Menu
In Aspromonte
Cinema: Il docufilm “Terra mia” da San Luca ad Altamura

Cinema: Il docufilm “Terra mia…

di Cosimo Sframeli - ...

Recovery: UeCoop, per 80% imprese Calabria aiuti solo fra un anno

Recovery: UeCoop, per 80% impr…

C’è un clima di sfiduc...

Bovalino: La Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, dott.ssa Racco, scrive alle autorità competenti in merito alla situazione scuola, al fine di evitare un sacrificio ingiusto ai bambini calabresi

Bovalino: La Garante per l’Inf…

La Garante per l’infan...

Coldiretti, nubifragio nel crotonese: «dopo la grande paura il bilancio dei danni sarà pesante»

Coldiretti, nubifragio nel cro…

I violento nubifragio ...

Coldiretti, in vigore l’etichetta Made in Italy per i salumi. La trasparenza che tonifica l’economia calabrese ed è valore aggiunto per i suinicoltori

Coldiretti, in vigore l’etiche…

Adesso non conviene ba...

Bovalino, conclusi i lavori di ampliamento della Scuola dell’Infanzia di Borgo e di riqualificazione con messa in sicurezza del plesso scolastico

Bovalino, conclusi i lavori di…

L’Amministrazione Comu...

Federaccia e AA.VV. Calabria sulla VINCA al Calendario Venatorio 2020-2021

Federaccia e AA.VV. Calabria s…

Reggio Calabria 2 nove...

Coldiretti Calabria, i cinghiali sono troppi: la Regione intervenga con piani di abbattimento selettivi

Coldiretti Calabria, i cinghia…

Ci sono troppi cinghia...

Artigiani e produttori insieme al Parco dell’Aspromonte ad Artigiano in Fiera

Artigiani e produttori insieme…

Oltre un milione di vi...

Nel Parco dell’Aspromonte vive una delle querce più vecchie del mondo

Nel Parco dell’Aspromonte vive…

Una Quercia di oltre 5...

Prev Next

Zanotti Bianco, il profeta disarmato

  •   Carlo De Giacomo
Zanotti Bianco, il profeta disarmato

Per chi, come me, ha iniziato l’impegno nel campo della tutela del patrimonio culturale durante gli anni 80, anni di disimpegno politico e sociale, la figura di Umberto Zanotti Bianco, conosciuta solo attraverso i suoi scritti, ha rappresentato quel momento ispiratore che ha poi condizionato quasi con una specie di vocazione, sul piano intellettuale e soprattutto morale, la mia vita per tutti gli anni a seguire.

Un profeta disarmato, Zanotti Bianco

Ha scritto lo storico Alessandro Galante Garrone nella prefazione dei volumi del Carteggio pubblicati da Laterza nel 1987, che il tratto comune che lega la produzione epistolare di Zanotti Bianco pare essere «la necessità – di fronte a qualsiasi soperchieria autoritaria – di rompere il silenzio acquiescente, di gridare, di protestare: ma non per un atto di singola protesta bensì per il continuo, rettilineo insorgere della sua coscienza di fronte a ogni ingiustizia».

A distanza di poco più di mezzo secolo dalla sua scomparsa, cosa scriverebbe Umberto Zanotti Bianco. Quali le sue denunce?

Villaggi che per secoli avevano saputo crescere conservando l’impronta di una cultura dell’abitare tanto più nobile, quanto più povera sono sempre più spesso assediati da nuovi, anonimi quartieri, che cancellano dall’orizzonte campanili, torri, mura, alberi secolari. Monti, campagne, marine sono sempre meno il tesoro ed il respiro di tutti i cittadini e sempre più facile riserva di caccia di chi calpesta il bene comune per il proprio cieco profitto.

Qualche numero

Tra il 1990 ed il 2005 la superficie agricola utilizzata (SAU) in Italia si è ridotta di 3 milioni e 663 mila ettari, un’area più vasta della somma di Lazio e Abruzzo. Abbiamo consumato suolo agricolo per il 17% del suolo italico. La Calabria è la seconda, dopo la Liguria, nel triste primato con il 26%. Un dato, questo, che riassume il disastro relativo al consumo di suolo avvenuto, ovvero la progressiva erosione dello spazio agricolo e costiero che per dirla con il mai troppo compianto Antonio Cederna, sta scomparendo “sotto una repellente crosta di cemento e asfalto”. Gravissimi gli effetti sull’ambiente di questa cieca invasione del territorio. Il suolo, al centro degli equilibri ambientali, è luogo primario di garanzia per la biodiversità, per la qualità delle acque superficiali e profonde, per la regolazione di CO2 nell’atmosfera. La cementificazione dei terreni agricoli, per contro, comporta la copertura del suolo (soil sealing) con perdita spesso irreversibile delle funzioni ecologiche. Un solo esempio, il soil sealing accresce la probabilità di frane ed alluvioni, la cui frequenza e impatto crescono quando si alterano i già precari equilibri naturali. Particolarmente vulnerabili sono i nostri litorali già in continua erosione e rischi allagamento e per di più devastati dalla stolta, insistita distruzione delle dune costiere attraverso la invasiva cementificazione. Uno studio reso pubblico dalla Regione Calabria (giugno 2009) ha registrato 5210 abusi edilizi nei 700 Km di costa, di cui 54 all’interno di Aree Marine Protette, 421 in Siti d’Interesse Comunitario e 130 nelle Zone a Protezione Speciale.

Il paesaggio racconta, scriveva qualche tempo fa Eugenio Turri, uno dei più importanti studiosi del paesaggio italiano. Il racconto del paesaggio è, in verità, il nostro racconto, che varia a seconda della nostra memoria, della nostra cultura, della nostra sensibilità nei confronti dei segni e delle tracce di cui è intessuto il territorio. Le immagini fisiche che si rincorrono lungo le nostre coste, sui nostri monti non sono più quelle di un’alternanza di spazi colmi di natura, ne vi è più traccia del colore della terra antica fra “colli digradanti dal balzo dei monti” (C. Alvaro, Memoria e vita, Falzea, R.C., 2001).

Politiche ambientali fallimentari

Ormai ci si trova di fronte ad un ambiente in cui si coglie una generale appropriazione: insediamenti datati e databili a tempi recenti, un rincorrersi di difese tanto varie quanto inutili che a tratti hanno cambiato ampie spiagge in coste inaccessibili, una speculazione che ha offuscato dignità di siti e culture. Il paesaggio, oggi, si presenta con le campagne consumate da un incurabile esantema, in larga parte illegale, ed il “bello” resta sostanzialmente racchiuso nei centri storici e nei residui brandelli del paesaggio tradizionale. Queste prime sommarie considerazioni hanno un corollario: il giudizio fallimentare delle politiche ambientali attuate in Italia in quest’ultimo ventennio. Di quelle operate dallo Stato e di quelle operate da piccoli e grandi comuni: il fallimento di queste politiche ha prodotto un peggioramento della qualità della vita nel nostro Paese. Si è trascurata e sottovalutata la complessità del territorio privilegiando esclusivamente l’esigenza dell’attività edilizia. Si è costruito in ogni dove, si sono tagliati boschi, abbandonato colture, devastato spiagge e ignorato natura, sottosuolo ed i sottili sistemi che connettono e regolano i sistemi naturali. A questo non è seguita nessuna attività di restauro del territorio, anzi si è proseguito intervenendo per “riparare” a tali scempi con le stesse regole che avevano prodotto quei disastri aumentando l’artificializzazione del territorio.

La policoltura contadina

La Calabria, nella sua evoluzione millenaria, ha costituito un modello di grande originalità dove le popolazioni, sulla base dei dati naturali, hanno costruito una notevole varietà di habitat originari, offerti, oltre che dalla specifica configurazione orografica, dal profilo longitudinale che percorre così diversi contesti territoriali. Nel corso dell’età contemporanea lungo i fianchi delle valli, grazie a un’opera sistematica di terrazzamento, sono sorte vaste coltivazioni a vigneto che hanno reso più complesso il nostro paesaggio. Il dato più originale del paesaggio – che assume talora caratteri di superba bellezza nelle campagne è dato dalla policoltura contadina: vale a dire dalla combinazione di seminativi, viti, ulivi, alberi da frutto o ornamentali, siepi, boschi, macchie che formano un tutto armonioso. In queste aree la frantumazione della proprietà fondiaria ha dato luogo alla formazione di agricolture che sono molto più varie di quanto normalmente non si ritenga. Un paesaggio multiforme dominato dagli alberi da frutto, dai fichi, dagli ulivi, dalla vite, alternato dalla campagna, dalle «macchie», di varie dimensioni, dai seminativi nudi, dalle aree adibite a pascolo, dalle superfici a bosco. Insieme all’area della policoltura contadina, tuttavia hanno segnato profondamente il territorio le vaste colture specializzate degli ulivi – molto estese nella Piana di Gioia – e i giardini degli agrumi, soprattutto lungo le valli e le colline costiere dell’estrema Calabria Ultra.

L’uso corretto del paesaggio

Un paesaggio, quello calabro, che si caratterizza per l’accentuata varietà: dal sublime dello scenario montano alle morbide atmosfere del latifondo tipico delle zone a valle, con una successione estremamente mutevole di configurazioni naturali e impianti insediativi. Imprescindibile, dunque, la conservazione del paesaggio, da Santa Maria delle Armi ai terrazzi del Monte Poro, dalla Costa dei cedri alle antiche pietre della Sibaritide, per consentire alle generazioni future di fruire di un patrimonio di “bellezza”. Tutto ciò sarà possibile grazie ad un uso corretto del paesaggio rurale ed all’istituzione di nuove aree protette utilizzando razionalmente risorse naturali rispettando gli equilibri ecologici. Gestire correttamente sistemi ampi ed integrati di aree protette basati su principi ecologici e non su spinte estetiche ed emotive. A questa necessità, è bene chiarirlo, viene in soccorso anche l’economia. I territori antropizzati della Calabria sono spesso poco attraenti ed a causa delle loro scarse qualità ambientali determinano una richiesta di naturalità elevata tra la popolazione che quindi associa al concetto di parco e riserva concetti positivi che determinano flussi turistici verso queste aree di eccellenza.

Agire

Nell’agosto dello scorso anno le associazioni ambientaliste calabresi hanno presentato le Osservazioni al Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico (QTRP), tutt’ora senza risposta. Considerazioni riguardanti la possibilità di fruire delle risorse rinnovabili disponibili sul territorio, con modalità sempre compatibili con le vocazioni ambientali, paesistiche, socio-culturali ed economiche delle aree e dei luoghi della nostra Regione. Considerazioni che riguardano nello specifico i criteri di individuazione delle aree e dei siti non idonei alla costruzione di impianti da fonti rinnovabili.

Dannosi impianti eolici

Relativamente agli Impianti eolici reputiamo che sia stato sbagliato privilegiare lo sviluppo di energia rinnovabile elettrica intermittente (prodotta da eolico e fotovoltaico) rispetto ai settori della cogenerazione e dell’efficienza energetica, settori assai più vantaggiosi in termini economici, di minor impatto ambientale e di maggior ricaduta sulla nostra economia. In molti Paesi europei sono in corso ripensamenti anche drastici riguardo al sostegno alle rinnovabili elettriche a motivo del loro costo eccessivo in rapporto ai risultati. A ciò si aggiungano gli “effetti collaterali” negativi dei mastodontici impianti eolici che influiscono negativamente sulla qualità di vita di chi è costretto ad abitarci vicino ed è soggetto ad impatto acustico insopportabile (le mega torri arrivano a sforare i 100 decibel), danneggiano la biodiversità, degradano il patrimonio culturale, naturale, paesaggistico, dunque il turismo e l’immagine stessa della nostra regione. In questa ottica si deve procedere ad un radicale ridimensionamento dello sviluppo dell’eolico, insieme a una più rigorosa e restrittiva identificazione dei siti adatti a ospitarne gli impianti. Questa sarebbe una misura coerente considerando l’inaccettabile squilibrio tra costi e benefici della produzione di energia dal vento. Infatti, se da un lato è indubbio che la comparsa, lungo i crinali delle nostre colline o in luoghi adiacenti a monumenti di rilevanza storica e artistica, di enormi aerogeneratori provochi una radicale e irreversibile alterazione dei valori identitari, culturali, estetici del paesaggio italiano, dall’altra il loro contributo alla soluzione del problema energetico rimane e rimarrà irrilevante, (a tal proposito si chiede quale sia il livello di ventosità in Calabria in considerazione delle ore ritenute indispensabili, circa 2000, in Europa per rendere competitivi gli impianti eolici).

La Costituzione stabilisce che il paesaggio è un bene primario. Di conseguenza crediamo che le sue alterazioni non dovrebbero essere negoziabili al di fuori di circoscritti motivi di eccezionale gravità e urgenza, nonché di comprovata utilità per l’intera comunità.

A partire da Zanotti…

Un sogno, forse, quello di “disegnare” il mondo come quello di fra Mauro di James Cowan* che dalla cella del suo monastero ascoltava e raccoglieva le informazioni da viaggiatori: «Ciò che aneliamo perlopiù ci sfugge. Viaggiamo fino all’estremità della Terra solo per scoprire che ciò che volevamo trovare se ne è andato un mese, un giorno, addirittura un minuto fa. Ci resta la sensazione che se solo ci fossimo decisi di agire un po’ prima avremmo scoperto quel che cercavamo».

L’impegno è dunque continuare l’opera di Zanotti, nello stesso spirito che l’animava, uno spirito di integrità, di dedizione condizionato dal disinteresse e dal dovere. Uno spirito di amore e d’indignazione.


  • fb iconLog in with Facebook