si rifugia in una grotta, e attira con il suo fascino gli uomini: ma nessuno ne è mai uscito vivo. La grotta è posta sopra il Santuario, e quando si tiene la grande processione, bisogna che la Sibilla non veda la Madonna. Un evidente caso di sincretismo religioso: un culto pagano viene sostituito con la fede cristiana, ma non del tutto cancellato dalla memoria. Con questo procedimento il daimon è divenuto daemonius e demonio. Se Polsi era un santuario pagano, ciò giustificherebbe l’esigenza di sacralizzarlo cristianamente con la presenza della Madonna e una chiesa. Numerose sono le Sibille del mito greco; si parlò, in seguito, anche di una Sibilla Locrese. Esse profetizzano, e sono tramite tra i mortali e l’oracolo degli dei. Questi si manifestano in molti luoghi, e certo quelli di più difficile accesso, e densi di alberi sacri come le querce, possono apparire più magici e misteriosi di altri. Gli oracoli e luoghi sacri sono meta di pellegrinaggi, e, di conseguenza, luoghi di raduno e occasioni di fiere. Pagano è un termine impreciso che abbiamo usato per brevità. Ma sappiamo da Plutarco e Polieno che i Locresi, quando giunsero sulle nostre coste, trovarono dei Siculi, che, secondo Tucidide, avevano ancora una coscienza etnica nel V secolo. Di loro diremo qualche altra volta. Questi, e altre popolazioni dell’interno, avevano credenze e riti diverse da quelli greci “apollinei”, e fondati, come il mito di Persefone, o Proserpina, sulla ciclicità della vita e della morte; e sulla trasmigrazione delle anime fino al raggiungimento della quiete nel lago ipoctonico di Mnemosine: così leggiamo nelle lamine orfiche ripiegate sui petti dei defunti. Persefone e i Dioscuri sono le due anime di Locri, quella olimpica (i Dioscuri sono figli di Zeus) e quella terrestre. In qualche modo derivano da queste antichissime premesse le credenze diffuse e nell’Aspromonte propriamente detto e nei suoi contrafforti: la magia nera e i suoi amuleti e gioielli e, per il “contraffascinu” le “magare”, figlie di magare, e i cui poteri si ricevono in chiesa la Notte di Natale, ma non è buona magara se non quella cui non sono state dette tutte le parole del battesimo. Ecco un altro esempio di sincretismo. C’è una sorta di religione parallela con diverse manifestazioni: le ragazze hanno una sorta di comaraggio segreto, che si ottiene bruciando assieme il fiore di San Giovanni il 24 giugno: e si dice “cummari e hiuri”; molti luoghi sono abitati da morti e altri spiriti, e più d’uno giura di parlare con loro; e se una giovane vuole attirare a sé un uomo, si rivolge alla stella di Lucifero, e prega così: “O stella chi si’ la chiu’ lucenti, mandami lu demoniu chiù potenti”, e bisogna fare il nome della persona. Lucifero è il demonio, ma anche Afrodite Venere.