No Tav in Aspromonte
- Ruggero Calvano
Braccia incrociate, zappe rimaste nel capanno degli attrezzi e una folla urlante in maglietta rossa con l’effige del Che. Questo lo spettacolo mattutino di Khampusa City. Fa specie vedere i reclusi della colonia penale d’Aspromonte lanciare slogan che inneggiano alla rivoluzione. I miei fetenti prima di finire qui le folle le spianavano con i carri armati o, semplicemente, le fregavano con le democrazie finte. Mio malgrado, vista la loro consistenza, sono costretto ad ascoltare le ragioni della protesta, non ho né celerini né lacrimogeni da lanciargli contro. “Non permetteremo che le nostre montagne vengano sventrate dalle ruspe. La natura incontaminata dell’Aspromonte va preservata per le future generazioni”. “Lo Stato non può assumere decisioni che coinvolgono le periferie senza ascoltare le comunità locali”. “Chi stabilisce che andar più veloci sia meglio che vivere in armonia con l’ambiente”. “Noi ripuliremo gli antichi selciati delle montagne” urla uno. “Bisogna spostarsi a piedi, al massimo a cavallo” gli fa eco un altro. Uno dei fetenti, che vanta competenze scientifiche, sostiene che le gallerie sprigionano radioattività. Un altro dice che la maggior parte della popolazione si sposta di rado, l’alta velocità è un vantaggio solo per le classi abbienti che si spostano di continuo per concludere i loro affari. L’assenza di infrastrutture alla fine è diventata un vantaggio per la Calabria, questa terra è per il novanta per cento integra. Questo si deve sfruttare, la bellezza naturalistica, la cultura, il mistero di queste contrade. Questo è un posto unico nel cuore del Continente, è l’Africa dell’Europa. Distruggere un paradiso per rincorrere un’illusione di modernità che qui non porterà vantaggi concreti è da pazzi. Noi abbiamo ancora la lucidità per opporci a questo disegno, e lo faremo anche a costo della vita. Ho le lacrime agli occhi nel sentire questi discorsi. Lascio che tutti i fetenti dicano la loro. Ognuno espone argomenti sensati, e stupidi non sono se per anni hanno guidato nazioni o ricoperto incarichi di rilievo nella società, se hanno rubato sempre e solo miliardi e non polli. Quando a sera smettono di parlare, nei loro occhi c’è soddisfazione, per una volta stanno dalla parte del bene. Hanno abbracciato una giusta causa. Applaudo ai loro discorsi, sono commosso, sinceramente. Prendo la parola per chiudere la serata. “Stasera, visto che non avete lavorato andrete a letto senza cena. Domani salterete la colazione e non toccherete cibo, vino o fumo sino a quando non tornerete a spaccarvi la schiena. La Val di Susa è a duemila chilometri di distanza, in Piemonte non in Aspromonte. Non vi preoccupate che questo paradiso non ce lo verrà mai nessuno a sciupare e potrete continuare ad viaggiare a piedi o a cavallo .. come sempre”.