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Il Tasso, un "piccolo ingegnere"

  •   Leo Criaco
Il Tasso, un "piccolo ingegnere"

Tra le varie e numerose specie di mammiferi selvatici presenti nei nostri ambienti, alcune sono poco conosciute e raramente avvistate anche da chi (pastori, escursionisti, “fungiari” ecc.), abitualmente, frequenta le nostre montagne.Queste specie hanno quasi tutte abitudini notturne, iniziano a cercare il cibo (animali e vegetali) subito dopo il tramonto fino a poco prima dell’alba, e solo eccezionalmente si spostano in pieno giorno. Il fatto di essere animali che cacciano soprattutto di notte, fa si che il loro avvistamento sia casuale e poco frequente, e mentre alcuni (faina, tasso, donnola, istrice, martora, puzzola) tradiscono la loro presenza con tracce inconfutabili (impronte, resti alimentari, escrementi, tane ecc.), altri (gatto selvatico, lince) non lasciano segni visibili della loro esistenza. Anche se non si hanno dati certi sulla consistenza numerica delle specie summenzionate, grazie ai tanti indizi (quantità di orme ed escrementi, numero delle tane ecc.) reperibili negli habitat dove vivono, si evince che il tasso (meles meles) è certamente il più comune e diffuso in Aspromonte.

Il tasso (nome locale: melogna) fa parte della famiglia dei Mustelidi (appartengono a questa famiglia anche la faina, la martora, la donnola, e la puzzola), ha taglia molto più grande degli altri Mustelidi, il maschio può raggiungere il peso di 18-20 kg. Ha un corpo tozzo e massiccio, lungo circa 80 cm con arti brevi e coda corta, testa piccola e leggermente allungata, con occhi e orecchie piccole. Le robuste zampe sono fornite di lunghi e grossi unghioni adatti allo scavo di cunicoli e per trovare il cibo sottoterra. Il pelo è setoloso di colore grigiastro, la testa, bianca, presenta due strisce nere che dal muso si estendono fino alla nuca, toccando gli occhi e le orecchie. È diffuso su tutto l’Aspromonte, dalle zone costiere fino alle più alte vette.

Vive nella macchia mediterranea, nei boschi non molto fitti, poco estesi, e ricchi di sottobosco, limitrofi ai prati-pascolo e cespuglieti. Si ripara, normalmente, in tane che scava dentro o ai margini dei boschi e della macchia. Costruisce la sua “casa” con cura e grande maestria; scava cunicoli molto profondi (fino a 6-8 metri), intricati, stretti e lunghi anche 20-25 metri. In questo labirinto di gallerie, con diametro di circa 20-25 cm, prepara un locale per dormire e riposare, un locale per il parto (entrambi fornite di paglia ed erba secca) e un locale che serve da latrina per i cuccioli. La tana è provvista di di 3-4 entrate e di altrettante aperture di aereazione per consentire una buona ventilazione. Non vive mai da solo, come i ghiri, condivide la tana e il territorio con altri esemplari soprattutto della stessa famiglia. In inverno nei periodi più freddi si ritira nella sua comoda tana e senza cadere in letargo dorme per lunghi periodi, e solo, saltuariamente, di notte, va alla ricerca di cibo.

È un animale onnivoro, perciò si ciba di alimenti di origine animale (topi, arvicole, talpe, lepri, lombrichi, insetti, lumache, uova e nidiacei di uccelli ecc.) e vegetale (semi, radici, bacche, tuberi, ghiande, castagne, more, uva, pere, mais ecc.) e anche di funghi. Nel periodo estivo, nelle campagne dell’Aspromonte orientale, il tasso arricchisce la sua dieta con i prelibati “vermituri”, specie autoctona di lumaca, molto apprezzata in cucina dalle popolazioni locali, che va in letargo (a maggio) sotterrandosi a 10-15 cm di profondità.Grazie al suo olfatto molto sviluppato e ai potenti unghioni, riesce con facilità impressionante a scovarle e dissotterrarli. Marca la zona adiacente alla tana deponendo gli escrementi dentro buche, profonde 10-15 cm, scavate a tale scopo. Fino agli anni Settanta del secolo scorso, la melogna non era specie protetta pertanto i seguaci della dea Diana la cacciavano, per le squisite carni, con l’ausilio di cani di piccola taglia che, rischiando la pelle, si avventuravano dentro le intricate tane, e spesso, per la gioia dei loro padroni, riuscivano a stanarla.

Gli aspromontani, soprattutto i contadini e i massari, usavano catturare questo Mustelide scavando per ore con pale e picconi le sue lunghe e profonde gallerie. In uno di questi scavi, a causa di una frana, perse la vita un fabbro di Ferruzzano. Il tasso è una preda ambita dai lupi e dai cani randagi, ma il nemico più pericoloso rimane sempre l’uomo. Ogni anno decine di esemplari vengono catturati (con lacci, tagliole ecc.) e uccisi dai bracconieri e molti rimangono vittime degli automezzi.


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