Polsi nella letteratura, da Corrado Alvaro a Pasquino Crupi
- Antonio Strangio
Quando parliamo di Polsi nella letteratura, il nostro pensiero va subito a Corrado Alvaro, lo scrittore calabrese che meglio di ogni altro ha saputo interpretare e rappresentare l’animo di questa terra, ma, ancor di più, ha saputo rappresentare l’animo della gente d’Aspromonte.
Corrado Alvaro
Nasce a San Luca il 15 aprile 1895 in quella casa alta come un torrione, dove lui visse gli anni più belli e popolati, esordisce nel mondo della letteratura con un libricino, un opuscolo sulla storia del Santuario. Studente liceale di soli 17 anni, per fare un piacere alla madre Antonia Giampaolo e al superiore del tempo don Giosofatto Mittiga, dedica al vetusto luogo di culto un racconto-saggio di soli 64 pagine, stampato in proprio presso la tipografia Serafino di Locri, prezzo di copertina dieci lire: Polsi, nell’arte, nella leggenda e nella storia. Siamo nel 1912 e fino a quel momento la letteratura calabrese ignora che in Calabria siano disseminati 400 monasteri basiliani meritevoli di una maggiore attenzione.
Alvaro attacca questa forma di indifferenza, e in Polsi, nell’arte nella leggenda e nella storia racconta il Santuario come luogo di devozione e di fede popolare, ma ancor di più racconta la fede e la devozione di un intero popolo per una Madonna che come lui scrive “pare fatta di carne”.
Lo scrittore avverte che il suo lavoro, che accende la luce sul Santuario, è il frutto di un paziente studio su libri, archivi, biblioteche comunali ed ecclesiastiche. Lui scriverà la storia là dove c’è il documento, viceversa si farà aiutare dalla tradizione e dalla leggenda dove manca la storia, perché, come tutti sappiamo, la leggenda rappresenta un po’ la stampella della storia. Di Polsi e della sua festa traccerà un itinerario straordinario, sul quale poi si incammineranno tutti gli autori calabresi e non che decideranno di interessarsi del monastero più antico della Calabria.
La teoria del viaggio, il racconto e la descrizione mirabile del giorno della grande festa diventano i colori di un quadro che affascina e attira, perché tutti i segni polsiani portano alla Madonna.
Si mangia carne di capra in onore della Madonna; si prega in onore della Madonna; si balla la tarantella che è un po’ l’inno dell’Aspromonte in onore della Madonna; si canta in onore della Madonna; si va in processione in onore della Madonna; si genuflettono gli animali offerti come voto davanti alla Madonna.
Insomma, Alvaro fa capire che in questa festa il sacro entra dappertutto, e che a Polsi si celebra la festa più importante e animata della Calabria, quella che fa conoscere la vera natura degli uomini, perché Polsi, dice ancora Alvaro, è un appuntamento di fede e non un viaggio fine a se stesso.
Per dirla con le parole del più grande mariologo italiano (anch’egli di San Luca), padre Stefano De Fiores, passato a nuova vita il 14 aprile 2012, “il popolo diventa un luogo teologico per una maggiore comprensione della Vergine”.
Questo per quanto riguarda Polsi, nell’arte, nella leggenda e nella storia che, ripeto, è importante anche perché segna l’esordio nella letteratura italiana di Alvaro, destinato da lì a poco a diventare il cantore più grande della Calabria, e uno degli scrittori più apprezzati del 900 italiano.
Di Polsi torna ad interessarsi nel 1925 quando pubblica il libro sussidiario La Calabria. Una breve ma precisa descrizione del luogo e di ciò che nel luogo c’è, approfondita più tardi nel 1931, in quella famosa relazione sulla Calabria che tiene a Firenze poi raccolta in un volume per i tipi di Nemi. Un anno prima, cioè nel 1930, Polsi diventa l’elemento culminante del primo capitolo del suo libro più famoso Gente in Aspromonte, un’opera che non è un romanzo ma un racconto lungo. In questo capitolo, Alvaro sottolinea l’amore e il rapporto che lega i pastori d’ Aspromonte con la Madonna, tracciando un profilo molto forte della metafora del viaggio, del pellegrinaggio e dei tanti volti che a Polsi diventano il volto della sofferenza, della preghiera e della speranza.
Altro racconto che parla di Polsi ha per titolo Coronata. Qui il protagonista è il miracolo, al quale la giovane ragazza assiste in prima persona. Altri racconti nei quali Alvaro ormai più che maturo parla di Polsi, sono Temporale d’autunno (inserito in Gente in Aspromonte), e Il ragazzo solitario che invece fa parte della raccolta il cui titolo èIncontri d’amore.
Gli autori calabresi
Ovviamente, sul Santuario più antico della Calabria, legato al ritrovamento della famosa croce, avvenuta nel lontano 1144, esiste una vasta letteratura che non è legata soltanto al nome di Alvaro. Fortunato Seminara, Francesco Perri, Mario La Cava e Antonio Delfino, per restare nell’ambito degli autori calabresi più importanti, decantarono e descrissero le bellezze del pio luogo, considerato il piccolo San Bernardo della Calabria. Non sono riusciti ad avvicinare Alvaro, ma in compenso hanno dato uno spaccato della festa e dei segni polsiani, che serve a rendere sempre più grande e interessante tutto ciò che ruota intorno al Santuario.
Domenico Giampaolo
Un altro lavoro interessante è Un viaggio al Santuario di Polsi in Aspromonte, del medico, anche lui di San Luca, Domenico Giampaolo. Un libro che appare postumo nel 1913 a cura della moglie, cioè due anni dopo la sua morte, e uno dopo l’esordio famoso di Alvaro. Rivisitato e arricchito da un’interessante introduzione curata dallo scrittore e storico di cose locali, Fortunato Nocera, il libro è stato ripubblicato nel 2011 dalla casa editrice Città del Sole di Reggio Calabria.
Edward Lear
É chiaro che un luogo così carico di storia e di leggende non poteva non incuriosire alcuni studiosi inglesi, che a cavallo dell’800 visitarono in lungo e in largo la Calabria. Su tutti lo scrittore e pittore Edward Lear che, nel suo Diario di un viaggio a piedi del 1847, dedica alcune pagine al Santuario dopo un lungo viaggio che da San Luca lo porta fino a Polsi. Lear scrive una delle pagine più belle e suggestive a proposito della visione del Santuario, quando si scala la montagna: «Senza ombra di dubbio, Santa Maria di Polsi è una delle più notevoli scene che io abbia mai visto; l’edificio è pittoresco, ma non molto antico, e senza pretese di gusto architettonico; ed è situato in alto sopra il grande torrente, che viene in giù dalla vera cima dell’Aspromonte, la cui alta vetta – Montalto – è il tetto e la corona del paesaggio.
Al livello del monastero, da questa altezza, appaiono serie di alberi di bellissime foglie, intervallati da verdi radure, e giù in fondo massicci gruppi di castagneti, di neri lecci, di scure querce in successione e, alla cima di tutto, le pinete.
Il carattere perpendicolare dello scenario è sorprendente, le rupi boscose da sinistra a destra lo chiudono come le quinte di un teatro; e poiché nessun altro edificio è in vista, l’incanto e la solitudine di questo luogo sono completi. Nessun altro posto, persino più remoto, fa intravedere un paesaggio di maggiore contrasto persino con quelli in cui giacciono spesso i solitari monasteri d’Italia, che dalla loro altezza e dal loro angolo dominano o una distante pianura o il mare. Qui, invece, tutto intorno, al di sopra e al di sotto, è chiuso da boschi e montagne – nessuno sbocco, nessuna verità – soltanto la solitudine e il senso dell’eremitaggio regnano sovrani».
Salvatore Gemelli
La storia di Polsi viene fuori però in tutta la sua bellezza il giorno in cui un medico di Anoia, Salvatore Gemelli, pubblica un poderoso volume Storia, tradizioni e leggende a Polsi d’Aspromonte (Gangemi editore, 1992). Gemelli non trascura niente, ogni segno è approfondito e catalogato.
Il convegno del 1988
Altro lavoro interessante sono gli atti del convegno del 1988 Santa Maria di Polsi. Storia e pietà popolare, a cura del professore Antonio Borzomati, Laruffa Editore. Il vescovo del tempo, Antonio Ciliberti, giustamente la definisce “una raccolta ricchissima in cui gli autori sono riusciti a riscoprire valori di autentica religiosità, da riconoscere e valorizzare, in prospettiva di un opportuno rinnovamento della pietà mariana nella nostra Chiesa”.
Il IV Colloquio di mariologia
Di particolare interesse teologico ed ecumenico, sono gli Atti del IV Colloquio internazionale di mariologia, tenutosi a Polsi nei giorni 13-14 settembre 1999, Il Mistero della Croce e Maria, edizioni Monfortane, Roma 2000.
Un evento voluto tenacemente dal rettore don Pino Strangio e realizzato in collaborazione con l’Associazione mariologica interdisciplinare, rappresentata dal direttore editoriale padre Stefano De Fiores e dal segretario Enrico Vidau. In quell’occasione Polsi ha visto, oltre a vari teologici cattolici, il pastore valdese Ermanno Genre e il laico ortodosso Costantino Charalampidis discorrere sulla Croce e sulla Madre del Signore.
Un altro lavoro che merita di essere ricordato è quello del giornalista Stefano Zurlo, che scrive uno straordinario racconto sul Santuario, inserendolo poi in una raccolta dedicata ai santuari mariani più importanti d’Italia. Un lavoro notevole che gli vale il premio letterario Corrado Alvaro, sezione giornalismo.
La guida illustrata
La piccola guida illustrata, invece, rappresenta la sintesi di tutti questi libri, dai quali sono state estrapolate le parti più interessanti che potrebbero servire al pellegrino che arriva a Polsi e che vuole conoscere la storia del Santuario, e al pellegrino che non può arrivare a Polsi, ma vuole lo stesso avere un’idea di questo luogo di culto. Grande spazio viene dato alla fotografia perché è convinzione comune che una bella foto possa essere più convincente e chiara di qualsiasi testo. Duecento fotografie, ognuna delle quali racconta a colori i momenti più attesi del giorno della festa, la notte della grande veglia, la festa della croce, i pellegrinaggi. Si tratta di 116 pagine arricchite da una breve introduzione del vescovo, padre Giuseppe Fiorini Morosini, che possiamo intendere come la carta d’identità del Santuario.
Raffaele Leuzzi
In questo contesto possiamo inserire alcuni scatti liberi, affidati il più delle volte a soggetti inesperti di fotografia, che intendono raccontare un periodo o un qualcosa della vita che ci appartiene. É il caso di Saluti da Polsi (Scritti e ricordi tra le immagini), di Raffaele Leuzzi, uomo di cultura e presidente dell’Associazione “Aspromonte” con sede in Delianuova. Il libro, che lui ha voluto dedicare “a chi sulle orme dei padri, spera di trasformare questa nostra terra di Calabria in un giardino di Dio”, appartiene sicuramente a questa collana fortunata.
Un centinaio di pagine, corredate di fotografie a colori e in bianco e nero, che ben racconta la storia del rinomato Santuario.
Nel libro, edito da Nuove edizioni Barbaro di Caterina Di Pietro, essa è ricostruita passo passo, la presentazione è di Giancarlo Maria Bregantini, il vescovo che più di ogni altro ha contribuito a valorizzare l’Aspromonte e i suoi tesori, su tutti Polsi, icona del famoso massiccio aspromontano.
Le foto, alcune delle quali molto vecchie, sono accompagnate da pensieri e brevi racconti di alcune delle personalità più importanti del panorama letterario calabrese. Un libro di memorie per raccontare la memoria, un recupero che ci fa sentire forte il sapore del passato per farci conoscere e capire meglio il presente, sull’onda emotiva che possono suscitare le fotografie selezionate, alle quali le didascalie fanno da cornice.
Le immagini, lontane ma vicine nello stesso tempo, regalano un insieme di testimonianze che meritano di entrare di diritto nella categoria di libri che si leggono, si consultano, si ammirano e si conservano. Al testo, che in copertina si permette una suggestiva veduta della vecchia Polsi (la nuova è un cantiere aperto che tende a recuperare per conservare e migliorare, grazie alla tenacia del vescovo e del rettore don Pino Strangio), fa da cornice la presentazione di Giancarlo Maria Bregantini, un’introduzione veloce e piena di riflessioni profonde, di chi meglio di ogni altro ama l’Aspromonte perché ama la gente di Calabria. «Un’opera preziosa – scrive l’alto prelato di Locri che è anche abate del rinomato luogo di culto – con due grandi obiettivi: la memoria e la speranza».
Un’immersione nella straordinaria festa polsiana, quella che più di ogni altra ti fa conoscere la natura degli uomini. Un viaggio nella memoria che illumina il cielo di Polsi e suscita emozioni antiche e nuove a chi ha già visitato il Santuario e a chi ancora non lo ha mai visitato.
Mario Nirta
Una nota a parte merita l’ultima attenzione dedicata al Santuario dallo scrittore Mario Nirta, Polsi, il sapore di una favola, Interstampa Srl 2003, la faccia ironica della letteratura, che serve per meglio digerire le confuse vicende che gravano attorno a Polsi, e perché finalmente un autore che non è più un ragazzo ma ha la fantasia e l’anima dei ragazzi ci presenta il Santuario e tutti i suoi segni come mai li abbiamo visti, cioè col sapore delle vecchie favole, non disdegnando quella dose di umorismo che serve per rendere più appetibili cifre e citazioni che non sempre trovano la simpatia dei lettori.
Un libro veloce, scattante, che in poche e approfondite pagine presenta secoli di storia e di vicende, regalando alla fine una cartolina di rara bellezza da conservare e tramandare ai posteri.
Pasquino Crupi
Pieno di affetto, amore e rinnovato sentimento è invece Il romanzo di Maria di Polsi, dedicato al superiore del Santuario don Giosafatto Trimboli. Un’idea dello storico di letteratura calabrese Pasquino Crupi che ha riordinato tutto il materiale che il compianto superiore aveva recuperato e sistemato, corredato da un’interessante intervista realizzata dallo stesso Crupi che ha per protagonista il superiore-maestro che ha retto le sorti del Santuario per ben ventisette anni.
Storia, leggenda, letteratura e notizie s’intrecciano meravigliosamente consegnandoci alla fine uno spaccato unico del mondo polsiano. La Madonna di Polsi nella letteratura calabrese, curato anche questo da Pasquino Crupi, è un altro dei testi che, attraverso l’opera di alcuni scrittori, fa di tutto per presentarci e raccontare il mondo di Polsi.