Un nome per le contrade
- Pino Macrì
I Catasti Onciari erano strumenti fiscali imposti nel 1742 in tutto il Regno di Napoli, e redatti nell’arco di quasi un ventennio (a Bovalino il C. O. fu completato nel 1745, ma nel Regno si registrarono casi in cui addirittura qualcuno non fu nemmeno completato, fino al loro abbandono).Vi dovevano essere elencati tutti i cittadini, partendo dai “capifuoco” (i capifamiglia) e, a seguire, tutti i beni a qualunque titolo posseduti o condotti. Ne scaturì uno sterminato elenco di appezzamenti di terreno, piccoli e grandi, che, in mancanza di una forma particellare come l’attuale, dovevano essere indicati come posizionati in una determinata contrada. Queste contrade talora erano identificate con nomi di santi, talora con caratteristiche del luogo, talora con il patronimico. Ciò che a noi interessa è la messe vocaboli che costituivano la toponomastica, da cui molto spesso si evince ancor di più lo strettissimo legame del nostro territorio con le “due grecità” (quella arcaica e quella recente).
(Contrada di Africo Antica chiamata Ceramidio)
Prima di procedere alla lettura, è bene premettere che, all’epoca, Benestare e Cirella di Platì, ed i rispettivi territori, erano “casali” – cioè frazioni – di Bovalino, per cui molti dei toponimi sotto riportati oggi non ricadono più in territorio bovalinese.
Agliona = Oliveto (elaiònas)
Antelìa = Terreno esposto al sole (Antelios)
Argada = terreno argilloso molto fertile (orgàs, orgàda)
Argagnaro = vasaio (Orgànos)
Armirà = pieno di salsedine, salato (armìra)
Bonì = monte (bounì)
Bricà = luogo irrigato o di tamerici (broche)
Caccamo = grande caldaia dei pastori (kàkkabos)
Capizzi = cavezze (kàpistron)
Caridi = la noce (karydion)
Catarratti = cascate a precipizio (katarràktes)
Ceravolo = suonatore di corno (keràules)
Cessarè = luogo di fossili o di ghiandaie (kìssaros)
Chialante = territorio soggetto a franamenti (chalào = franare)
Coco = pene (kokò)
Colàrchina = luogo di adoratori di divinità arcaiche (da kòlax, adoratore, e arché, primitivo)
Cuccuruta = pieno di chicchi o melograni (kòkkoron)
Donacà = canneto (donakòn)
Drafà = luogo di arbusti di alloro (drafnàs)
Dromo = strada principale (dròmos)
Drosi = rugiada (drosìa)
Frazzà = luogo con recinti (fràsso)
Giaramidìo = luogo ove si fabbricano tegole (keramidèion)
Gissogrande = luogo con gesso (ghypsos)
Giustratico = Campo militare (?) (ghyes stratikòs)
Lacchi = luogo avvallato (làkkos)
Limbìa = desiderio; spesso: nome di sorgente (limbèia)
Madda = focaccia, pane d’orzo (màdda)
Masilagudi = pelle di coniglietto? (mastelagoudi?)
Mauropica = sorgente nera (mauropègos)
Melìa = frassino (melìa)
Malachìa (Melochia o Melochea) = Luogo di malve ? (malachìa); canto melodioso ? (mélos chàios)
Mirto = mirto (mìrtos)
Mizzolèo = terreno arido e sabbioso (myzolitò)
Muzomina = metà mese (mèsos myna)
Nasida = terreno fertile lungo un corso d’acqua (nasìda – neogreco)
Nicopoleo = città della vittoria (nikòpolis)
Pintammati = di cinque lunghe vesti (pentommàtes)
Pioca = pino marittimo (peuké)
Praca = pietra piatta (plàcca)
Rodìa = rose? Melograne? (ròdon, roìa)
Sandrechi = quanto corre ? (òs antrèchei)
Scaminà = luogo di gelsi (skàminos)
Scanio = sgabello? (skamnìon)
Scinuso, Scinoso = pieno di lentischi (schinòs)
Stefanìa = cerchio, corona (stefàni)
Vitina = grande recipiente di creta (bitìna o bitìne)
Zaccani = recinti per agnelli (sikòs)
Zopardo = al riparo dalle bestie (zòos pàrdos, da Capialbi, dove le bestie sarebbero i saraceni) oppure = portone, porta di accesso alle mura (exòporta).