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Biodiversità. La lucertola e il “suicidio” della coda

  •   Mimmo Musolino
Biodiversità. La lucertola e il “suicidio” della coda

Chi non ha visto, anche in città, una lucertola senza coda, o a volte con la coda anomala o doppia?

La lucertola (Podarcis murales): mi capita sovente quando nel “giardino di casa” in realtà un tentativo di orto botanico “casareccio”, alla buona, per assecondare la mia innata e testarda passione per la terra, di stare ad ammirare i movimenti delle lucertole che corrono in mezzo all’erba e sui muri“zuzzerellonando” fra di loro, anche in amorosi atteggiamenti con i maschi che gonfiano la gola e le femmine che segnano il passo con le zampine frenetiche, come in una piccola “danza”militare … uno ,due; uno, due…; o più frequentemente, cercando di sfuggire a famelici predatori e mi accorgo, che a volte, senza alcun contatto con i predatori, mentre essi si avvicinano pericolosamente, le lucertole perdono la coda, che continua, penosamente, a saltellare in mezzo all’erba, ed è subito, la coda, inghiottita dagli stessi predatori.

Le ricordanze: e mi ricordo quando da ragazzo insieme ai miei fratelli Ciccio, Dino e Mario andavamo in campagna “fora a Mataffu” vicino alle rovine di “Panduri” e “Grappidà” o “Vasciu a Costa” proprio sotto il “costone Favata” sui cui sorgeva la parte più vecchia di Careri, ora completamente evacuata dopo l’alluvione del mese della fine di dicembre dell’anno 1972.

Un gioco “macabro”: ci impegnavamo in un gioco piuttosto “macabro”, ma che era molto in uso tra i ragazzi di tutti i paesi circostanti; il nostro tempo per giocare non era molto, anzi quasi inesistente, e sfidavamo, a nostro rischio e pericolo, il categorico ordine impartito da nostro padre di essere puntuali, e operativi al massimo, a raccogliere le olive, “a gghianda” per i maiali, o a fare altri lavori di campagna e non fare mai mancare “a curtagghia”, in quanto tale ricchissimo concime organico, dotato di tanti elementi nutritivi, oltre all’azoto, al fosforo, ed al potassio; e tale concime era effettivamente, sicuramente e naturalmente, biologico ed era indispensabile nell’orto (coltivato con tutte le piante ortive possibili ed immaginabili, dai peperoni alle melenzane, dai pomodori alle zucchine ecc.); ed oltre alle piante di olivo, d’arancio e mandarini; le piante da frutto (quasi tutte le cultivar della zona: l’uva (mi piacevano soprattutto le varietà “fragola” e lo “zibibbo”), susine, melograni, fichi, mandorle, pero (di varietà adesso introvabili ed estinte), mela verde, noce, sorbo ecc.).

Il cappio e la pianta di “ddisi”: in tutta la zona vegetava, molto rigogliosa, questa particolare pianta cespugliosa dalle verdi foglie lunghe a strisce e dalle bordure taglienti ed ecco perché è chiamata “Tagliamani”, in botanica e scientificamente: Ampelodesmos mauritanicus, alias “a ddisi“(zona Aspromonte-Locride) o “lisi” (zona Aspromonte-Area grecanica) e tali foglie venivano usate dai contadini, in sostituzione dello spago, per effettuare varie legature. Noi raccoglievamo i cosiddetti “candulici” la lunga infiorescenza della pianta, come una sottilissima, resistente ed elastica canna, il cui apice si assottigliava in dei filamenti floreali, che noi legavamo a forma di cappio, e ci appostavamo silenziosi, come provetti cacciatori, in attesa del comparire delle lucertole che stupidamente e curiosi (poveri ed indifesi animaletti) allungavano il collo nel cappio, ma molte volte capitava che nel mentre noi li issavamo in aria come trofei esse  dimenandosi perdevano la coda.

Lo strappo naturale della coda: come era mai possibile? E così, io che sono molto curioso e ho tanta voglia di capire le cose ed i fatti che avvengono in natura, ed il perché avvengono, mi sono messo a fare delle ricerche in merito. Che cosa succedeva? Si verificava un fenomeno naturale che si chiama scientificamenteAutotomia. E come cosa avveniva? Le vertebre della coda sono sottili e fragili con una incrinatura predisposta ad una possibile rottura. Se la lucertola viene catturata contrae certi muscoli caudali e subito la coda si stacca! La coda, staccatosi dal resto del corpo, continua ad agitarsi fortemente tanto da confondere ed ingannare il predatore ed intanto la lucertola, anche se mutilata, si rifugia in qualche anfratto, però salvando la propria vita.

Le lucertole dalla coda biforcuta: infine c’è da chiarire, per non indispettire i nostri amici animalisti, ma anche noi lo siamo convintamente, che le lucertole catturate noi non le seviziavano, come invece facevano altri nostri coetanei con il cuore duro come di pietra; noi adagiavano “a candulicia” su qualche grande pietra“mazzacani”, scioglievamo attentamente il cappio e la graziosa lucertola dal colore preminentemente verdognolo-smeraldo, e dalle squame variopinte, soprattutto di un grigio-militare,  riprendeva a correre fra i campi, incredula di averla fatta franca, anche se a volte senza la coda, tanto dopo un poco di tempo la coda si rigenerava, per quell’incredibile fenomeno naturale descritto, ed in qualche lucertola non era difficile vedere che di code ne crescevano anche due. Anche se in qualche parte del mondo si è potuta registrare qualcuna (mostruosa …) a tre code. 


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