Veleni di funghi e "fungiari"
- Leo Criaco
Ogni anno in Italia si registrano centinaia di avvelenamenti causati dal consumo di funghi tossici e mortali, per fortuna la stragrande maggioranza si risolve con cure tempestive appropriate e con una degenza, più o meno lunga, in ospedale; solo pochi casi si concludono con esito letale. Anche quest’anno nella nostra regione, purtroppo, contiamo le vittime. La maggioranza dei decessi è da imputarsi al consumo di tre amanite: phalloides, verna, virosa (quest’ultima introvabile in Aspromonte) e al Cortinarius orellanus. L’avvelenamento provocato dalle tre amanite (bastano poche decine di grammi) è quello più diffuso e più pericoloso, e si manifesta normalmente dopo 6-48 ore dalla ingestione ed è dovuto a due sostanze velenose (amanitine e falloidine) che causano la morte nel 60-80% dei casi.
L’AVVELENAMENTO DA Cortinarius orellanus è meno frequente del precedente ma più devastante perché i primi sintomi si manifestano anche dopo molti giorni dal pasto (in alcuni casi dopo 14-15 giorni), quando ormai le tossine si sono diffuse su diversi organi del corpo. In base alle caratteristiche di commestibilità e di tossicità, i funghi si dividono in: commestibili, sospetti, non commestibili, senza valore, tossici e mortali. É assolutamente consigliabile raccogliere solo quelli commestibili, avendo l’accortezza di non consumare gli esemplari “passati” (molli e pieni di acqua e di vermi) che potrebbero causare spiacevoli indigestioni o gravi intossicazioni.
PER DISTINGUERE UN fungo commestibile da uno non mangereccio bisogna affidarsi o alla certa e sicura conoscenza della specie del fungo o a precisi esami di laboratorio. Fino ad ora non si conoscono altri metodi. I metodi empirici utilizzati dalle credenze popolari (aglio, cipolla, cucchiaio d’argento, odore, funghi rosicchiati ecc.) non hanno alcun valore scientifico, e spesso hanno causato gravi e mortali avvelenamenti. Secondo la fantasia popolare l’aglio, la cipolla e il cucchiaio d’argento, durante la cottura, in presenza di funghi tossici e mortali si anneriscono. Alcuni, addirittura, sostengono che i funghi velenosi abbiano sempre un odore sgradevole, altri asseriscono che i funghi rosicchiati dagli animali (lumache, limacce, mammiferi ecc.) siano tutti commestibili; ma gli animali hanno un metabolismo diverso da quello umano per cui potrebbero consumare funghi tossici per l’uomo senza subire danni fisiologici. È noto che le renne e i caribù arricchiscono spesso e volentieri la loro dieta con varie specie di funghi tossici.
NELLA NOSTRA PENISOLA i casi di avvelenamento, purtroppo, non tendono a diminuire anche perché il numero di cercatori cresce sensibilmente di anno in anno. Nei nostri territori fino a pochi anni fa gran parte delle popolazioni aspromontane erano restie a raccogliere e consumare funghi tant’è che spesso sostenevano che «i funghi li mangiavano i pazzi», pertanto l’attività di raccolta veniva fatta da poche persone esperte, i cosiddetti fungiari, che operavano con grande professionalità e in piena armonia con la natura. Negli ultimi anni sul nostro massiccio montano questo hobby ha contagiato migliaia di persone che senza una discreta conoscenza del territorio e degli ambienti presenti, né del mondo dei funghi, si sono accostati a questo piacevole passatempo solo con intenti predatori. Molti di questi novelli raccoglitori vanno a funghi con le buste di plastica (così facendo le spore, liberate dai funghi, non vengono rilasciate nell’ambiente), distruggono con calci o bastoni i funghi che non conoscono (ogni specie fungina ha una funzione importante nell’ecosistema forestale e negli ambienti in cui sono presenti), scavano attorno ai funghi raccolti alla ricerca di qualche altro piccolo esemplare, distruggendo così un micelio (dal piccolo micelio nascono i funghi) alla fine dopo aver riempito uno o più sacchetti fanno colazione lasciando a terra bottiglie, carta stagnola, sacchetti e quant’altro.
DI QUESTI RIFIUTI (tonnellate) nessuno si fa carico e solo, saltuariamente, qualche associazione ambientalista provvede a raccogliere una minima parte. Agendo così i “raccoglitori-predatori”, novelli fungiari, arrecano gravi danni alla natura e qualche volta alla loro salute, attraverso il consumo di specie tossiche o mortali raccolte incautamente. Per limitare i guasti ambientali che questo hobby sta generando sul nostro Aspromonte, sarebbe opportuno riscrivere la legge regionale che disciplina questa attività, introdurre il patentino per la raccolta dei funghi ed effettuare maggiori e mirati controlli da parte delle autorità competenti.