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I progressi della scienza sull’obesità

  •   Francesco Tassone
I progressi della scienza sull’obesità

Sulla rivista  “Science”  lo scorso 19 luglio è stato pubblicato uno studio  riguardante una forma grave di obesità. Alcuni ricercatori del Boston Children’s Hospital, hanno identificato una mutazione  genetica a carico del gene Mrap2,  che pare sia coinvolto nella regolazione del metabolismo e nel consumo di cibo. I ricercatori di Boston, dopo aver isolato e identificato  un gene, all’interno di una colonia di cavie, hanno osservato che i topi  che presentavano la mutazione genica del Mrap2 mettevano più peso rispetto a quelli senza mutazione sebbene mangiassero la stessa quantità di cibo. Una mutazione simile è stata riscontrata anche nel genere umano a carico del gene MRAP2. Gli studiosi hanno svolto diversi esperimenti disattivando il gene in generale o solo nel cervello. In entrambe le situazioni, i topi crescevano raggiungendo circa il doppio della taglia normale, mentre quelli che ingrassavano di più erano quelli in cui il gene era disattivato in generale, anche se nell’altro caso manifestavano comunque incremento  di peso e aumento dell’appetito. L’aumento ponderale del peso era più pronunciato nei topi maschi che nelle femmine. Inoltre, i topi tendevano ad avere un aumento di peso esagerato, rispetto ai topi normali, quando seguivano una dieta ad alto contenuto di  grassi.  Mentre a Washington, il 20 luglio, Medici e pazienti  discutono sui farmaci antidolorifici e oppioidi, a causa della dipendenza che innescano e degli effetti collaterali.  Potrebbero presto poter contare su un’alternativa più sana e naturale. Un nuovo studio della Duke University ha rivelato che un derivato dell’acido docosaesaenoico, ingrediente principale di molti integratori di olio di pesce, è in grado di lenire e prevenire il dolore neuropatico causato da lesioni del sistema sensoriale. Lo studio e’ stato descritto nei dettagli sulla rivista on line  ‘Annals of Neurology’.

Si tratta di un composto chiamato “neuroprotectina D1=protectina D1″ (NPD1=PD1) che non si limita ad alleviare il dolore ma e’ in grado anche di ridurre il gonfiore del nervo a seguito delle lesioni. Il suo effetto analgesico deriva dalla capacita’ del composto di inibire la produzione delle citochine e delle chemochine, piccole molecole di segnalazione che attirano macrofagi infiammatori alle cellule nervose.
Il NPD1=PD1 diminuisce il dolore neuropatico a dosi molto basse. I topi trattati sinora con questa terapia innovativa non hanno mostrato segni di dipendenza fisica o maggiore tolleranza verso il composto lipidico.


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