Biodiversità. Pino laricio, il più diffuso in Aspromonte
- Redazione
Qual è il pino più diffuso in Aspromonte?
Eugenio Coluccio
RISPONDE LEO CRIACO, DOTTORE IN AGRARIA
Le pinete costituiscono una parte importante del patrimonio boschivo dell’Aspromonte.Nei nostri ambienti troviamo sia il pino puro, sia consociato con altre specie forestali,quali il faggio, l’abete, la quercia e il castagno. Vegeta a tutte le altitudini, dalle zone costiere, salendo, fino a 1800 metri sul livello del mare. Nelle zone più basse, fino a 800-900 metri, troviamo il pino d’ Aleppo, il p. domestico e il p. marittimo; nelle zone più alte, oltre i 900 metri vegetano il p. strombo, il p. silvestre e il p. larice di Calabria. Quest’ultimo è caratteristico, oltre che dell’Aspromonte anche delle montagne dell’Etna e della Sila. Occupa una superficie boschiva di gran lunga maggiore degli altri pini. Il pino larice di Calabria, appartiene al genere Pinus alla specie Nigra ed alla sottospecie Laricio: pianta di dimensioni gigantesche può raggiungere anche i 50 metri di altezza (a Roghudi in località Pesdavoli si trova un esemplare di dimensioni ragguardevoli). Si adatta a tutti i tipi di terreno pur prediligendo quelli silicei, sciolti e profondi. Dove cresce spontaneo forma, quasi sempre, pinete pure. La pineta di larice può essere impiantata sia per semina diretta (seme), sistema poco usato, sia per messa a dimora di piantine. Il bosco di larice ospita una nutrita colonia di animali (uccelli e mammiferi, tra i quali lo scoiattolo nero). Il sottobosco non è molto ricco di specie vegetali, spesso è costituito da chiazze di felci, di lamponi e di fragole di montagna. Nei mesi estivi autunnali, a seguito seguito delle piogge, il terreno delle pinete si popola di diverse varietà fungine. Tra i funghi commestibili ricordiamo il Boletus Pinophilus (zappinaru), i Lattari (rositi), i Suillus (bavusi), i Sarcodon (mussu i boi ) e le Morchelle (trippa i pecora).
Il pino larice produce un legno tenero, ottimo per gli imballaggi, la cellulosa e le costruzioni. Sottoposto a resinazione produce una resina di ottima qualità, utilizzata, tra l’altro, per la fabbricazione industriale dell’acqua ragia. Nelle nostre montagne l’estrazione della resina veniva praticata nei secoli scorsi ed era fonte di reddito per intere popolazioni. Si racconta che San Leo, monaco brasiliano, protettore di Africo e di Bova, esperto boscaiolo, in epoca medievale estraeva dai pini dell’Aspromonte, la resina (pici) che andava poi a vendere nella città di Messina, e il ricavato lo distribuiva ai poveri della montagna.