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I misteriosi abitanti dei boschi

  •   Leo Criaco
I misteriosi abitanti dei boschi

Quest’anno grazie alle piogge favorevoli della prima decade di agosto, la raccolta dei funghi, soprattutto sul versante orientale, è iniziata col botto. Era da molto tempo che una nascita così copiosa di porcini, ovuli e russole non si verificava nelle nostre montagne. Il tam tam di questa eccezionale volata (per la gioia dei cercatori, la nascita si è protratta fino a tutto ottobre), in quattro e quattr’otto, si è propagato in tutti gli angoli della nostra provincia, e i boschi (querceti, lecceti, castagneti, faggete) dell’Aspromonte sono stati invasi da migliaia di cercatori.

Gran parte di questi pseudo fungiari si sono accostati a questo hobby solo con intenti predatori. Questi raccoglitori-rapinatori, spesso, si avventurano nei boschi senza nessuna conoscenza né del territorio (ogni anno, si verificano decine di casi di fungaioli dispersi, alcune volte, purtroppo, con tragico esito finale) né del meraviglioso mondo dei funghi (a malapena conoscono qualche specie fungina), e con i loro comportamenti insensati (rottura rami; calpestio delle piante del sottobosco; ferimenti o uccisioni dei piccoli animali che popolano il bosco: serpenti, rane, lucertole, insetti ecc.; distruzione con rastrelli, bastoni, e addirittura con calci, delle specie fungine non conosciute; raccolta indiscriminata di più buste di funghi e abbandono dei rifiuti), inconsapevolmente arrecano gravi danni all’ecosistema boschivo.

Alcune regioni italiane per ridurre i suddetti atti vandalici, e per limitare le intossicazioni e gli avvelenamenti da funghi che, puntualmente, ogni anno si verificano, rilasciano il permesso di raccolta dei funghi dopo frequentazione di un corso di preparazione specifico con relativo esame finale. È normale che prima di iniziare qualsiasi attività sportiva o hobbystica si imparino le regole che la disciplinano: per esempio, i cacciatori, per ottenere il certificato di abilitazione all’esercizio venatorio, debbono superare un esame basato sulla zoologia applicata alla caccia (riconoscimento specie di mammiferi e uccelli cacciabili e protette, specie stanziali e migratorie, correlazione fra selvaggina e ambiente ecc.), e sulle norme che regolano l’attività venatoria (giorni e orari di caccia, distanze da osservare per non danneggiare persone o cose, divieti, riserve ecc.).

In Calabria, purtroppo, per andare alla ricerca dei funghi, basta fare un semplice versamento di pochi euro, allegare due marche da bollo e, in un attimo, il funzionario delegato del comune di residenza rilascia il permesso di raccolta. Per avvicinarsi al mondo dei funghi in modo corretto e sicuro, e in piena armonia con la natura è opportuno, prima di tutto, sapere cosa sono, come e dove vivono. Questi misteriosi e affascinanti abitanti dei boschi e dei campi sono esseri viventi che non appartengono né al regno animale né a quello vegetale, praticamente formano un regno a sé: il regno dei funghi.

I funghi sono costituiti da microscopici filamenti bianchi, dette ife, che intrecciate, allungate e ramificate, formano il micelio. I miceli vivono e si riproducono sotto vari substrati di crescita (terreno, fusti delle piante e residui vegetali), quando sono pronti per la riproduzione e contemporaneamente si verificano condizioni favorevoli di umidità e di temperatura nei suddetti substrati (la fase lunare non ha nessuna influenza sulla nascita dei funghi) fanno nascere all’esterno i carpofori, comunemente chiamati funghi (il vero fungo è il micelio). I carpofori sono formati, normalmente, da lamelle o da tubuli (nei funghi maturi assomigliano a una spugna) dove si formano le spore (le spore sono delle microscopiche cellule riproduttive e hanno la stessa funzione riproduttiva dei semi delle piante, e sono disperse nell’ambiente dal vento. Ogni carpoforo produce milioni di spore). Queste hanno una germinabilità ridottissima, e una volta germinate formano il micelio primario, ed è necessario che questo si incontri con un altro micelio primario di sesso opposto per poter formare il micelio secondario il quale è in grado di formare nuovi carpofori e quindi di riprodursi.

I miceli se non distrutti possono fruttificare per moltissimi anni, pertanto è opportuno raccogliere i funghi in modo corretto per non distruggere il micelio. I funghi non essendo vegetali sono privi di clorofilla (la clorofilla è un pigmento verde presente nelle piante che permette loro la fotosintesi, ossia la trasformazione dell’energia luminosa, dell’acqua e dell’anidride carbonica in carboidrati). Pertanto per vivere e riprodursi si procurano, in modi diversi, l’energia (carboidrati) necessaria nel substrato di crescita.

In base al sistema energetico utilizzato, i funghi si distinguono in simbionti, saprofiti e parassiti.

I primi (detti funghi terricoli) per rifornirsi del nutrimento necessario si connettono (attaccandosi) con le radici terminali delle piante (soprattutto alberi e arbusti) e succhiano le sostanze nutritive per vivere e fruttificare, a loro volta le piante collegate con la rete miceliare (formata da più miceli) aumentano le loro capacità di assorbimento delle sostanze minerali (azoto, fosforo, potassio, magnesio ecc.) dal terreno, in pratica le piante, grazie alla rete miceliare aumentano sensibilmente il loro apparato radicale assorbente. Questo processo, detto simbiosi, porta un vantaggio sia al fungo, sia alla pianta stessa. A questo gruppo appartengono i funghi commestibili e velenosi più noti (porcini, ovuli, bavusi, russule, ecc).

I funghi saprofiti ricavano l’energia necessaria alla loro esistenza a spese di vegetali morti (tronchi di alberi, rami, foglie, pigne ecc.) senza apportare vantaggi o danni ad altri esseri viventi. A questo gruppo appartengono i funghi lignicoli i quali degradano la cellulosa che è il principale costituente delle piante, con conseguente formazione di humus. Senza questi funghi i boschi sarebbero impraticabili a causa dei detriti vegetali (piante morte, rami spezzati, foglie ecc.) prodotti dagli stessi. Fanno parte di questo gruppo, oltre a molte specie fungine poco conosciute, anche i prataioli, la mazza di tamburo e quasi tutti i funghi coltivati.

I funghi parassiti sono quelli che vivono a spese di vegetali vivi; quando attaccano le piante, in poco tempo le portano alla morte. Normalmente questi funghi attaccano e distruggono le piante malate evitando così il propagarsi della malattia alle altre piante. Fanno parte di quest’ultimo gruppo moltissimi funghi non visibili ad occhio nudo (micromiceti), e i noti chiodini.

Una volta apprese le nozioni più importanti della biologia dei funghi, nell’avventurarsi nei boschi alla ricerca di questi prelibati frutti della natura è opportuno osservare attentamente alcune norme di comportamento nella ricerca e raccolta dei carpofori. Prima di tutto è consigliabile un abbigliamento adeguato agli habitat della montagna (scarpe da trekking, pantaloni lunghi, cappello e k-way). È opportuno inoltre non avventurarsi da soli nei boschi, soprattutto in quelli che non si conoscono a sufficienza. Non danneggiare o colpire gli esseri viventi che popolano il sottobosco (piante, animali, insetti, funghi non conosciuti). Non abbandonare materiale inquinante (buste, carta stagnola, bottiglie, bicchieri), in definitiva non bisogna lasciare tracce del proprio passaggio.

I funghi vanno raccolti interi, basta una leggera torsione per staccarli dal terreno, mai tagliati o strappati, inoltre non bisogna scavare attorno ai funghi raccolti alla ricerca di qualche altro esemplare più piccolo, perché così facendo si può distruggere un micelio. I carpofori raccolti non debbono essere né passati né troppo piccoli (immaturi); i primi, se consumati, possono provocare indigestioni o intossicazioni, raccogliendo i secondi viene impedita la riproduzione in quanto le spore non sono ancora mature. Una volta raccolti vanno puliti subito, sul posto, con un coltello e riposti nel panaru (mai nelle buste di plastica) così facendo le spore si possono spargere nell’ambiente.

Per evitare di incorrere in indigestioni, intossicazioni o avvelenamenti è opportuno raccogliere soltanto le specie conosciute con sicurezza. Per ampliare la conoscenza e la raccolta delle specie fungine è consigliabile accompagnarsi, per più volte, a fungiari esperti.

Per non incorrere in sanzioni amministrative bisogna munirsi dell’apposito tesserino (permesso) e rispettare il limite di raccolta (tre chilogrammi).

Ricordiamo anche che la loro raccolta è vietata nella zona A, riserva integrale del Parco nazionale dell’Aspromonte.


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