Rizzu e suriciorbu
- Leo Criaco
Negli ultimi decenni, l’uomo nella sua lucida “follia” ha attuato, sul nostro pianeta, politiche di sviluppo distruttive ed inquinanti che, oltre a produrre enormi profitti per pochi e fame e miseria per molti, hanno alterato, in modo irreversibile, l’equilibrio biologico della madre natura con la conseguente diminuzione ed estinzione di migliaia di specie vegetali e animali. L’uomo, inoltre, in base ai suoi interessi ha diviso gli animali in utili, dannosi e indifferenti.
Tra i primi ricordiamo il riccio e la talpa che in questi ultimi anni, nei territori aspromontani, purtroppo, sono in forte e preoccupante diminuzione. Entrambi appartengono alla classe dei mammiferi e all’ordine degli insettivori; sono importantissimi per l’economia agricola, e quindi all’uomo, in quanto ottimi distruttori di insetti, lumache, limacce, arvicole e topi che tanti danni provocano alle colture erbacee ed arboree. Prima di passare a una breve descrizione di questi due insettivori, ricordiamo che sono animali protetti e quindi per nessun motivo devono essere catturati o uccisi.
Il riccio (erinaceus europaeus) è così chiamato perché è rivestito, sul dorso e sui fianchi, da numerosi, circa 16 mila aculei lunghi circa 2-3 cm. Ha un corpo tozzo, lungo circa 25-30 cm, munito di una minuscola coda (3 cm), di un muso appuntito, di orecchie molto piccole e di zampe corte provviste di cinque dita con unghie molto potenti. Si alimenta di insetti, limacce, lumache, arvicole, topi e nidiacei di uccelli, e arricchisce la sua dieta con frutta (mele, pere, more ecc.), radici e funghi. Il riccio (nome locale: rizza, rizzu) è diffuso in tutti i paesi europei; in Italia è presente con le due sottospecie italicus e meridionalis. Ama vivere e riprodursi nei boschi e nelle campagne ma si adatta facilmente in tutti gli altri ambienti tranne quelli molto umidi; sul nostro massiccio montano lo troviamo a tutte le altitudini. Ha abitudini notturne, caccia le sue prede subito dopo il tramonto fino a poco prima dell’alba; di giorno rimane nascosto nelle sue tane situate normalmente nelle buche delle rocce e delle vecchie case, e sotto la legna. In caso di pericolo si arrotola, e diventa una “palla” ricoperta di aculei che formano una barriera insormontabile per i suoi predatori. Nei nostri territori è l’unico mammifero che affronta e, spesso, uccide la vipera. I nemici più pericolosi del riccio sono: la volpe, il cane, il tasso e l’uomo. La furba volpe quando lo caccia riesce a farlo “svolgere” (aprire) buttandolo in acqua o urinandogli addosso, poi lo uccide azzannandolo sul muso. I contadini aspromontani, ancora oggi, hanno l’abitudine di catturarlo e di mangiarne le carni (usanza che fortunatamente va scomparendo). Ogni anno sulle nostre strade, purtroppo, rimangono vittime degli automezzi centinaia di esemplari. Con l’arrivo dei primi freddi invernali il riccio si ritira in tana, si arrotola, e va in letargo fino all’arrivo della primavera. La talpa (talpa europaea) vive sottoterra dove scava lunghe gallerie alla ricerca di cibo, rappresentato da larve di insetti, insetti e vermi. Tutta la struttura del suo corpo è adattata a questo genere di vita. Ha corpo piccolo, lungo circa 20 cm, muso appuntito a forma di proboscide, padiglioni auricolari assenti, occhi piccolissimi quasi sempre ricoperti completamente dalle palpebre, la sua pregiata pelliccia, di colore nero, ha i peli senza un verso particolare tanto da permettergli di spostarsi facilmente anche all’indietro, dentro le più strette gallerie (non ha il problema del contropelo). Gli arti anteriori sono muniti di zampe molto grandi, ruotate lateralmente e dotati di robusti unghioni per scavare i cunicoli. Il tatto e l’olfatto sono molto sviluppati.
La talpa (nome locale: suriciorbu), come erroneamente si pensa, non è vegetariana e quindi non si ciba delle radici che incontra nelle gallerie, il danno che procura è dovuto alle sue attività di scavo. Purtroppo i nostri contadini e agricoltori uccidono questo mammifero utilizzando tutti i mezzi disponibili. Per scacciare la talpa dall’orto e dai tappeti erbosi basta utilizzare apposite “cartucce” fumiganti, in vendita nei negozi di agricoltura e giardinaggio, che una volta accese e inserite nelle gallerie liberano un fumo che la costringe ad allontanarsi verso altri luoghi.