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Veleni montani. Le perfide sorelle

  •   Rocco Mollace
Veleni montani. Le perfide sorelle

Tra inganno e verità…

Fortunatamente, da noi, il mondo delle piante velenose non è molto vasto, ma può talora rivelarsi subdolamente pericoloso perché i vegetali in questione hanno frutti, semi o foglie simili a quelli di piante innocue.

È il caso delle bacche di Belladonna(Atropa belladonna), parente stretta delloStramonio, che ostentano la lucentezza e il colore delle ciliegie. O dei frutti del comunissimo ebbio (Sambucus ebulus) che ricordano quelli commestibili degli altri sambuchi nostrani, il nero e il montano.

Le nere e lucenti drupi di Prunus laurocerasus  possono essere scambiate per quelle dell’Alloro, così come traggono in inganno i semi del ricino o, ancor più, le mandorle dei semi di pesca o di albicocca per il loro gradevole sapore. Quanto alla famosa cicuta di Socrate (Conium maculatum), attenzione a non scambiare le sue foglie per quelle del prezzemolo.

Altre volte, invece, per nostra fortuna, la natura non indulge in inganni: con che cosa  mai possono essere confusi l’aconito (Aconitum napellus), il colchico (Colchicum autumnale), l’elleboro (Helleborus niger) o la ruta (Ruta graveolens).


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