Funghi ordinati e pregiati
- Leo Criaco
Nei diversi ambienti del nostro massiccio montano, vivono varie e numerose specie di animali e vegetali. Oltre a questi esseri viventi, a seguito delle piogge e di temperature favorevoli i campi e il sottobosco delle nostre foreste (faggete, pinete, querceti, castagneti, ecc.) si popolano di forme viventi che non appartengono né alla vita animale né a quella vegetale. Questi esseri, chiamati carpofori o funghi, sono, praticamente, forme di vita intermedia tra il mondo animale e quello vegetale, e per questo motivo vengono considerati esseri “inferiori”. Nei nostri territori esistono centinaia di specie fungine che animano e colorano per (quasi) tutto l’anno i vari habitat: dalle quote più basse alle sommità delle montagne. Gran parte di questi funghi sono commestibili, tuttavia solo pochi sono quelli conosciuti e raccolti dal “popolo” dei cercatori. La nascita e la raccolta di questi doni, che madre natura regala, si concentra principalmente nel periodo estivo ed autunnale, e solo poche decine di specie “fruttificano” fuori stagione.
Tra il tardo autunno e la fine della primavera, per la gioia dei cercatori esperti, l’Aspromonte, soprattutto il versante orientale, ci delizia con copiose nascite diPleurotus ferulae (nome locale: fungiu i fellara), Clitocybe geotropa (nome locale:ordinato), Leccinum lepidum (nome locale: porcinu i broera), Leccinum corsicum (nome locale: porcinegliu i famacissi), Morchella (nome locale: trippa i pecura, spugnola),Helvella lacunosa (nome locale: cappegliu i previti), e di altri funghi meno noti. LaClitocybe geotropa, prima dell’abbandono delle campagne e dello spopolamento delle zone interne, era la specie più ambita e ricercata dai contadini e dai massari. Questo fungo appartiene al genere Clitocybe (fanno parte di questo genere molte specie commestibili poco conosciute dagli aspromontani).
Nasce, nel tardo autunno-inizio inverno, nei prati, in prossimità dei cespuglieti, nelle radure e ai margini o poco dentro i boschi di latifoglie, soprattutto lecceti e querceti, e della macchia mediterranea. Alterna annate con copiose nascite con annate di scarsa presenza. Di solito lo troviamo riunito in grandi famiglie (fino a sessanta e più esemplari), raramente con esemplari isolati, e disposto, ordinatamente, in fila indiana, formando spesso cerchi, semicerchi e linee rette. Per questo motivo, in dialetto aspromontano, viene chiamato “ordinato”.
Si confonde facilmente con la Clitocybe maxima, che da adulta ha taglia nettamente maggiore (il cappello presenta un diametro di circa 30-33 cm) ed è solitamente priva di umbone. La confusione in questo caso non è però dannosa in quanto anche questo fungo è un buon commestibile. Ha il cappello carnoso, da giovane di forma convesso, poi piano, e da adulto diventa imbutiforme con un umbone al centro. Misura fino a 22 cm di diametro ed è di colore paglierino. Il gambo, negli esemplari adulti è molto robusto, ingrossato nella parte basale e lungo circa 15-20 cm. Il colore è lo stesso del cappello. Ha carne bianca, compatta, molto profumata con sapore dolciastro, leggermente coriacea nel gambo, più tenera nel cappello. È considerato da tutti come un ottimo commestibile, si presta molto bene ad essere conservato: essiccato mantiene, per molto tempo, la sua fragranza.
I contadini e i massari usavano consumare l’ordinati arrostiti, sulle brace e conditi con un sarmurigliu preparato con olio d’oliva, aglio e peperoncino sminuzzati, aceto ed origano. Il giorno della macellazione del maiale lo arrostivano frammisto alla carne suina.